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di Valeria Ballarati

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Home Donne Se non ora, quando? Adesso.

Se non ora, quando? Adesso.

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E' stata una manifestazione sentita.
Era importante andarci, è tempo di cambiare questa visione ridotta e tutta italiana della figura femminile.
Sebbene io non abbia particolari difficoltà nell’affermare me stessa, riconosco che questa non è la regola e sono solidale con chi subisce la differenza; mi sento anche fortemente coesa e orgogliosa di far parte della categoria femminile. Sono quasi le due di pomeriggio, alzo gli occhi e sopra di me c’è la targa Piazza del Popolo: mi vien da pensare che davvero oggi questa è la piazza del Popolo, gremita di popolo femminile italiano, ed é troppo piccola per contenere noi e gli uomini di mente aperta che riconoscono le donne come loro pari. Mio marito e la mia bambina sono con me, ci sono tante famigliole come la nostra. Poche invece le ragazze giovani - pochissime rispetto alla portata della manifestazione - mentre tante, tantissime donne di trenta, quaranta, cinquant’anni. E’ una differenza enorme rispetto a quanto succede a Milano, dove con la mia amica Ornella a fine serata ci raccontiamo le esperienze e lei conferma la presenza di ragazze giovanissime in Piazza Castello. Sono qui anche per loro, per quelle che non c’erano e pensano che questo non le riguardi.

Sul palco le prime parole sono affidate a Isabella Ragonese; a nome del Comitato organizzatore ringrazia le 17 città italiane e le 250 città nel mondo che hanno accettato l’invito ad unirsi alla manifestazione. Il raduno di Roma inizia con la proiezione di alcuni bei filmati in bianco e nero e a colori di donne molto diverse tra loro:  operaie, attrici, coltivatrici dirette, madri materne o totalmente scombinate – come quella del film Tutta la vita davanti -  lavoratrici dei nostri tempi e degli anni addietro. Interessante la figura di Anna Magnani – in Mamma Roma, di Pasolini - che insegna a ballare il tango al proprio figlio sulle note di violino zigano. C’è un bel contributo di Rete della Conoscenza, dove ci si chiede se le donne, eredi di una cultura patriarcale, sono davvero libere di scegliere e chiedono di ripartire da un modello dove ci sia maggiore consapevolezza delle differenze. Alcune giovani attrici recitano i testi delle mail arrivate, frammenti di voci delle donne che rispecchiano i sentimenti e le esperienze presenti negli animi della piazza e lo striscione calato dalla terrazza del Pincio li racchiude tutti: “Vogliamo un Paese che rispetti le donne”. Potevamo pensarci prima? Si, ma meglio tardi che mai! Subito dopo la piazza si zittisce e alla domanda Se non ora, quando? Tutti gridano Adesso con le mani alzate.
"Un Paese dove le donne non trovano posto è un paese vecchio; un Paese dove la maternità non trova posto è un paese malato; un Paese dove il corpo delle donne viene esibito senza ritegno è un paese senza dignità.
Ecco il nuovo modello: le donne chiedono rispetto, dignità, lavoro, libertà."
Sul palco ad una ad una si alternano le personalità conosciute, ognuna con idee e proposte, bei discorsi indirizzati ad obiettivi comuni. Almeno una delle idee udite non era per me condivisibile: quella che vorrebbe gli uomini esseri fragili e per questa ragione attaccati al potere. Io non me la sento di affermare che la fragilità sia più maschile che femminile; non penso che gli uomini siano esseri fragili, non più delle donne almeno, ma anche fosse, perché sottolinearlo? Mi é sembrata un’umiliazione inutile. Un sovvertire i ruoli per prendere noi quel potere che ci ha così tanto deluso, e ripetere identici odiosi gesti, quelli a cui oggi in piazza stiamo dicendo Basta! Anche fosse, non è meglio serbare queste cose nei nostri cuori, dimostrando intelligenza e sensibilità, la forza della comprensione di cui le donne sono capaci, quella stessa forza che talvolta, purtroppo, viene scambiata per debolezza ma che non ci cambia nella sostanza. Non siamo esseri deboli: siamo esseri forti e gentili.
Infine, per le dichiarazioni della Signora Gelmini, per niente solidali con la categoria femminile, e per quelle del Signor Sgarbi, che vorrebbe scendere in piazza con le amanti, vorrei aggiungere che coloro che privilegiano la carriera a scapito della solidarietà e della loro identità, sono solo la brutta copia degli uomini, semplici imitazioni; non abbiamo bisogno di donne che giudicano altre donne: abbiamo bisogno di donne solidali tra loro, il meglio per tutti quanti. Alle ragazze che scendono in piazza a fianco del Signor Sgarbi vorrei invece dire che non è un merito essere belle e comunque, non resteranno giovani e belle in eterno: quando il corpo comincerà a sfiorire dovranno cercare un'altra forza a cui fare riferimento. 
Oggi era una buona occasione per riflettere su come siamo, accettarci, capire e ripartire  da li.