E.coli, la causa dell'infezione non è il metodo di coltivazione
39 persone decedute a causa dell’infezione da Escherichia coli scoppiata in Germania. È il dato diffuso ieri dalle autorità sanitarie europee. A distanza di più di un mese dalle prime evidenze, restano non spiegati molti aspetti relativi alla genesi di un caso che ha determinato paura, calo dei consumi, perdita di reddito da parte degli agricoltori, contraccolpi sull’affidabilità delle istituzioni preposte alla tutela della salute e che ha investito il biologico a causa dell’individuazione del focolaio in un’azienda del settore.
Nell’incertezza che colpevolmente continua a circondare la vicenda, abbiamo chiari alcuni elementi di fondo:
- dietro l'infezione ci sono pratiche di processing e non agricole (la contaminazione non è avvenuta in un'azienda agricola, ma in un'azienda di trasformazione, quindi la causa dell'infezione non è il metodo di coltivazione);
- il metodo biologico prevede il ricorso a fertilizzanti organici compostati che abbattono termicamente la carica di microrganismi patogeni e che sono fondamentali per garantire fertilità ai terreni;
- la questione vera su cui ci dobbiamo interrogarci è come sia possibile un'evoluzione dell'Escherichia coli in forme così virulente.
È infatti noto che gli inquinamenti dei prodotti alimentari da Escherichia coli sono sempre avvenuti in assenza di corrette norme sanitarie. La novità sta nel fatto che questa variante di E.coli sia impossibile da curare. Una difficoltà dovuta al diffuso abuso di antibiotici nella terapia umana e nella zootecnia intensiva (anche a fini preventivi) , che genera resistenza e quindi inefficacia dei trattamenti. Proprio per questo diventa ogni giorno più urgente cambiare il modello zootecnico dominante a favore di modelli di allevamento più sostenibili. E anche in questo caso l'agricoltura biologica rappresenta un modello paradigmatico di come si possa allevare in armonia con natura, benessere animale e sicurezza alimentare.
dalla newsletter Il Mangiabio