Questa lettera, pensata e scritta perfettamente, non si avvicina neanche lontanamente alla sofferenza dei 2360 bambini uccisi e 5364 feriti a Gaza e in Medio Oriente.
Ha presente, la Rettrice, 2360 bambini uccisi? Ecco, la violenza espressa dai ragazzi con la vernice nera sui muri candidi dell'Ateneo è li a ricordare loro ...
È la rabbia, per essere inascoltati.
È la sofferenza dell'immobilità universitaria di molti giorni di fronte alla morte altrui.
Ci sono momenti in cui è vitale scegliere da che parte stare. Dovrebbe essere orgogliosa dei ragazzi di Lettere e Filosofia! Perché loro l’hanno fatto: hanno scelto e hanno cercato di dirlo a tutti i “dormienti” come diceva il filosofo Alain. E’ dura vivere da svegli, lo sappiamo.
Nella lettera c’è un solo paragrafo iniziale per parlare di cosa scaturisce dalla lunga mobilitazione degli studenti e sei lunghi paragrafi di rimproveri & contorni.
Quanto siamo lontani da Gaza, Rettrice? Cosa conta di più qui? Il travertino?
Come siamo più al sicuro in Ateneo, senza bombe che piovono sulla testa, senza morti da piangere e seppellire; perciò possiamo scrivere lettere di rimprovero dei danni occorsi a chi ancora riesce a indignarsi di fronte all'ingiustizia, alla morte causata per egoismo, e perciò sfoga la sua giovane rabbia distruggendo. Distrugge perché inascoltato. Forse non bisognava aspettare così tanto. Forse bisognava ascoltare un po’ prima.
Non le tolga le scritte: quella che la riguardava è stata prontamente tolta, mentre le altre serviranno alla memoria. Certo, le vedrebbero anche i partecipanti al Congresso Mondiale di Filosofia ad agosto, ma dopotutto cosa vedrebbero? Soltanto quanto è viva la comunità studentesca italiana. Come in quel monito, scritto da qualcuno su quel muro ...
Rettrice, per la cronaca: Israele viene inserita nella Black list Onu di chi minaccia e compie gravi violazioni verso i bambini.
Il grado di civiltà di un popolo si misura da come tratta i più deboli, non è così?
I ragazzi lo avevano capito subito.
V.
"Ad ogni momento, potete dormire e sognare o rimanere svegli e comprendere: il mondo ammette tutte e due le scelte." Alain
Lettera della Rettrice alla comunità studentesca
Carissime e Carissimi,
come tutti sapete, per diverse settimane una mobilitazione studentesca ha visto l’occupazione di alcuni spazi del nostro Ateneo. L’idea condivisa delle Università come luoghi capaci di ospitare e accogliere la pluralità delle idee, il confronto critico, il dissenso e la pacifica protesta ha portato tutti noi a guardare con attenzione ai contenuti espressi dai manifestanti, esprimendo al contempo con chiarezza la posizione dell’Ateneo, maturata nell’ambito del dibattito democratico degli organi competenti, composti da rappresentanze elettive di docenti, personale tecnico amministrativo e bibliotecario, studentesse e studenti. Così, il 16 Aprile, dopo una lunga discussione, il Senato accademico e il Consiglio di amministrazione della Sapienza, riuniti in seduta congiunta, hanno discusso e approvato all’unanimità un documento sui temi della pace e della libertà di ricerca. Sfortunatamente, le azioni condotte per esprimere la critica alle posizioni espresse dagli Organi Collegiali non sono state né legittime né pacifiche.
La Città universitaria ha subito per settimane atti vandalici di inaudita violenza e rilevanza, che hanno turbato la nostra quotidianità e che si sono persino intensificati in occasioni come la visita del Presidente della Repubblica e il concerto organizzato per la pace da studentesse e studenti. Sono azioni che recano danni materiali ai beni collettivi e ai luoghi della nostra convivenza, volte ad impedire ed ostacolare lo svolgimento delle attività alla base del nostro mandato istituzionale e della nostra vita di Comunità. Sono atti che hanno richiesto e continueranno a richiedere interventi immediati e costosi, per aumentare il servizio di nettezza urbana, ripristinare serrature e attrezzature di cantiere, rimuovere graffiti e imbrattamenti (alcuni particolarmente oltraggiosi e offensivi), riparare o sostituire arredi e apparecchiature di videosorveglianza, alimentazione elettrica e illuminazione pubblica danneggiate o interamente distrutte.
