“Ricordo bene il suo fondamentale sorriso.
Si tratta di un sorriso (...) dove confluiscono tutti i temi della sua opera di scrittore: contiene, in superficie, confusione, impaccio, una sorta di sbigottito deglutimento da recluta, che coprono appena una tremula richiesta di perdono, un’ammissione di inettitudine a vivere, di completa vulnerabilità, e un fondo di sconfinata, disastrosa tenerezza verso le minime cose del creato, di comprensione per ogni concepibile debolezza, follia, bassezza e contraddizione umana. E’ un sorriso mite, soave, sincero, disarmante, e il suo effetto su chi lo vede per la prima volta è infallibile: ecco finalmente, si pensa, un Uomo Buono.”
E' Carlo Fruttero che racconta del suo primo incontro, a Parigi, con Franco Lucentini. La collaborazione tra i due - chiamati anche "la ditta" - ad articoli giornalistici, romanzi, narrativa e altro durò più di quarant'anni; questo brano é tratto dal suo ultimo libro “Mutandine di Chiffon”. Mi sono molto divertita tempo addietro leggendo le "memorie retribuite" del testo in questione e quando lessi il paragrafo pensai: che scrittore questo qui! Questo qui si che scrive! Se qualcuno dovesse un giorno descrivermi, vorrei che lo facesse in questo modo. Forse, però, una descrizione così bella nasce principalmente da un rapporto, é il frutto di un'amicizia, il risultato di un bene profondo che prescinde e va al di là della semplice arte dello scrivere. Forse non era il bravo scrittore a parlare ma il compagno di tante avventure.