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di Valeria Ballarati

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Saper Servire

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Rachel Remen, autrice di Kitchen Table Wisdom*, dedica al tema alcune riflessioni che io considero tra le più belle definizioni del significato di servizio. Parafrasando le sue parole, servire non é la stessa cosa che aiutare.

Aiutare implica una disuguaglianza, non prevede un rapporto alla pari. Quando si aiuta, si usa la propria forza a beneficio di qualcuno che ne ha meno. E' un rapporto dove una delle parti é in una posizione svantaggiata, e dove la disuguaglianza é palpabile. Ponendoci nell'ottica dell'aiuto possiamo inavvertitamente sottrarre all'altro più di quanto gli diamo, indebolirne in senso di dignità e l'autostima. Quando aiuto sono chiaramente cosciente della mia forza. Ma per servire dobbiamo mettere in gioco qualcosa di più che la nostra forza. Dobbiamo mettere in gioco la totalità di noi stessi, attingere all'intera gamma delle nostre esperienze. Servono le nostre ferite, i nostri limiti, perfino i nostri lati oscuri. La nostra interezza serve l'interezza dell'altro e l'interezza della vita.

 

Aiutare crea un debito. L'altro sente di doverci qualcosa. Il servizio, al contrario, é reciproco. Quando aiuto provo soddisfazione; quando servo provo gratitudine. Servire é inoltre diverso dal provvedere. Quando cerco di provevdere a qualcuno, vedo nell'altro qualcosa che non va. E' un giudizio implicito, che mi separa dall'altro e crea una distanza.

Direi quindi che, fondamentalmente, aiutare, provvedere e servire sono modi di vedere la vita.

Quando aiutiamo la vita ci appare debole.

Quando cerchiamo di provvedere, ci sembra che abbia qualcosa che non va.

Ma quando serviamo la vita ci appare completa e siamo consapevoli di fare la canale a qualcosa di più grande di noi.

 Tratto da "Saper Accompagnare" di  Frank Ostaseski

 

* Rachel Naomi Remen, Kitchen Table Wisdom, Penguin Putnam, New York 1996 (NdT)  

Nota: Frank Ostaseski non si occupa di ristorazione. O forse si: di ristorazione dell'anima!