Nel Tibet gli animali non vengono coccolati né resi schiavi; sono creature che devono servire ad un utile scopo, creature aventi i loro diritti, proprio come gli esseri umani. Secondo la religione buddista, tutti gli animali, tutti gli esseri viventi, invero, hanno un'anima e rinascono sulla terra attraverso stadi successivi sempre più elevati.
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Nelle lamaserie e nei templi, alcuni monaci si dedicavano esclusivamente alle preghiere in favore degli animali.
I nostri preti avevano inoltre il compito di intercedere per i cavalli, prima di un lungo viaggio; le loro preghiere dovevano evitare che i cavalli si stancassero troppo. Sempre per questo motivo i notri cavalli non venivano mai utilizzati per due giorni di seguito. Dopo che un cavallo era stato montato per un giorno doveva riposare il giorno seguente. La stessa norma si applicava agli animali da tiro. E tutte le bestie lo sapevano.
Se per caso si decideva di sellare un determinato cavallo ch'era già stato montato il giorno prima, l'animale si irrigidiva e si rifiutava di muoversi. Non appena gli veniva tolta la sella si voltava scuotendo la testa come per dire: "Bè, mi fa piacere che si sia posto riparo all'ingiustizia!" Il comportamento degli asini era ancora peggiore. Aspettavano di essere stati caricati poi si getatvano a terra e tentavano di rotolarsi sul carico ...
Tratto da Il Terzo Occhio, di Lobsang Rampa