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di Valeria Ballarati

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La notte di S.Lorenzo

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Questa notte è la notte di S.Lorenzo, la notte delle stelle cadenti, e tra quelle stelline c’è anche la mia.
E’ ancora doloroso parlare di questa parte della mia vita e quindi … non lo farò. Lascerò che a farlo sia il testo più in basso, scritto da me due anni fa, in occasione dell’anniversario della sua morte.
Il mio tatuaggio ricorda quei giorni: un cuore capace di volare in cielo e una rondinella, la sua sorellina Angelica, che non voleva lasciarlo andare. A settembre saranno quattro anni.


 

Ricordando Lorenzo

Sono già passati due anni ma è come se fosse ieri.
Dalla morte di Lorenzo una parte di me ha continuato a vivere nel presente riconoscendo lo scorrere dei giorni, dei mesi, delle stagioni; un’altra parte invece, la più profonda, si è fermata fissandosi immobile su quel giorno. Quando morì aveva sette mesi e io lo avvertii.
Ad un tratto mi prese una sensazione enorme di smarrimento, mi fermai e niente aveva più senso. Stavo facendo un lavoro manuale in negozio, mettevo i prezzi sui barattoli dei legumi e ricordo di aver pensato “Oddio ma cosa succede? Che cosa sto facendo?” Guardai l’ora: le sei e venti di pomeriggio. Avevo guardato l’orologio alla ricerca di un riferimento, di qualcosa che spiegasse l’improvvisa incredulità, lo smarrimento, la percezione di pace seguente. Più in là realizzai che come una trasmittente ricevevo le sue sensazioni, partecipando all’avvenimento che lo portava via.
Le madri e i bambini che vivono in simbiosi sviluppano la facoltà di comunicare senza l’uso delle parole: lo svegliarsi appena prima del suo risveglio per la poppata notturna, il capire al volo se il suo pianto è dovuto ad un mal di pancia, bisogno di essere preso in braccio o semplicemente fame.
Purtroppo non eravamo vicini ed io, fisicamente distante, sottovalutai l’episodio e non realizzai che aveva bisogno di me; con una sensazione così netta e lui vicino mi sarei precipitata a vederlo e invece a distanza non capii che lo riguardava.
Un’ora e mezza dopo ero in ospedale. La Dottoressa disse che avevano fatto il possibile, che ogni medico disponibile era sceso in pronto soccorso ma il suo cuoricino non aveva mai ripreso a battere.

Come il Piccolo Principe... cadde, non fece nemmeno rumore sulla sabbia.


