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di Valeria Ballarati

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Home Anti Mafia I Comuni si costituiscono parte civile nei processi per mafia

I Comuni si costituiscono parte civile nei processi per mafia

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La mozione di Anci Giovani
Scritto da Erica Balduzzi il 23 giugno 2011 in Società

Con la mozione, ANCI Giovani chiede ai comuni italiani impegni concreti: lotta agli abusivismi, trasparenza e percorsi di sensibilizzazione
Una lotta, quella contro la criminalità organizzata, difficile da combattere. Ma per la quale sempre più spesso scendono in campo i giovani, quei giovani che vogliono dare segnali forti e gridare un ‘no’ deciso alla logica mafiosa, che credono in un cambiamento e tentano di promuoverlo. E proprio in quest’ottica si inserisce la mozione di costituzione di parte civile, per i comuni italiani, nei processi per mafia, promossa da Anci Giovani (associazione che riunisce gli amministratori comunali d’Italia al di sotto dei 35 anni) e presentata ufficialmente ieri a Palermo. I giovani amministratori hanno anche chiesto ai comuni del nostro Paese – senza distinzione tra nord e sud – di assumere un’agenda di iniziative e disposizioni concrete che si ispirino ai principi della trasparenza e della legalità.

Da qui, i risarcimenti per i danni subiti dalle vittime del racket, la richiesta di trasparenza amministrativa e l’attivazione di percorsi di sensibilizzazione nelle scuole con incontri e campagne che favoriscano la creazione di una solida coscienza civile anche tra i giovanissimi, oppure la costituzione di un reparto speciale all’interno della polizia municipale per il contrasto ad ogni forma di abusivismo, lavoro nero, spaccio di droga e sfruttamento della prostituzione:

attività e campi che rappresentano per la mafia serbatoi di soldi e manovalanza (come nel caso dei fenomeni di caporalato o di abusivismo commerciale ed edilizio) e dove i suoi tentacoli sono più forti. «La criminalità organizzata - ha spiegato Flavio Zanonato, vicepresidente dell’ANCI con delega alla sicurezza - non è solo un fenomeno del Mezzogiorno, ma è ormai diffusa in ogni regione, con caratteristiche parzialmente differenti ma con eguale pericolosità. Per questo motivo credo che anche al Nord adotteremo iniziative simili a questa: in questo modo si potranno avere più controlli nel settore strategico degli appalti».

L’idea di estendere a livello nazionale la mozione di costituzione di parte civile per i Comuni nei processi per mafia – già adottata dal comune di Palermo - era stata lanciata nel 2010 durante l’assemblea di Taormina di ANCI Giovani ed aveva trovato l’adesione anche di ANCI, che aveva scelto di schierare apertamente in campo i Comuni nella lotta alla criminalità organizzata. «Quando lo scorso anno abbiamo lanciato l’iniziativa - ha spiegato Giacomo D'Arrigo, coordinatore nazionale di ANCI Giovane - proprio i più giovani fra gli amministratori locali si sono incaricati di fare in modo che i loro Comuni si impegnassero con un atto formale, non soltanto ad enunciare ma anche ad opporsi alla criminalità organizzata».

Ad oggi sono 140 i Comuni italiani che hanno già sottoscritto la mozione - non solo capoluoghi meridionali come Agrigento, Palermo, Messina, Napoli o Caserta, ma anche città del centro-nord come Roma, Perugia, Terni, Pavia, Padova e Verona – e altre 300 amministrazioni hanno avviato la procedura necessaria per adottarla in un prossimo futuro. «Penso – ha aggiunto D’Arrigo - che il valore di impegno che proprio i più giovani mettono nell'opporsi alla mafia sia da esempio per le comunità che si è chiamati ad amministrare: chi ha una responsabilità pubblica deve essere di esempio per i propri concittadini. Ed è ora che questa guerra sia condotta da tutti, ad ogni livello». Un parere condiviso anche dall’assessore regionale alle autonomie locali Caterina Chinnici, che ha visto nell’attenzione dei giovani amministratori sul tema della legalità un segno positivo, un «sentimento diventato più forte dopo le stragi del 1992, quando questi giovani amministratori erano bambini, un risveglio delle coscienze auspicato 30 anni fa da mio padre (il magistrato palermitano Rocco Chinnici ucciso dalla mafia il 29 luglio 1983, ndr) e poi dai giudici Falcone e Borsellino. E’ importante che chi lavora sul territorio si adoperi  perché l’affermazione di questi valori diventi la quotidianità».

Fonte
www.dirittodicritica.com