Tra le molte idee del logico e filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein troviamo la convinzione che le arti abbiano qualcosa da insegnare agli uomini. Nella sua riflessione, almeno sino agli anni ’30, esisteva un collegamento tra etica (ciò che è bene) e il significato della vita (il modo giusto di vivere).
Riteneva necessario un certo modo di guardare il mondo. Bisognava osservarlo sub specie aeternitatis, cioè dal punto di vista dell’eternità, ma cosa voleva dire?
Gli uomini e le donne moderne passano le loro giornate guardando al mondo con una certa passività, affaccendati in molte cose pratiche, immersi nello scorrere della vita. Un po’ come alle gite al museo da bambini: all’interno opere e capolavori esposti si mostravano, e ci parlavano, ma noi eravamo troppo presi dai giochi per riuscire ad accorgerci.
Il mondo in cui viviamo è in effetti questa grande installazione permanente dove l’uomo è indissolubilmente coinvolto, ma che quotidianamente viene ignorata.
L’arte può rendere il collegamento percepibile.
Grazie infatti al modo in cui mostra i fatti - per mezzo di un quadro, una scultura, una fotografia, un’opera teatrale, un film, un romanzo, o una poesia, e ogni altro tipo d’opera che possa definirsi arte – essi possono apparire allo sguardo carichi di un nuovo significato.
Guardare il mondo dal punto di vista dell’eternità é allora trovarsi un giorno davanti a un’opera d'arte e improvvisamente avvertire quel ‘clic’ d'un cambio di prospettiva, un cambiamento nel modo di guardare. E’ notare quel qualcosa che non è cambiato, è sempre stato li, ma che ora vediamo totalmente diverso, come una reale fonte di meraviglia.
il “nuovo vedere” origina così una diversa disposizione verso la vita, non é più di lotta e sopraffazione e potere, oppure di rinuncia e sottomissione, ma al contrario d'integrazione e armonia, dell’esserne parte, e ora sentirlo.
Questo è quanto le arti possono innescare: la bellezza che supera i problemi del mondo.
L’arte restituisce senso e bellezza attraverso quel ‘clic’ mostrando il mondo dalla nuova e diversa prospettiva - dal punto di vista dell’eternità, appunto - e finalmente dal di fuori della vita di tutti i giorni, dalla prospettiva passiva che già ci indirizzava e ci limitava nel guardare. Siamo ora all’ultimo gradino della scala metaforica che Wittgenstein ci ha invitato a salire nel suo manuale, e dal punto di vista più alto il panorama è migliore, é tutto più chiaro.
L’arte é in grado di sollevare per un attimo il velo della passività permettendo quel 'clic', per mostrare agli animi il mondo come fonte di meraviglia, quella stessa meraviglia che crescendo abbiamo perso, e che però riconosciamo ancora inalterata nei più piccoli. Con lo stupore di occhi che guardano il mondo per la prima volta i bambini colgono la meraviglia, ciò che rende felici, e infatti esprimono felicità.
Perché come dice Wittgenstein "il bello è ciò che rende felici".
Il vivere quotidiano distoglie dell’eternità mentre l’arte serve alla vita, al pari di una piccola cosa importante come una foglia o un fiore.
V.