Il costo complessivo di queste azioni al 28 maggio, portato all’attenzione del Consiglio di Amministrazione nella stessa data, era pari a circa 270 mila euro, ma la cifra è successivamente aumentata a 330 mila euro, a causa del proseguimento e il crescente imbarbarimento delle azioni poste in essere. Nella serata tra il 28 e il 29 maggio, ad esempio, la violenza vandalica si è scatenata anche sulle molte piante che erano state interrate nelle ore immediatamente precedenti. Nella notte fra venerdì 30 maggio e sabato 1 giugno, la Facoltà di Lettere è stata occupata, pur avendo la Preside espresso la propria disponibilità a concedere un’aula idonea per ospitare un’assemblea. Nel corso del fine settimana, sono uscite dall’Ateneo occupato, per poi rientrare al termine di una manifestazione, molte persone a volto coperto. In quei giorni, gli atti di vandalismo sono proseguiti e non hanno risparmiato alcun edificio all’interno della Città Universitaria, compresa la Cappella e gli spazi dedicati ai servizi per le studentesse e gli studenti con disabilità o DSA, hanno coinvolto persino il Mammut posto di fronte all’edificio di Geologia, hanno visto la manomissione degli strumenti per mantenere accoglienti i nostri spazi, come i macchinari per le pulizie dell’Ateneo.
I costi prodotti dai danni che sono stati generati da questa volontà distruttrice dovranno essere coperti a scapito delle altre attività e azioni particolarmente utili e richieste con urgenza da varie componenti della nostra Comunità, a partire da quella studentesca. La stragrande maggioranza delle studentesse e degli studenti ha subito l’occupazione non autorizzata di spazi comuni, rifiutando con fermezza la sua deriva vandalica, come testimoniato dal documento presentato dalle rappresentanze studentesche nella seduta del Consiglio di Amministrazione del 28 maggio scorso. Espressioni di condanna e di sdegno sono state espresse pubblicamente anche dai Direttori di dipartimento, dai Presidi, dai Garanti degli studenti.
Purtroppo nessuna somma consentirà di riportare allo stato precedente il travertino dei nostri edifici e nessuna somma compenserà il disagio e il dispiacere delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno visto vanificato il loro prezioso lavoro di cura degli spazi e delle strutture dell’Ateneo.
Desidero pubblicamente ringraziare tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori di Sapienza, in modo particolare coloro che lavorano nel palazzo del Rettorato e hanno subito ogni giorno i molti disagi causati dal contesto nel quale si sono trovati involontariamente a vivere. Desidero ringraziarli per la professionalità, l’impegno e la dedizione con cui si prendono quotidianamente cura dell’Università e delle sue strutture. Lo sforzo eccezionale che è stato loro richiesto per permettere la costante accessibilità di tutte le strutture di Sapienza, rispondendo ogni mattina ai danneggiamenti notturni con velocità ed efficienza, purtroppo non è concluso. Abbiamo la necessità di ripristinare prima possibile le condizioni di decoro nel nostro Ateneo. Parimenti, voglio ringraziare tutte le Colleghe e i Colleghi che in questo clima hanno continuato a svolgere i loro compiti con l’usuale intelligenza e diligenza, consentendo all’Ateneo di continuare a garantire, con assoluta regolarità, tutte le attività previste.
Confido che tutta la Comunità Sapienza possa condividere lo sdegno e la ferma condanna degli atti violenti e distruttivi, che nulla hanno a che fare con l’espressione della pluralità delle idee, il dissenso e la pacifica protesta per i conflitti in atto in diversi luoghi del mondo, né tantomeno con il confronto critico, ma necessariamente democratico e basato sul metodo scientifico, che può e deve realizzarsi nell’Università. Confido anche che i sentimenti di gratitudine nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori impegnati a garantire in queste settimane il completo funzionamento dell’Ateneo siano ampiamente condivisi.
Con i migliori saluti,
Antonella Polimeni