Lunedì 07 Dicembre 2020 00:00
Il mito della caverna di Platone è uno dei più conosciuti tra i miti o allegorie o metafore del filosofo ateniese. Il mito è raccontato all'inizio del libro settimo de La Repubblica (514 b – 520 a). Si tratta di uno dei testi universalmente riconosciuti come fondamentali per la storia del pensiero e della cultura occidentale. Si immaginino dei prigionieri incatenati alla nascita, nelle profondità di una caverna. Non solo le membra, ma anche testa e collo sono bloccati, in maniera che gli occhi dei malcapitati possano solo fissare il muro dinanzi a loro. Alle spalle dei prigionieri é stato acceso un fuoco e, tra il fuoco e i prigionieri, corre una strada dove è stato eretto un muro sul quale alcuni uomini portano vari oggetti, animali, piante e persone. L'ombra degli oggetti si proietta sul fondo della caverna attirando l'attenzione dei prigionieri. Se qualcuno degli uomini parlasse, l'eco nella caverna spingerebbe i prigionieri a pensare che la voce provenga dalle ombre che vedono passare ...
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Giovedì 03 Dicembre 2020 00:00
Lunedì 30 Novembre 2020 00:00
Metti in pratica la scelta vegan per 20 giorni! Riceverai una mail quotidiana con: Ricette: essere vegan non significa rinunciare alle proprie abitudini. Informazioni e curiosità sugli animali che consideriamo cibo. Consigli e testimonianze personali da parte di decine di persone di tutte le età che hanno fatto questa scelta da pochi mesi o da moltissimi anni. Omaggi: e-book, opuscoli e tanto altro. Vegan Discovery Tour!
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Mercoledì 25 Novembre 2020 00:00
(...) 8. Al seguito di costoro (scil. i sette saggi, Licurgo e altri) quanti in seguito si consacravano alla contemplazione della natura erano considerati e denominati sapienti, e tale appellativo restò in uso fino al tempo di Pitagora. Come scrive il discepolo di Platone Eraclide Pontico, che era un'erudito di prim'ordine, la tradizione vuole che Pitagora fosse giunto a Fliunte e avesse a lungo e dottamente dissertato di una serie di argomenti con Leonte, il locale tiranno. Questi, pieno di ammirazione per l'intelligenza e l'eloquenza del suo interlocutore, gli domandò quale fosse la scienza su cui faceva più assegnamento, ma da Pitagora si sentì rispondere che non era un conoscitore di nessuna scienza, ma era semmai un filosofo. Leonte allora, sorpreso dalla novità del termine, chiese chi mai i filosofi fossero e cosa li differenziasse da tutti gli altri.
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Sabato 21 Novembre 2020 00:00
Ha trascorso 26 anni in Africa senza mai imparare a leggere e scrivere, come moltissimi altri suoi concittadini del Mali, un paese completamente schiacciato dalla mancanza di scuole. Arriva in Italia, dunque, del tutto analfabeta; impara in pochissimo tempo le lettere e si diploma alla scuola serale, nel giugno 2020, con 7 di valutazione.
