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di Valeria Ballarati

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Ercolano dice basta al racket

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Oggi Ercolano ha detto: indietro non si torna”. Con queste parole, Ercolano oggi ha celebrato il giorno del coraggio. Il comune napoletano, martoriato come tutte le città del sud dalla piaga del pizzo, oggi ha abbassato le saracinesche in segno di solidarietà verso i 25 commercianti che lo scorso luglio dissero basta, denunciando e facendo arrestare i loro estorsori. Quei commercianti che trovarono la forza di ribellarsi ai sodalizi criminali e che dovranno testimoniare al processo che inizierà il 3 marzo, da oggi sanno di essere meno soli.

C’era anche Tano Grasso, il presidente onorario della Federazione Antiracket Italiana e l'imprenditrice anticamorra Silvana Fucito, oltre a varie personalità politiche, tra cui il sindaco di Ercolano, Vincenzo Strazzullo (Pd), alla grande manifestazione di oggi, resa necessaria per dare un segnale ai malavitosi che la gente comune è stanca e vuole rialzare la testa. Ercolano non ha risolto certo tutti i problemi del racket, dopo quell’atto coraggioso del luglio scorso, che portò all’arresto di 41 persone. Nei mesi successivi, la lotta al racket è proseguita senza sosta. Come a novembre, quando l’operazione “Andate in pace” ha fatto scattare le manette per 15 persone, tra cui anche una donna, che chiedevano il pizzo perfino ai preti. L’ultimo, in ordine di tempo, è del 6 febbraio di quest’anno: a finire in manette è Salvatore Asile, 35 anni, ritenuto dagli inquirenti vicino al clan Ascione-Papale.

“Il senso di oggi – commenta Tano Grasso ad un discreto numero di giornalisti presenti – è far sentire dentro la città i clan come un corpo estraneo. Far sentire loro la ripulsa della comunità a questo tipo di presenza. Ed ai colleghi che chiudono il negozio per un’ora, io dico: quell’ora di lavoro che si perde, te ne fa guadagnare almeno diecimila, perché ti libera dal condizionamento mafioso. Noi siamo con i venticinque commercianti, ben 25, il numero più alto in Italia, che si sono costituiti parte civile. Anche Alfredo Mantovano, sottosegretario degli Interni, ostenta ottimismo: “La giornata di oggi è ancora più importante del processo che si aprirà lunedì prossimo perché è il segnale di una fiducia che viene dalle forze sane ed economiche del territorio ed è la dimostrazione che questa è una guerra che si può e si deve vincere. La lotta al racket – aggiunge – non può essere solo repressione, che comunque ci deve essere, ma riesce se c'è una reazione civile, una riscossa diffusa che fa capire che resistere al racket è sempre meno un atto eroico ed è sempre più un atto di civile convenienza, nel senso che solo uno stupido può pagare il pizzo”.

E mentre la manifestazione si svolgeva tra una cittadinanza esultante, poco distante i Carabinieri del Comando Tutela Ambiente, congiuntamente con i reparti provinciali di Napoli, Firenze, Prato, Caserta e Forlì-Cesena, stroncavano un illecito traffico di “pezze” gestito dal clan Ascione-Iacomino di Ercolano: partendo dal comune napoletano “riciclavano” rifiuti tessili portandoli a Prato, in Toscana, da cui ripartivano verso altre città senza alcun trattamento, mentre la normativa vigente prevede che siano ripuliti e disinfettati. Un giro di affari di decine di milioni di euro. Un altro duro colpo ai clan. La lotta continua.

 

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