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di Valeria Ballarati

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Storie di resistenza

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Voglio raccontare una storia.

Molti anni fa, al mio paese, Buscate in provincia di Milano, il sindaco accettò una discarica a ridosso del paese. L'idea ai cittadini non andò giù.

Era una bellissima zona boschiva, la tipica brughiera lombarda nei pressi di una cava, un posto che andava tutelato, ricco di fauna e flora, e che si sarebbe trasformato in orrore.

Inizialmente si organizzarono presidi di persone.

Ogni volta che una ruspa arrivata per cominciare i lavori suonava la sirena antiaerea nella torre dell'acqua, le persone lasciavano le loro faccende e accorrevano a piedi, in bicicletta, coi trattori, camioncini e auto. Ma siccome ci provavano sempre più spesso, a ogni ora del giorno e della notte, si decise di organizzare un campo stabile, con guardie su turni.

Ognuno in paese aveva un ruolo e contribuiva come poteva: c'era chi cucinava, chi cantava e suonava la sera, chi portava i viveri, chi una bombola del gas, una coperta, o leggeva una favola ai bambini, sempre presenti.

Passarono molti mesi. La comunità era sempre più forte e difendeva il territorio.

Si formavano delle catene umane: la gente si teneva a braccetto rimanendo immobile.

Uno degli ultimi giorni di presidio arrivò la celere: ci furono ossa rotte, traumi, ematomi e contusioni anche sulle madri di famiglia, che ne uscirono peste e sanguinanti, gridando tutto il loro sdegno.

Ne scrissero i giornali. Ma fu l'ultima volta.

Poi le ruspe andarono via e non tornarono mai più.

Buscate fu il secondo paese in Italia ad avviare la raccolta differenziata e ad aprire un eco-centro. Ricordo mucchi di potature convogliate e trasformate in compost,  restituite ai cittadini gratuitamente, sotto forma di fertilizzante per l'orto e i fiori. Con l'assessore Enrico e un gruppo di persone, la sera, camminavamo per le strade per verificare quanti secchielli dell'umido venivano esposti per il ritiro. Aumentavano ogni settimana. Le persone avevano capito l'importanza del differenziare i rifiuti.

Il presidio restò ancora a lungo, era diventato un pezzo di storia del paese e un luogo caro a tutti.

Ho un ricordo vivo di quel periodo, avevo circa 20 anni, ed è proprio come oggi a Trieste.

Un giorno di questi ci faccio un giro a Trieste: voglio respirare ancora quell'aria buona di libertà, di giustizia e di comunità unita, la stessa di quel paesino di 3000 anime che lottavano insieme contro i danni del potere senza scrupoli.

V.

il video qui [a sentir la sirena mi viene ancora la pelle d'oca]

notizie dello spettacolo

prima pubblicazione 17 ottobre 2021

Aggiornamento - dopo aver dato ai portuali un appuntamento il 20.10 per discutere, il governo stamani manda polizia e carabinieri con gli idranti a sfollare. Questo ci da la dimensione di quanto vale la parola del governo - niente - e la polizia, e l'arma dovrebbero capirlo, togliersi la divisa e unirsi ai manifestanti, dato che i diritti sono anche i loro. Il governo del banchiere non eletto deve andarsene, non serve al popolo e crea solo sofferenza.