La favola di Igino
Favola 220 attribuita all’astronomo Hyginus, I secolo
La «Cura», mentre stava attraversando un fiume, vede del fango cretoso; pensierosa, ne raccoglie un po’ e incomincia a dargli forma. Mentre è intenta a stabilire che cosa avesse fatto, interviene Giove. La «Cura» lo prega di infondere lo spirito a quello che aveva appena formato. Giove acconsente volentieri. Ma quando «Cura» pretende di imporre il suo nome a ciò che ave- va formato, Giove glielo proibisce e pretende che fosse imposto il proprio nome. Mentre la «Cura» e Giove disputavano sul nome da dare, interviene anche la Terra, reclamando che a ciò che era stato formato fosse imposto il proprio nome, perché gli aveva dato una parte del proprio corpo. I disputanti elessero cosi' Saturno a giudice, ed egli comunicò la seguente equa decisione: «Tu, Giove, poiché hai dato lo spirito, alla morte riceverai lo spirito; tu, Terra, poiché hai dato il corpo, riceverai il corpo. Ma poiché fu la Cura che per prima diede forma a questo essere, fintanto che esso vivrà lo possiederà la Cura. Poiché però la controversia riguarda il suo nome, si chiami homo poiché è fatto di humus (suolo da cui proviene, e cioè un composto).
Nota:
vi anticipo che, mentre preparo gli ultimi due esami di gennaio, sto lavorando a un'idea, una specie di pazza prosecuzione sul sentiero delle grandi teorie di due immensi filosofi del passato. Chissà, vedremo. Però sia chiaro da subito che se quest'idea dovesse avere un qualche tipo di merito, non é dovuto a me: sto sulle spalle dei giganti! e ho fatto solo quello che m'ha insegnato il Dottor Bach, vale a dire "associare". Il resto viene da sé.