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di Valeria Ballarati

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Addio Teatro Smeraldo

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Il teatro Smeraldo chiude i battenti dopo più di 70 anni di storia. Nella struttura di piazza XXV Aprile dovrebbe insediarsi nel giro di un anno Eataly, il tempio dell’alta cucina italiana. Oscar Farinetti, il fondatore della catena di «alti cibi» con sedi anche a New York e Tokio, ha già in mente la data di apertura dell’Eataly allo Smeraldo: «Il 25 aprile 2012». L’annuncio arriva, un po’ a sorpresa, durante la presentazione della 50esima edizione del Salone del Mobile, ieri mattina al Piccolo Teatro Studio. È la cantante Ornella Vanoni a svelare il progetto dal palco. A Farinetti non resta che confermarlo: «Ogni Eataly che apriamo lo vogliamo legare a un valore: qui a Milano sarà ancorato allo spettacolo. Non possiamo uccidere un luogo storico come lo Smeraldo, dove hanno cantato Bob Dylan e Ray Charles. Per questo ci sarà sicuramente un palco che ospiterà spettacoli e concerti».

Basta con il teatro. Lo Smeraldo cambia veste. Aperto come sala cinematografica nel 1940, passato a una programmazione esclusivamente teatrale negli anni Ottanta, la svolta in negativo, per lo Smeraldo, arriva circa sette anni fa. Quando apre il cantiere per il parcheggio sotterraneo proprio davanti al teatro. I lavori partono, si bloccano, ripartono ma non sono ancora terminati. L’impresario che gestisce lo Smeraldo da trent’anni, Gianmario Longoni, denuncia a più riprese i danni economici che il cantiere procura agli incassi del teatro e minaccia di chiudere lo Smeraldo. Detto e quasi fatto. Le trattative con Farinetti sono a buon punto. Il fondatore di Eataly non lo nasconde: «Se non ci saranno intoppi burocratici apriremo il 25 aprile 2012 con la nostra classica formula mercato, ristorazione e didattica».
 

Perché proprio il 25 Aprile? «A me piace inaugurare i nuovi Eataly in questa data. Sono figlio di un comandante partigiano di una brigata Matteotti. E lo Smeraldo oltretutto è in piazza XXV Aprile». Nei circa 2.500 metri quadrati dello Smeraldo Farinetti ha intenzione di inaugurare quattro o cinque ristoranti, oltre a installare i banconi per la vendita di prodotti alimentari d’eccellenza e aprire laboratori per la didattica alimentare. «Perché apriamo allo Smeraldo? Noi non scegliamo mai un non-luogo. Non vedrete mai un Eataly a Las Vegas o Dubai, dove ci sono le prostitute, e nemmeno in un capannone».

A Farinetti, naturalmente, non sfugge che Milano nel 2015 ospiterà un’Expo dedicata a «Nutrire il pianeta, energia per la vita»: «Hanno deciso intelligentemente di occuparsi di un problema mostruoso come quello del cibo. Sono certo che sarà un successo, anche perché ora è stato dato in mano a un personaggio straordinario come Giuseppe Sala (amministratore delegato di Expo Spa, ndr), un manager che ha un profondo senso etico e una grande levatura culturale». Farinetti, piemontese di nascita — il primo Eataly italiano non ha caso è stato aperto a Torino, a Milano ce n’è già uno al Coin di piazza Cinque Giornate — conclude con un elogio dei lombardi e una stoccatina politica: «Sono il miglior popolo d’Italia, anche se sarebbe meglio votassero un po’ meno la Lega».

di Massimiliano Mingoia

 Fonte

 

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«Quanto siamo stanche io e te. Dovremmo riposarci un po’» dice Donatella a Beatrice mentre il Valium fa effetto sul lungomare di Viareggio all’imbrunire, è un dialogo che ti rimane dentro, come tutta La pazza gioia.

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