Ho ritrovato nel libro di Pennacchi molte debolezze umane trattate con grande gentilezza e comprensione. Gli scrittori, tra le altre cose, fanno questo di bello: rendono la vita più comprensibile, più lieve.
Attorno all’episodio della bonifica delle Paludi Pontine per mezzo dell’ONC - l’Opera Nazionale Combattenti - il libro parla della vita e delle traversie della Famiglia Peruzzi che, ripagata così dall’allora Governo Fascista per i familiari caduti nella prima guerra mondiale, ottiene un appezzamento di terreno e si trasferisce in treno al sud per coltivarlo.
E’ il racconto di un pezzo della nostra storia, della storia del nostro Paese e Pennacchi lo trasmette come un vecchio zio racconterebbe ai nipoti ciò che lui stesso ha udito dal nonno. Credo di aver capito che soltanto chi ha vissuto e ha visto come si sono svolti i fatti in quel periodo potrebbe parlarne come fa lui e difatti, pur definendolo nel finale un’opera dell’ingegno, sottolinea come almeno uno degli episodi narrati sia accaduto davvero ad almeno una delle famiglie dei coloni giunti dall’alt’Italia.
La parlata veneta spesso presente è spassosissima e comprensibile ad ogni latitudine: ci sono frasi ricorrenti come “Maladéti i Zorzi Vila!” l’intercalare familiare per non dimenticare l’origine delle loro sventure, oppure “Ognuno gà le so razòn” ad indicare che talvolta, pur avendo una visione parziale delle cose, siamo convinti di stare dalla parte giusta; o ancora “Non star a grafiarme”, “Vaca e vedeo” ed altri modi di dire che avrete modo di capire nel libro perché Pennacchi non dimentica le spiegazioni.
Ci ritroviamo un po’ tutti su quei poderi con le idee, le ire e le volubilità rappresentate nei temperamenti di chi compone l'enorme famiglia, e degli altri personaggi, non di meno conto: il Rossoni, i sezzesi, la principessa Caetani. Ho naturalmente un personaggio preferito: ho amato molto l’Armida, lei e le sue “appi” (api). L’Armida bella e ribelle, combattiva e accogliente, ma così umana e fragile da cadere in tentazione quando Paride non torna; ed é ancora lei così forte, generosa e risoluta, capace di prendere su di sé tutta l’onta di un gesto.
Mi capita di osservarli meglio quei poderi, li guardo con più attenzione da quando ho terminato la lettura del libro e mi vien da chiedermi se quello che sto superando è “il canale delle acque medie o quello delle acque alte?”, da pensare al panorama della pianura dall’alto di Norma, o se davvero il Duce avesse qualche volta parlato in veneto, magari solo col "Don Brodino" …
Nei forum di discussione letterari alcuni lettori non gradivano le parti puramente descrittive degli avvenimenti, dei macchinari e delle attività manuali, considerandole superflue e devianti dalla storia, dispersive dell’attenzione necessaria ai personaggi che finivano per essere confusi; io le ho invece apprezzate, trovandole istruttive. La difficoltà attenzione e di riconoscimento dei personaggi secondo me può essere dovuta al numero di componenti della famiglia (veramente tanti) e non alle descrizioni particolareggiate.
E’ un libro bello: non fatevelo sfuggire.
La storia tutta italiana della bonifica ad opera di questi uomini - operai veneti, friulani e ferraresi - come pure il periodo di guerra che comprende lo sbarco di Anzio, rivivono nelle ricostruzioni del Museo di Piana delle Orme, a pochi passi da Latina.
Nei 30 mila mq del grande parco storico tematico - all’interno di 14 padiglioni suddivisi per argomenti - le rappresentazioni scenografiche fanno rivivere in prima persona gli scavi, la vita nei campi, le battaglie e i mezzi bellici del periodo della Seconda Guerra Mondiale. Si può capire meglio la storia leggendo le indicazioni ben fornite dai pannelli descrittivi all’interno dei padiglioni; si possono guardare e ascoltare i macchinari in funzione, seguire l'evolversi delle battaglie, una tra tutte, quella di Cassino; al termine della visita ci si può rilassare nella grande area verde adibita a pic-nic. E’ un modo per far rivivere un po’ il libro del quale ci si sentirà orfani dopo averlo terminato … come disse mio marito: “E’ come se mi fosse appena andato via un parente, dopo che era passato a trovarci …”
Il libro ha infine cambiato il mio modo di definire gli alberi che costeggiano le vie dei poderi e della Pontina, delle sue traverse. I bellissimi eucalipti furono messi a dimora in quel periodo perché si credeva purificassero l’aria delle zone malariche - tutta questa zona lo era - assorbivano molta acqua e davano velocemente buon legno da poter utilizzare. In questi anni sono molto cresciuti divenendo alberi enormi, e osservandoli, e passandogli vicino, non posso più fare a meno di commentare “Va i calyps!” come li chiamavano i coloni.
Ho sentito dire che il libro é "un tributo alla sua gente": io trovo che sia un tributo alla nostra storia e a quella del nostro Paese.
V.B.
Canale Mussolini ha vinto il Premio Strega 2010.