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di Valeria Ballarati

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Tutti per uno

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TUTTI PER UNO aggiorna, ai tempi repressivi di Sarkozy, la tradizione francese del cinema sull’infanzia come scuola di libertà.

Da Jean Vigo a “Stella”, passando naturalmente per il Truffaut de “Gli anni in tasca”, non si contano, infatti, i film d’oltralpe che cercano nel mondo dei bambini la traduzione concreta dei principi predicati dalla Rivoluzione francese: liberté, egalité, fraternité (libertà, uguaglianza, fraternità).

La questione degli immigrati, in particolare di quelli clandestini, non riguarda solo l’Italia ma è un problema diffuso, spesso utilizzato dalla politica per ottenere consensi e racimolare voti, seminando la paura che gli stranieri possano minare l'equilibrio o la stabilità dei paesi ospitanti.

Un tema politico e sociale molto caro alla Francia odierna, da cui il regista Romain Goupil prende spunto per tracciare una storia dai toni favolistici in cui l'unione di un gruppo di bambini si fa portavoce di una vera e propria resistenza, con il solo appoggio di una madre tenace, ancora legata (come i bambini) alla speranza e al sogno di un Paese più “giusto”.

Anno 2067. Milana (Linda Doudaeva) ricorda e racconta con tenerezza la sua infanzia parigina nel 2009, quando frequentava la scuola elementare e passava i pomeriggi con i compagni della scuola a creare un piccolo commercio di dvd pirata e a rubare liquirizie dai negozi. La sua vivace comitiva comprendeva ragazzi di ogni colore e provenienza, uniti da grande amicizia e complicità. In quegli anni, le nuove politiche d'immigrazione francesi causavano l'espulsione di molti clandestini e lei, nata in Cecenia e arrivata a Parigi a tre anni senza documenti, rischiava di dover abbandonare i suoi amichetti.
Quando uno di loro, Youssef (Dramane Sarambounou), viene rimpatriato perché i genitori non avevano il permesso di soggiorno, lo stesso destino sembra attendere anche Milana. Ma i suoi compagni decidono di mettere in atto un piano per salvarla. Blaise (Jules Ritmanic), il giovanissimo leader del gruppo, s’impegna prima facendo in modo che la mamma Cedrine (Valeria Bruni Tedeschi, sorella di Carla Bruni, moglie del presidente francese Sarkozy…) accolga Milana in casa sua, e poi organizzando una vera sparizione, di grande richiamo per i media…

Romain Goupil, parigino, classe ’51, regista e attore, così ha raccontato la genesi del film: “Nel 2007, quando Sarkozy ha cercato di sedurre l'estrema destra decretando questa politica del rimpatrio forzato anche per le famiglie e i bambini, la cosa ha provocato in me un sentimento di rivolta. Ho fatto questo film non per denunciare ma per rinascere, far vedere l'assurdo in cui viviamo. Si fa leva sulle paure della popolazione, si cerca di compiacerla con pratiche incivili, quando l’accoglienza è sempre stato un vanto delle nazioni più progredite … ”.

Il cinema francese manifesta da sempre un'incredibile dolcezza nel raccontare la stagione dell’infanzia, oltre a una straordinaria capacità di entrare in sintonia con lo sguardo puro e gli entusiasmi prorompenti di bambini e adolescenti. Non c'è bisogno di scomodare Truffaut per sottolineare che la tradizione francese ha tentato da sempre un'adesione totale con la sensibilità infantile o i turbamenti dei giovani.

In TUTTI PER UNO i ragazzi apprendono la situazione politica e diventano a loro modo dei piccoli rivoluzionari nel momento in cui la brutalità delle istituzioni arriva a scontrarsi con la forza dei loro legami.
Nel raccontare un nuovo modello per le battaglie sociali, fatto di creatività e di non violenza, per sostenere il futuro dell'integrazione e dell'accoglienza, Goupil costruisce una parabola sulla genuinità e la forza immaginativa dell'infanzia perduta e carica il film di un sentimento poetico e melanconico: è tutto magico finché si resta uniti, la vera perdita dell'innocenza avviene quando ci si separa e si scopre di essere rimasti soli, con le mani in alto (in originale il titolo del film é «Les mains en l’air», Mani in alto) a dichiarare la nostra resa al mondo degli adulti.