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Venerdì 20 Novembre 2020 00:00
Plutarco (46/48 d.C.-125/127 d.C.): vegetarianesimo “secondo natura” “Consideriamo senz’altro assurda la convinzione di quanti affermano che l’uso di mangiare carne abbia un’origine naturale. Che l’uomo non sia carnivoro per natura, è provato in primo luogo dalla sua struttura fisica. Il corpo umano infatti non ha affinità con alcuna creatura formata per mangiare la carne: non possiede becco ricurvo, né artigli affilati, né denti aguzzi, né viscere resistenti e umori caldi in grado di digerire e assimilare un pesante pasto a base di carne. Invece, proprio per la levigatezza dei denti, per le dimensioni ridotte della bocca, per la lingua molle e per la debolezza degli umori destinati alla digestione, la natura esclude la nostra disposizione a mangiare carne. Se però sei convinto di essere naturalmente predisposto a tale alimentazione, prova anzitutto a uccidere tu stesso l’animale che vuoi mangiare. Ma ammazzalo tu in persona, con le tue mani, senza ricorrere a un coltello, a un bastone o a una scure. Fa’ come i lupi, gli orsi e i leoni, che ammazzano da sé quanto mangiano: uccidi un bue a morsi o un porco con la bocca, oppure dilania un agnello o una lepre, e divorali dopo averli aggrediti mentre sono ancora vivi, come fanno le bestie. Ma se aspetti che il tuo cibo sia morto e la vita presente in quelle creature ti fa vergognare di goderne la carne, perché continui a mangiare contro natura gli esseri dotati di vita? Eppure, neanche quando l’animale è morto lo si potrebbe mangiare così come si trova, ma si lessa, si arrostisce, si modifica la sua carne per mezzo del fuoco e delle spezie, alterando, trasformando e mitigando con innumerevoli condimenti il sapore del sangue, affinché il senso del gusto, tratto in inganno, possa accettare quanto gli è estraneo”. (Plutarco, Del mangiare carne, in Id., Del mangiare carne. Trattati sugli animali, Adelphi, Milano, 2001, pp. 60-61)
Mercoledì 28 Ottobre 2020 00:00
Benché mammiferi e uccelli siano unanimemente considerati le creature più intelligenti, si va imponendo una diversa, sorprendente, evidenza: da un ramo dell'albero della vita assai distante dal nostro è nata una forma di intelligenza superiore, i cefalopodi – ossia calamari, seppie e soprattutto polpi. In cattività, i polpi sono in grado di distinguere l'uno dall'altro i loro guardiani, di compiere scorrerie notturne nelle vasche vicine per procurarsi del cibo, di spegnere le luci lanciando getti d'acqua sulle lampadine, di mettere in atto ardite evasioni. Com'è possibile che una creatura tanto dotata abbia seguito una linea evolutiva così radicalmente lontana dalla nostra? Il fatto è – ci rivela Peter Godfrey-Smith, indiscussa autorità in materia e appassionato osservatore sul campo – che i cefalopodi sono un'isola di complessità mentale nel mare degli invertebrati, un esperimento indipendente nell'evoluzione di grandi cervelli e comportamenti complessi. È probabile, insomma, che il contatto con i polpi sia quanto di più vicino all'incontro con un alieno intelligente ci possa mai capitare. Ma Godfrey-Smith tocca in questo libro un altro punto capitale: nel momento in cui siamo costretti ad attribuire un'attività mentale e una qualche forma di coscienza ad animali ben distanti da noi nell'albero della vita, dobbiamo anche ammettere di non avere certezze su che cosa sia la nostra coscienza di umani. E forse questa via è una delle migliori per arrivare a capirlo.
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Lunedì 26 Ottobre 2020 00:00
L’alimentazione, com'è noto, oltre a provvedere al soddisfacimento del bisogno fisiologico della fame, è carica di valenze psicologiche. Essendo il cibo il primo rapporto che il bambino ha con il mondo, particolarmente studiata è stata la modalità con la quale il neonato viene alimentato. Così, per Winnicott, l’allattamento al seno rappresenta la prima forma di comunicazione in grado di condizionare le successive esperienze comunicative e relazionali. Non si tratta semplicemente di offrire del latte ma di creare un legame. Un valido esempio è offerto dal famoso esperimento di Harlow con le piccole scimmie Rhesus.
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Sabato 24 Ottobre 2020 00:00
Martedì 20 Ottobre 2020 00:00
Un anno fa usciva L’uomo dei Fiori e lo presentavo per la prima volta in quella meravigliosa cornice che è il Teatro sul mare dell’Abbraccio di Lavinio.
Fatico ancora a dire “il mio libro”. In effetti non è ‘mio’ ma ‘suo’. E’ un periodo della sua vita riportato in evidenza con l’aggiunta di particolari inediti e storici: un privilegio scriverlo. Continuerò a cercare un modo per far conoscere il Dr Edward Bach - e il metodo da lui scoperto - cosa che del resto fanno tutti i BFRP nel mondo, ognuno coi propri mezzi e attitudini.
Torniamo però al progetto precedente, la fiction di cui avevo lasciato un sospeso; eravamo alla richiesta di un parere professionale, arrivato in effetti a metà dell'estate ...
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