Le morti bianche per la scienza sono inspiegabili.
Ci sono diverse teorie al riguardo ma nessuna supportata dall’evidenza scientifica. Non c’è nessuno studio serio e così ogni anno più di 3000 neonati e bambini al di sotto dei tre anni di vita ritornano da dove sono venuti in silenzio, senza una ragione, senza fare notizia.
Dall’autopsia non emersero elementi importanti salvo un ingrossamento del cuore che però non era la causa della morte; dato che nessuno sapeva dirmi il perché ho cercato autonomamente una spiegazione medica trovando una serie di fattori concomitanti che verosimilmente potrebbero aver portato il suo fisico a cedere: una mancanza di magnesio alla base, di calcio in seguito e probabilmente una associata intolleranza alimentare che ha indebolito il suo sistema immunitario.
La mia idea è che la madre trasmetta geneticamente al figlio le carenze di entrambi i genitori, così come avviene per il colore degli occhi e i tratti somatici; deficit gravi in un organismo in crescita, in coincidenza di aumentati fabbisogni proprio in relazione alle fasi della crescita, in associazione a problemi alimentari risulterebbero fatali. Non so se sia davvero così, è solo la mia idea.
Lorenzo arrivò inaspettato.
C’era certamente molto amore nell’aria e io suppongo che lui lo avvertì decidendo che questa famiglia faceva al caso suo, per questo passaggio terreno. E’ stato molto amato. Da me, da Dino che era così fiero di lui, da Angelica che lo adorava. Non lo lasciava tranquillo un attimo: lo baciava, lo accarezzava, gli stava sempre intorno, lo coinvolgeva nei giochi (e lui non capiva ma rideva); quando riuscivo a farlo addormentare lo svegliava di nascosto ed io mi arrabbiavo moltissimo con lei. Adesso mi capita di pensare se non fosse stato il suo piccolo “sesto senso” a dirle qualcosa a proposito dei pericoli nel sonno. Anche oggi nel cuore di Angelica Lorenzo ha un posto speciale, direi fisico.
Abbiamo tutti avuto momenti di disperazione ed è proprio in questi che lui si è manifestato, in un sogno o in un alito di vento che faceva tintinnare le foglie di un pioppo, nel volo apparentemente senza direzione di alcune farfalle bianche.
Una volta accadde un episodio bellissimo.
L’anno prima che morisse Lorenzo morì un altro piccolino, Tiziano.
La sua tomba si trova vicino all’ingresso principale del cimitero di Anzio e con la sua mamma ci siamo conosciute e ogni tanto abbiamo scambiato qualche parola, lì al cimitero. Era solita tenere indosso il ciuccio del suo bambino e non si sa come, l’aveva perduto da qualche giorno. Una mattina sua sorella le racconta di aver sognato Tiziano quella notte: “per favore zia, dì alla mamma di non cercare più il ciuccio perché l’ho preso io e l’ho dato a Lorenzo che è piccolo, ha bisogno di ciucciare!”  Il ciuccio non riapparve e noi pensammo al fatto come ad un collegamento tra terra e cielo.
Lorenzo è in un altro posto, io ne sono certa.
Quando dico che è altrove non mi aggrappo alla religione come mezzo di sostentamento nel quotidiano ma credo fermamente che ”un altro posto” ci sia, che la vita e la morte siano tutt’uno e che morire non sia la fine di ogni cosa così come viene percepito in questa società. Pensavo la vita in questi termini già prima della morte del bambino.
Non sono arrabbiata. A volte sono un po’giù perché non è qui, ma non ce l’ho con qualcuno o con Dio o con il mondo intero; non mi sono mai detta “ma perché a me?”. Chi mi conosce da più tempo dice che rispetto a prima ho solo un’espressione più spenta. Faccio quello che posso! Tento di accogliere la sofferenza e poi lasciarla andare: a volte mi riesce, a volte no.
Credo nel destino di un essere. Cose più grandi di noi. A volte siamo strumenti inconsapevoli, mezzi attraverso i quali talune cose si compiono seguendo ciò che era già stato disegnato per loro. Oppure i destini si compiono sulla strada intrapresa per evitarli.
Lorenzo era bellissimo e molto sereno. Per qualche ragione sembrava un adulto racchiuso in un corpo da bambino: appariva consapevole, viveva la sua dimensione con curiosità ed apertura. Sorrideva a chiunque, bastava mostrare interesse per lui e ricambiava spalancando questo sorriso meraviglioso. Aveva gli occhi azzurri come mio padre, una gioia. Sino a dieci giorni prima era sempre stato con me, per via dell’allattamento al seno.

Un giorno una Signora mi disse che era stato un privilegio tenerlo in braccio: questa frase mi commuove perché mi sembra che la Signora abbia colto il senso. In questi due anni il dolore e la lontananza mi hanno fatto riflettere e credo di aver recepito un messaggio di speranza che vorrei condividere con Voi.  La morte non fa paura e non è la fine di tutto.  Loro non ci lasciano. Anche nell’altro posto sono vicini e se ci vedono in difficoltà piccoli messaggi possono giungere a noi attraverso i mezzi più singolari. Il tempo è illusorio. Al di là del tempo e dello spazio Lorenzo vive, e noi siamo felici di aver accolto i piccoli segnali del suo amore e della sua presenza attraverso il vento, i sogni e le farfalle bianche.


La mamma di Lorenzo,
Valeria
 


Questo è per me il paesaggio più bello e più triste del mondo. E’ lo stesso paesaggio della pagina precedente, ma l’ho disegnato un’altra volta perché voi lo vediate bene. E’ qui che il piccolo principe è apparso sulla Terra e poi è sparito.
Guadate attentamente questo paesaggio per essere sicuri di riconoscerlo se un giorno farete un viaggio in Africa, nel deserto. E se vi capita di passare di là, vi supplico, non vi affrettate, fermatevi un momento sotto le stelle! E se allora un bambino vi viene incontro, se ride, se ha i capelli d’oro, se non risponde quando lo si interroga, voi indovinerete certo chi é. Ebbene, siate gentili! Non lasciatemi così triste: scrivetemi subito che è ritornato …
Tratto da Il Piccolo Principe
Antoine de Saint-Exupéri