TUTTI PER UNO è stato presentato nella Sezione "Rendez-vous" del Festival di Cannes 2010.

Fonte

 

Commento:

un'altra iniezione di fiducia, dopo quella di ieri, a simboleggiare che non tutto é perduto.

O meglio, anche questo sarebbe un bel film se non fosse funestato dal trattamento subito dagli animali durante le riprese. Ne parliamo subito, visto che non ho sentito, o mi sono sfuggiti, i commenti delle sezioni animaliste (forse non hanno avuto modo di vederlo).

E' un bel film, simboleggia l'unione e il risultato che la determinazione di un gruppo - anche di bambini - può  raggiungere nonostante la resa finale, da qui il titolo originale del film, dovuta ai soprusi da parte di una autorità costituita, di qualsiasi forma di autorità si tratti.

Io però rimango critica: non sono riuscita ad apprezzarlo a causa di alcune scene davvero raccapriccianti.

Non riesco a capire quale sentimento di giustizia e non-violenza il regista invochi, giacché lui stesso non si rende conto di ciò che mette in scena. 

La crudeltà non é un sentimento insito nei bambini, che i bambini siano crudeli é un luogo comune; la crudeltà si impara e un film dedicato ai più piccoli non può avere scene come quelle perché mostrarle significa un po' accettarle, é come se dicessimo loro: "ok, si può fare".

E' il senso di giustizia innato nei bambini, e difatti quando realizzano la situazione politica, capiscono l'ingiustizia e la brutalità delle scelte attuate dal governo vogliono proteggere i loro amici extracomunitari, diventano attivisti e si organizzano per la loro protesta.

Credete non farebbero lo stesso se riuscissero a vedere l'ingiustizia verso gli animali? 

Purtroppo non la vedono perché abbiamo insegnato loro (come del resto hanno insegnato a noi) che gli animali sono cose, che non hanno sentimenti, che si mangiano e sono "da usare".

Alla stessa stregua allora ecco che anche i clandestini possono diventare "cose" , da spostare qua e là, indesiderati, da reimpatriare indipendentemente da ciò che provano e dai legami affettivi che hanno creato.

La sofferenza in entrambi i casi non viene mai considerata.

Come il regista Goupil ho provato anch'io un sentimento di rivolta, un"assurdo nel quale viviamo" relativo al non capire che non si può chiedere ad altri ciò che noi stessi non siamo in grado di dare, in questo caso, il rispetto per la vita.

Le pratiche sugli animali del film non erano incivili, erano crudeli: arti di insetto staccati con le mani dal piccolo protagonista mentre come per una margherita recitava "m'ama non m'ama", gamberi gettati nel burro fuso della padella sul fuoco e ripresi mentre si muovono agonizzanti, granchi vivi buttati nell'acqua bollente. Gesti da adulto, non da bambini.

Il futuro dell'integrazione e dell'accoglienza parte senza dubbio dal rispetto della vita, della vita dei più deboli ed indifesi e ciò comprende gli animali.

Trailer del film

 

Romanzo

La storia dell'uomo e
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Booktrailer

Il Romanzo è alla 3° edizione. 


Parole per pensare

“L'attenzione è la forma più rara e più pura della generosità. A pochissimi spiriti è dato scoprire che le cose e gli esseri esistono."

Simone Weil, Corrispondenza, pag. 13

«Quanto siamo stanche io e te. Dovremmo riposarci un po’» dice Donatella a Beatrice mentre il Valium fa effetto sul lungomare di Viareggio all’imbrunire, è un dialogo che ti rimane dentro, come tutta La pazza gioia.

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Fiori di Bach e Cartoons 15 Pimpi


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Se hai paura,

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