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di Valeria Ballarati

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Tina Lagostena Bassi

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Ci sono donne che hanno dato molto della loro vita per occuparsi di altre donne: Tina è una di queste.

Buon 8 Marzo a tutti!


Augusta Bassi, coniugata Lagostena, detta Tina Lagostena Bassi (Milano, 2 marzo 1926 – Roma, 4 marzo 2008), è stata un avvocato italiano.

Laureatasi in giurisprudenza all'Università di Genova, con il professor Giuliano Vassalli, inizia la sua carriera come primo assistente alla cattedra di diritto penale sempre all'Università di Genova. In quegli anni diviene amica di Fabrizio De André. In seguito si specializza divenendo titolare della cattedra di Diritto della Navigazione presso l'Università di Parma dal 1971 al 1972. Dal 1973 al 1975 lavora all'ufficio riforme del Ministero di Grazia e Giustizia. Era la rappresentante italiana al Convegno Mondiale per la Pace svoltosi a Praga nel 1983.

Diventa nota nei tribunali italiani come uno dei principali e più agguerriti avvocati per la difesa dei diritti delle donne, a tal proposito celebre l'aver difeso i diritti di Donatella Colasanti contro Angelo Izzo nel processo sul Massacro del Circeo, e della vittima di stupro nel primo Processo per stupro ad essere filmato e mandato in onda dalla RAI.
Celebri le sue arringhe in cui, con termini asciutti, descriveva la violenza subita dalle sue assistite rompendo così un muro di silenzio che esisteva sia nella società sia nel mondo dei tribunali sulla questione della violenza sessuale. In linea con il suo impegno per le cause femminili diventa una delle socie fondatrici del Telefono Rosa; è stata membro della Commissione Giustizia della Camera dei deputati e coautrice nel 1996 della legge contro la violenza sessuale n. 66/96; ha ricoperto l'incarico di Capo delegazione per l'Italia nei lavori preparatori della IV Conferenza Mondiale ONU sui diritti della donna svoltasi a Pechino nel 1995.

In un'intervista del 2007, Lagostena Bassi sottolineò come la trasmissione in tv del processo fu scioccante perché si rendeva visibile come gli avvocati difensori potevano essere altrettanto violenti degli stupratori nei confronti delle donne, inquisendo sui dettagli della violenza e sulla vita privata della parte lesa, trasformandola in imputato: l'atteggiamento mentale che emergeva in aula era che una donna "di buoni costumi" non poteva essere violentata; che se c'era stata una violenza, questa doveva evidentemente essere stata provocata da un atteggiamento sconveniente da parte della donna; che se non c'era una dimostrazione di avvenuta violenza fisica o di ribellione, la vittima doveva essere consenziente.

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