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di Valeria Ballarati

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Quando leggo un libro

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Che bello avere un po’di tempo per sé.
Noi madri abbiamo sempre molti impegni e così tante cose da fare, gestire, organizzare! Quando capita una mezza giornata disponibile … non sembra vera.
Questa mattina ad esempio ho aiutato Angi a fare i compiti che aveva dimenticato di fare ieri (colpa mia, dovevo guardare meglio il diario) ho fatto colazione, visto mezz’ora di “La Storia siamo noi”, sistemato qua e là, rifatto i letti, i piatti, un altro bel caffè e poi mi son seduta.

 

E’ stato li che ho deciso di leggere. Fuori pioveva, giornata ideale.
L’orologio segnava le dieci: mi sono alzata dal divano a fiori che era quasi l’una.
Tre ore! Tre ore intere di lettura.

Quando leggo un libro - di giorno - non è mai per molto tempo e sto precariamente accovacciata sul divano;quandoinvece é sera trovo una posizione più comoda (sotto alle coperte) alla luce di un vecchio lume con base di legno, e leggo sino a tardi.

Se é un libro gradito lo tengo aperto sulle ginocchia, la mano sinistra posata su una metà del libro e nella destra una penna pronta a sottolinearlo, ad evidenziare le parole che non conosco e cercherò sul vocabolario; ltre volte tengo il libro con entrambe le mani, il pollice e l’indice ben saldi da ambedue i lati; o ancora con una sola mano, piazzata saldamente al centro, tra i numeri delle pagine, e lo sollevo a circa mezzo metro dal viso  proiettandolo sul soffitto perché sto sdraiata.

Prima di cominciarlo – ma a volte anche dopo e chissà perché - con il pollice sinistro faccio frusciare velocemente le pagine come si smezza un mazzo di carte tra giocatori professionisti.

Quando mi piace lo leggo piano, piccoli sorsi regolari a reidratare una vecchia e profonda arsura; se non mi piace lo leggo distrattamente  e velocemente, talvolta avida, e c'è quasi una speranza nella ricerca forsennata di un qualcosa che mi faccia cambiare idea prima che finisca.

A tratti sento il bisogno di stropicciarmi gli occhi, di sollevare lo sguardo troppo intenso su quelle lettere minuscole e lo poso aperto sul petto, appoggiandoci anche la penna, ma è una pausa breve e mi rituffo subito nel racconto perché DEVO proseguire, devo vedere come va a finire.

I miei libri non sono intonsi, sono tutti scritti e sottolineati.
Espressioni, descrizioni, modi di scrivere strepitosi o entusiasmanti divengono in questo modo evidenti, vengono alla luce ; sottolineo un concetto in cui mi ritrovo, l’esperienza altrui, quella che mi pare una verità, una situazione che ho vissuto anch'io, il passaggio nel quale é comprensibile perché il libro ha quel titolo di copertina.

Ritornando a sfogliarli negli anni a seguire posso ricordare il libro sul quale avevo imparato una data parola, rinvenire paragrafi salienti e riconoscere che quello é ancora IL MIO libro.

Talvolta la lettura e la scrittura prendono ad intrecciarsi come se i pensieri letti sulla carta richiamassero alla mente altri pensieri latenti aventi anch’essi la necessità di essere espressi su un foglio. Allora prendo borsa, il notes che ho sempre con me e li raccolgo in una brutta grafia casuale, in attesa di rileggerli giorni più tardi e capire se erano solo parole sciolte e pensieri vaganti oppure se erano degni di essere conservati e scritti ordinatamente in un file del pc.

Da che mi ricordi, leggere mi è sempre piaciuto. Leggere è un’emozione.

Quando l’altro ieri vi ho parlato di Erri (De Luca) mi è ritornata la voglia di un suo libro e ieri mattina sono passata in libreria, da Fabrizio:  ho acquistato Tu, Mio in edizione economica, 6 euro e cinquanta. Bellissimo, l’ho finito oggi.