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di Valeria Ballarati

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Home Costruiamo la pace Il Natale di Harrison, Noah e gli altri

Il Natale di Harrison, Noah e gli altri

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Harrison è passato stamattina. Ci siamo presi il caffè.
E’ un omone grande e grosso originario della Nigeria; dorme a Roma al quartiere Prenestino e vive in giro per l’Europa da sette anni, in Italia da due, raggranellando lavori e quello che capita. E‘ sposato, ha quattro figli di cui tre maschi e l’ultima, una femmina, non l’ha mai vista perché nata quando lui era già via. Ha provato ad andare a vivere in Spagna ma non ci è riuscito a causa dell’alto costo della vita; l’aspetto più importante per uno come lui è la mobilità e in quel Paese non si sale sull’autobus se prima non hai mostrato o comperato il biglietto. E così é venuto a stare in Italia perché noi siamo più permissivi: sull’autobus se non hai il biglietto ci sali lo stesso, casomai scendi quando vedi il controllore …  in Spagna invece doveva camminare, camminare, camminare … come in Nigeria.

Lui vive bene qui, è felice. Dice che le strade sono belle, che la luce c’è e l’acqua c’è, SEMPRE. In Africa capita che in una settimana la luce non ci sia mai e che l’acqua sia così inquinata che bisogna camminare e camminare per andare a prenderla.
Com’è  diverso il nostro punto di vista e mi sento anche un po’ stupida: a me che abito qui le nostre strade asfaltate e rattoppate paiono orribili; a lui che ha percorso soltanto piste di terra battuta in Africa, pensa di queste che siano bellissime.
Mi dice che “Le persone di colore non sono intelligenti, i bianchi lo sono, ed é per questo che l’Africa va male. In Africa quando si guadagnano dei soldi i potenti se li mettono in tasca e per la popolazione non rimane niente”. Bè, non siamo così diversi a pensarci bene!
Vuole notizie della fotografia di Lorenzo appesa sopra la scrivania. Mi chiede per favore di toglierla, senza che io mi offenda o resti male, e per favore, perché questa foto secondo lui mi tiene attaccata al ricordo di Lorenzo e invece io ho bisogno di andare avanti. Gli spiego che la penso anch’io così, che sono d’accordo con lui, la tengo solo per compagnia, perché è sempre stata li, ho già guardato avanti. Non so perché mi ritrovo a raccontargli le mie cose personali: che anche andare al Cimitero mi costa un po’ di fatica, i fiori, pulire, riordinare … sono dell’idea che Lorenzo non è li ma altrove, li ci sono solo i nostri ricordi. E’ contento, mi stringe la mano e io mi sento rinfrancata. Che strano: uno straniero di colore che rinfranca me, a casa mia. Chiedo se vuole qualcosa per pranzo e accetta una focaccia e qualcosa da bere, mette via nel borsone.  Cosa fa per Natale? Niente, non fa niente, resta qui e forse andrà alla mensa dei poveri. Harrison non è l’unico che fa pit-stop qui, c’é anche Noah.
Noah è senegalese, dorme nel quartiere Casilino a Roma, ha una moglie che abita a Parigi e hanno da poco avuto una bambina: si chiama IELIS. Gli affari non gli vanno tanto bene ed é spesso abbattuto, ma non lo da a vedere agli altri, appena esce di qua nasconde tutto dietro al suo solito modo di approcciare le persone: “ehi, bello!”. La scorsa settimana, in un giorno piovoso, ha passato qui molto tempo: era senza ombrello ed ha atteso che spiovesse, un po’ dentro, un po’ fuori dal negozio a guardare l’acquazzone … ci siamo fatti il caffé, come al solito, coi biscottini. E poi c'é Sofia.
Sofia passa durante la settimana, é originaria del Ghana; mamma nigeriana e papà del Ghana abita in Italia da sola, è gentilissima, di corporatura minuta. Le compero spesso i fazzolettini di carta. Scende alla fermata Anangnina a Roma ma mi è parso di capire che non abita proprio li ma anzi fa molta strada – altri tre autobus – prima di arrivare a casa, sempre che di una casa si tratti, perché per quel che ne so potrebbe anche essere una baracca nei campi. Anche Sofia non farà niente di speciale per Natale.
Tutti e tre adorano la Neri, che dicono essere gentile con loro, perché non gli abbaia. E tutti adorano il mio caffè, che ci prendiamo sempre insieme. Non è niente di che, é un caffè solubile del Commercio equo e solidale fatto col bollitore che tengo in negozio, zuccherato con zucchero di canna grezzo e macchiato con un goccio di latte di soya. Sarà l’ingrediente segreto che lo rende speciale …

A volte mi chiedo come si fa ad avere paura o a sentirsi minacciati da persone come Harrison, Noah e Sofia. A sentirsi infastiditi, a chiedere loro di ritornarsene al loro paese perché non hanno un lavoro. A Natale poi, non me lo spiego proprio: più extracomunitario di Gesù Bambino e della sua famiglia non c'é nessuno!

Ricordate? Nessuno li accolse perché erano poveri e stranieri; Maria partorì in una baracca nei campi e chi teneva al caldo il figlio di Dio? L'alito di due animali ...

Buon Natale Harrison, Noah, Sofia! Buon Natale anche a voi.

"Perché avevo fame, e voi mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato dell'acqua, ero straniero e mi avete ospitato nella vostra casa”  Matteo, 25 -35