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di Valeria Ballarati

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Home Costruiamo la pace Amnesty International

Amnesty International

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Amnesty svolge nel mondo un ruolo importantissimo e universalmente riconosciuto nella difesa dei diritti umani, segnalando all’opinione pubblica notizie che altrimenti non giungerebbero.
A partire da me e dai sentimenti che provo io quando mi trovo di fronte ad episodi come quello dell’uccisione di Neda, cerco di comprendere le ragioni per le quali tengo questo genere di notizie sempre "ad una certa distanza". E per aiutarmi a capire, Riccardo Noury, portavoce e direttore per la comunicazione Italia di Amnesty International, mi ha mandato un testo. E’ una lettera molto bella: leggetela e anche voi capirete quanto è importante per le vittime il lavoro di
Amnesty.

La mia mail a Riccardo: L’Iran è un posto che mi fa molta paura.
Sai Riccardo, possiamo pensare a me come all’italiano medio e vorrei dirti la mia posizione a proposito degli argomenti di cui Amnesty si occupa, già che ne ho l’occasione.  Vediamo se equivale alla tua esperienza sul campo.
Certamente è una posizione di ammirazione ma è anche qualcosa che io tengo volutamente a distanza.
E’ un pensiero non facile da gestire perché ogni volta riporta alla mente le notizie orribili che leggi, il dolore fisico e mentale inflitto … non si può sopportare l’idea che ci siano persone che infliggono ad altri paura e dolori atroci. Guarda, non riesco neanche a scriverlo “TORTURA”, uso dei sinonimi … Credo possa trattarsi di una questione di sofferenza personale mista a impotenza e scoraggiamento.
Come fai tu a gestire tutte queste emozioni?
Dove trovi la forza di occupartene? A me … mi atterriscono.
E poi mi dico che ognuno è portato per ciò che fa.
Che chi ci lavora probabilmente è capace di fronteggiare situazioni che ad un altro sembrano difficilissime.
Però: come si fa ad avvicinare le persone come me a questi argomenti?
Forse bisognerebbe che io capissi che non c’è da avere paura … mi manca il coraggio, secondo te?

Risposta: non so come faccio a gestire un'attività che faccio da 31 anni, penso che se non la facessi non starei bene così' come è normale che ci siano persone che starebbero male se la facessero. E' un modo come un altro di darsi l'obiettivo di migliorare la condizione di vita di una persona o di dieci persone per volta: tu migliori l'alimentazione di ogni persona che entra nel tuo negozio, io quando hanno successo le azioni di Amnesty miglioro la vita di una persona finita in carcere. Ti mando un allegato a tale riguardo!

 

GRAZIE AMNESTY 33/2011

A tutte le attiviste e a tutti gli attivisti di Amnesty International

 

Care amiche, cari amici,

Sono Eynulla Fatullayev, un ex prigioniero di coscienza. L’altro giorno ho recuperato la mia bramata libertà, grazie agli sforzi della comunità internazionale. Sono assolutamente certo che sono stati il vostro sostegno, la vostra lotta senza tregua per i miei diritti a permettere il mio ritorno a casa. Il regime politico dell’Azerbaigian, fatto di un dispotismo criminale, mi ha tenuto dietro le sbarre per quattro anni. Mi hanno trasferito da una prigione all’altra e incriminato per accuse assurde e inconcepibili.

Tutte queste misure crudeli, spietate e repressive hanno raggiunto il loro obiettivo: tenere il più a lungo possibile in carcere il giornalista che aveva avuto abbastanza coraggio per sfidare questo regime criminale. Sono stato tra la vita e la morte. Ho conosciuto il male e persone maligne. Ho convissuto con questo male giorno dopo giorno, soggetto al dominio di persone odiose, per un unico motivo: avevo cercato di dire la mia sui ladri corrotti che hanno rovinato  il futuro del mio paese.

Ora, cercando di ricostruire la mia vita, vedo chiaramente quanto la vita nelle camere della tortura fosse diventata priva di senso, avesse cessato i suoi ritmi normali. La vita in carcere è soppressa, la violenza non fa altro che annullare ogni traccia di vita e di azione.


Ma siete stati voi, miei amici e salvatori di Amnesty International, ad aver tenuto accesa la fiamma della speranza nel mio cuore. Ho ricevuto messaggi da parte vostra mentre mi trovavo nelle situazioni più disperate e nei luoghi più remoti. Quei messaggi hanno dato conforto alla mia anima, ispirato la speranza mentre ero vicino a un punto di non ritorno. La vostra campagna, le vostre lettere mi hanno ridato speranza, mi hanno aiutato a rimanere lontano dagli abissi della disperazione.

Amnesty International ha ancora una volta dimostrato il suo inestimabile valore, la sua fiducia nella salvezza.

Vi sono grato. Avete salvato la mia famiglia dalla morte. Non vi dimenticherò mai, fino alla fine dei miei giorni. Non ero mai solo in prigione, che fosse inverno o estate, che fosse giorno o notte. E, lo voglio dire ancora una volta, questo è stato merito di Amnesty International.  Molte persone, nel mio paese (i miei lettori, i miei sostenitori e gente comune che mi vuole bene) erano sicuri che avrei lasciato l’Azerbaigian per evitare ulteriori persecuzioni. Invece, sento il dovere morale di non farlo, perché la mia salvezza e il mio rilascio sono legati alla salvezza della nostra società, oppressa da questo potere autoritario.

La mia missione sarà quella di servire gli ideali di Amnesty International, ogni ora, ogni giorno, ogni anno. La nostra missione è salvare il mondo dall’ingiustizia. Per riuscirci, dobbiamo far agire le nostre coscienze. Come dice uno dei miei scrittori preferiti, Fazil Iskander, “niente e nessuno nella storia ha mai cercato di fare della coscienza uno strumento di governo nazionale. Non dico l’unico strumento, ma quello principale. Se chiedessimo a Dio se potremmo governare con l’aiuto della coscienza, ci risponderebbe: ‘Era quello che volevo fare attraverso mio Figlio ma nessuna persona di governo ha avuto il coraggio di farlo’.
Grazie, molte grazie per il vostro servizio alla coscienza e a Dio, perché la coscienza è la presenza di Dio in noi.
Mi inchino di fronte a tutte e a tutti voi.

Con rispetto, il vostro

Eynulla Fatullayev

che fu prigioniero di coscienza in un paese non libero.

(Nota.: Eynulla Fatullayev è stato rilasciato alla fine del maggio 2011)

 

La lettera viene pubblicata con l'autorizzazione di Amnesty International. 

www.amnesty.it