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di Valeria Ballarati

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Home I miei pensieri filosofici ...
Filosofia

Il tempo che ci resta

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Oggi vi propongo una sfida, lo so.

Ma ne varrà la pena, se avete abbastanza pazienza.

Ho trascritto, riassumendo, un gran bel video che si trova on line, é del Prof. Bancalari. L'ho fatto perché l'ho trovato utile. Non vi fate spaventare dai termini, é tutto piuttosto comprensibile, specie nella parte dove parla di noi, che siamo ESSERI e invece ci consideriamo ENTI (come delle cose) finendo così per vivere una via inautentica, che non é la nostra.

La vita inautentica é dove non decidiamo noi cosa ci va o non ci va bene, cosa dobbiamo o non dobbiamo fare, ma ci adattiamo alle convenzioni: "si fa così, si é sempre fatto così". Ecco, questo SI impersonale non é quello scegliamo noi ma é quello che va bene ad altri che vorrebbero decidere al posto nostro. E allora per provare a capire il meccanismo vi invito a guardare il video tenendo il riassunto davanti, così da comprendere meglio quanto spiegato benissimo dal caro Professore. E' ora di riappropriarsi del proprio tempo: il tempo che ci resta.

V.

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Tutto é bene quel che finisce bene

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Quanto tempo è passato dall’ultima chiacchierata con voi.

Era l’estate scorsa, cadeva il Governo ‘dei migliori’ e ne parlai brevemente … mi vien da pensare che quello odierno non é che sia meglio ma, per un momento, vedendo un cambio nuovo al vertice - una donna - ci avevo quasi sperato. Noi Esseri femminili abbiamo solitamente uno sguardo diverso: come dice la Filosofa Nussbaum “l’intelligenza delle emozioni” che purtroppo qui risulta abbondantemente nascosta sotto la retorica del linguaggio politico, di cui la nostra Presidente è davvero maestra. Un esempio?

Mandiamo armi ma siamo per la pace: "Stop a invio di armi? Non avremmo la pace".  

Ma non parliamo di cose tristi. Parliamo di cose belle!

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Reputazione o saggezza?

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Da: Leopoldo Salmaso  A: giorgio.parisi

Oggetto: "Quarta dose, lo spot con il premio Nobel Giorgio Parisi"

Data: 27 luglio 2022 18:44:12


Egregio Professore,

prendo atto di codesta Sua plateale dimostrazione di come ridurre l'argomento forse più complesso della biologia, la manipolazione genetica, in un concentrato di incompetenza e falsità. (Rif: https://www.youtube.com/watch?v=r-15G5IR0N4).

Dispiace codesta Sua caduta dalle stelle del Nobel alle stalle dello scaduto ministero della malattia.

Io non vanto un IF pari al Suo, ma mi metto umilmente a Sua disposizione per illustrarLe i fondamenti della Micro-ecologia e dell’Immunologia. Sono certo che un uomo di Scienza (non di $cienzah) come Lei troverà motivi fondati per coltivare il dubbio di essere stato strumentalizzato oltre ogni Sua pessima immaginazione.


Leopoldo Salmaso, Medico Chirurgo

Specialista in Malattie Infettive e Tropicali

Specialista in Sanità Pubblica  (Italia e Tanzania)


 

Commento:

(...) per esaminare che cosa intendeva dire l'oracolo si doveva dunque andare da tutti coloro che erano reputati in qualche misura sapienti. E per il cane, Ateniesi - perchè a voi bisogna dire la verità - mi successe una cosa di questo tipo: mi sembrò che coloro che godevano della migliore reputazione fossero quasi completamente inadeguati, mentre altri che sembravano di minor valore fossero in una condizione migliore quanto a saggezza.

Apologia di Socrate, 22-a 

Platone

 

Farsi avanti degli eterni

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E’ successa una cosa veramente strana. Sono stata in vacanza a Ventotene per qualche giorno e ho conosciuto persone diverse, tra loro Claudio e Stefania, di Venezia, coi quali abbiamo chiacchierato di Filosofia essendo entrambi insegnanti e lui Laureato in Filosofia. A un certo punto del discorso mi sono sentita di parlare dell’eresia che penso, e cioè che Parmenide ed Eraclito (secondo me) dicevano in realtà la stessa cosa, laddove tradizionalmente le loro teorie sono ritenute opposte. Lui resta per un attimo in silenzio. Per tutta risposta mi dice: ti manderò un video, c’è una persona che devi ascoltare. 

Il video è arrivato. E’ del grande Emanuele Severino. Ho trascritto sotto le sue parole.


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Perì hermeneias

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Come promesso oggi prenderò il coraggio a due mani ed esporrò un pensiero che, prima di tutto mi auguro non sia sbagliato e, secondariamente, spero possa essere di un qualche tipo di interesse.

Quando studiavo per l’esame ho speso due giorni nel tentativo di comprenderne meglio il senso. Mi ha dato molto da pensare.

Si tratta dell'antico e importante Trattato sulle parti del discorso e il rapporto del linguaggio col mondo, il Perì hermeneias di Aristotile, più noto come De interpretatione, parte dell'opera che vedete a fianco. Il passo è questo:

“Diciamo pertanto che ciò che si dà nella voce è costituito di simboli delle affezioni che si danno nell’anima, e le notazioni scritte sono simboli di ciò che si dà nella voce. E come le lettere scritte non sono le medesime per tutti, così neppure le voci pronunciate sono le medesime per tutti; ciò, tuttavia, di cui queste sono in primo luogo segni, sono per tutti le medesime affezioni dell’anima, e ciò di cui queste sono immagini, sono cose che sono già esse stesse le medesime.”

Che vor dì? Fàmola facile:

c’è qualcosa nel parlato degli individui che è contrassegno di ciò che succede nell’anima, e che ugualmente le lettere scritte esprimono al pari della voce. Ma le lettere scritte non sono uguali per tutti (tanti alfabeti diversi) e neanche le voci sono uguali per tutti (tante pronunce, tante lingue); solo ciò di cui sono indice sono le stesse per tutti, e ciò di cui sono immagine sono le stesse cose per tutti. Capito?

Ci vien detto che le affezioni dell’anima sono le stesse per tutti, universali. E le cose che sono nell’anima sono anche immagini di qualcosa di universale. Mentre le voci e le lettere no, cambiano. Aristotile sta dicendo che c’è un momento variabile nel linguaggio ma c’è un momento universale nell’anima: sono due dimensioni. E allora la domanda è:  

Che cosa si dà nella voce?

Cosa sono queste affezioni dell’anima uguali per tutti?


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