Se un cane vale più di un bimbo
di Maria Volpe
E’ un po’ che lo penso, ma avevo paura a dirlo. Sì perché nel mondo di oggi suona quasi come una profanazione. Poi, qualche giorno fa, sul Corriere della Sera, in prima pagina, ho visto un titolo “Pensiamo più ai cani che ai bambini”, un’intervista di Gian Antonio Stella a Laura Girotto, una suora che da 18 anni lavora in Etiopia. E ho avuto un sussulto. Ma allora non sono matta io! Vi prego, leggetelo. La verità è che una persona come Laura, che da anni ha a che fare con l’essenzialità della vita, quando torna in Italia e si guarda attorno, vede cose che la scandalizzano. E viva Dio che c’è chi ancora si scandalizza, grida la sua indignazione e ci costringe a riflettere. Io vivo a Milano e da qualche tempo ormai ho la netta sensazione che in questa città, (forse anche altrove, me lo direte voi) ci sia più attenzione, rispetto e amore per gli animali che per bambini e anziani.
Provate a entrare in un bar con un passeggino gemellare – come è capitato a me – e notate la reazione delle persone: fastidio, sopportazione, maleducazione. Provate poi a entrare con una carrozzella ingombrante con una persona anziana, e disabile. Osservate bene le reazioni: fastidio, sopportazione, maleducazione. Infine un’ultima prova: entrate con un cane, piccolo o grande che sia: sentirete gridolini di felicità incontrollata. Provate ad andare al mercato (con lo stesso passeggino e la stessa carrozzella di cui sopra) e osservate che succede. Qualche mese fa, in via san marco, mentre facevo la spesa, sfinita, tra sacchetti pesanti e biberon, un uomo mi ha urlato: “Eh certo che se veniamo al mercato anche con il passeggino …”. (per la cronaca, la mia risposta è stata molto volgare, qui non riportabile). L’elenco potrebbe continuare ad libitum …. Viceversa i negozi, ristoranti, mercati sono pieni di cani e gatti. Evidentemente non esiste più quella vecchia norma di educazione - per anni condivisa dalla società civile – per cui gli animali non si impongono ad altre persone, specie in ambienti pubblici perché c’è chi potrebbe non gradire, chi potrebbe aver paura, essere allergico e quant’altro. Ma provate voi a ribellarvi se entrate in un ristorante e al tavolo di fianco al vostro, c’è un cane: rischiate il linciaggio. Bene, se a tutto questo si aggiungono le considerazioni di suor Laura riguardo l’aspetto consumistico legato agli animali, il cerchio si chiude. Perché davvero non è solo un fatto di educazione, e quindi formale, (questo forse riuscirei a superarlo) è soprattutto una questione di sostanza, di approccio alle cose, di valori (se va bene capovolti, se va male spariti). Come dice Laura: “E’ questa sproporzione che mi indigna”. Penso che gli animali si debbano amare , non rendere pupazzi simil umani. So di essere impopolare e antica, ma questo è il mio pensiero. E chiariamo: il mio non è affatto disamore per gli animali. E’ desiderio di priorità. Lo stesso amore, rispetto, attenzione, solidarietà, cura, generosità, tolleranza, disponibilità che la società oggi ha per gli animali, li vorrei per bimbi e anziani. Anzi no, ne vorrei di più per bimbi e anziani. (P.S. per favore l’unico commento che vi chiedo di non fare è: “gli animali sono spesso meglio di certi uomini”…. vi prego, questo no)
Questo é un articolo della scorsa settimana tratto da La 27° ora, uno spazio dedicato alle donne su corriere on line. Lo sfogo di questa Signora che si sente a Milano meno considerata di un cane – lei e i suoi bimbi gemelli - mi ha dato da pensare su un paio di argomenti che vorrei condividere.
Diciamo subito che i cani e i gatti se ne fregano del cibo, delle preparazioni, dei giocattoli, dei cappottini e di tutte le varie cose che gli umani confezionano per loro all’unico scopo di guadagnarci e non certo di fare loro del bene.
Detto questo è sul passaggio “gli animali non si impongono alle altre persone” che io trovo l’elemento centrale della questione: sino a che ci sarà qualcuno che la penserà come la Signora, ci sarà qualcun’altro che alla stessa stregua riterrà di poter dire che anche “i bambini non si impongono alle altre persone”. La questione di sostanza cui la Signora fa riferimento è infatti di altro genere e si tratta secondo me di non sentirsi superiori a nessuno – regno umano, animale, vegetale, minerale - tantomeno di pretendere che le nostre priorità siano “le priorità”. Non c’è nessun diritto di precedenza tra l’essere un bambino, un anziano o un cane se li pensiamo appartenenti a tre categorie deboli e indifese: solo per questa ragione andrebbero protetti, perché un fragile si tutela e basta, e non perché appartiene ad un genere piuttosto che a un altro.
A partire dalla comprensione di questo semplice ma basilare concetto non c’è più bisogno sapere a chi dare di più o di meno, perché non essendoci più distinzione "si da lo stesso” ad ogni essere ritenuto bisognoso. Sino a che la Signora non modificherà il suo modo di imporsi ritenendosi al di sopra -per l’uno, l'altro o l’altro valido motivo - troverà sempre che anche altri si imporranno allo stesso modo su di lei.
Trovo invece più comprensibile un momento di scoraggiamento della suora alla ricerca di fondi per l’Africa, ma nemmeno la religiosa se la può prendere con gli animali: se la prenda col mercato, con le multinazionali, con la Fao, con chi vuole lei, ma non con gli animali! Gli animali la voce non ce l’hanno, tanto è vero che continuiamo a mangiarceli ...
Se c’è una sproporzione evidente oggi è l'inutile, infruttifera e quanto mai semplice esaltazione dell’ego di chi pretende di avere sempre di più di qualcun'altro.
PS Ad un corso della Lega del Latte di qualche anno fa, una mamma riferì che le venne rivolta questa affermazione: "Signora! Non può allattare in pubblico: é indecente". Il senso personale della decenza e del rispetto a questo mondo é quanto mai vario ... ciò non significa che sia quello corretto.