TUNISI - Centocinquanta persone sono annegate al largo della costa tunisina. Si tratta di migranti che erano a bordo del barcone andato in avaria 1 durante la traversata verso Lampedusa. La notizia è stata data dall'Onu, che inizialmente aveva parlato di 150 corpi recuperati, provocando la secca smentita della Guardia Costiera tunisina. Il direttore Lotfi Bailinon ha dichiarato che nessun cadavere è stato ripescato oggi. "Abbiamo recuperato solo due corpi ieri" e "abbiamo sospeso le ricerche a causa del maltempo", ha dichiarato Baili. "Per il momento ci sono solo due corpi" di migranti morti ieri, ha confermato anche il colonnello Tahar Landoulsi, capo della Guardia Costiera a Sfax, da dove sono condotte queste operazioni.
Ieri l'agenzia di stampa tunisina Tap aveva riferito che 570 persone erano state tratte in salvo e altre 200-270 risultavano disperse.
Arrivato a una 36 chilometri dall'isola di Kerkennah, il barcone si era trovato in difficoltà a causa di un guasto, del mare mosso e per essere rimasto incagliato in un banco di sabbia. I profughi avevano cercato di raggiungere alcuni piccoli pescherecci e si erano accalcati. La ressa ha fatto rovesciare le imbarcazioni e la guardia costiera tunisina era riuscita a salvare soltanto una parte dei naufraghi.
"Finora 150 corpi di rifugiati sono stati trovati al largo delle coste di Kerkennah - ha detto Carole Laleve, funzionario dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati -. Le operazioni di ricerca proseguono". Secondo la Mezzaluna rossa tunisina, l'equivalente della Croce rossa, i cadaveri recuperati sono 123.
L'Acnur fornisce le cifre di quella che è una vera e propria strage: sono oltre 1.500 in poco più di due mesi le persone partite dai porti libici e mai approdate sull'altra sponda del Mediterraneo. Queste stime si basano su testimonianze di sopravvissuti, parenti delle vittime e chiamate ricevute dalle imbarcazioni impegnate nella traversate.
"Cifre davvero inquietanti - commenta Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Acnur - che rappresentano una sorta di guerra nella guerra. Una strage che dovrebbe essere con tutti i mezzi evitata, attraverso più sforzi nell'azione di monitoraggio e soccorso da parte di tutti coloro che operano nel Mediterraneo".