La favola di Igino
Favola 220 attribuita all’astronomo Hyginus, I secolo
La «Cura», mentre stava attraversando un fiume, vede del fango cretoso; pensierosa, ne raccoglie un po’ e incomincia a dargli forma. Mentre è intenta a stabilire che cosa avesse fatto, interviene Giove. La «Cura» lo prega di infondere lo spirito a quello che aveva appena formato. Giove acconsente volentieri. Ma quando «Cura» pretende di imporre il suo nome a ciò che ave- va formato, Giove glielo proibisce e pretende che fosse imposto il proprio nome. Mentre la «Cura» e Giove disputavano sul nome da dare, interviene anche la Terra, reclamando che a ciò che era stato formato fosse imposto il proprio nome, perché gli aveva dato una parte del proprio corpo. I disputanti elessero cosi' Saturno a giudice, ed egli comunicò la seguente equa decisione: «Tu, Giove, poiché hai dato lo spirito, alla morte riceverai lo spirito; tu, Terra, poiché hai dato il corpo, riceverai il corpo. Ma poiché fu la Cura che per prima diede forma a questo essere, fintanto che esso vivrà lo possiederà la Cura. Poiché però la controversia riguarda il suo nome, si chiami homo poiché è fatto di humus (suolo da cui proviene, e cioè un composto).