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di Valeria Ballarati

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Abbraccia un albero

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Hai mai abbracciato un albero?

Io si… e ogni volta è un’esperienza stupenda! Lo faccio sin da quando ero piccolo. 
Abbraccia un albero, e un giorno scoprirai che non solo tu lo hai abbracciato, anche l’albero ti ha corrisposto, anche l’albero ha abbracciato te.
Allora, per la prima volta, saprai che l’albero non è solo la forma, non appartiene solo a una data specie botanica, è un Dio sconosciuto – così verde nel tuo giardino, così ricco di fiori, così vicino a te, ti lancia un richiamo, insistentemente.

La mia amica Lucia ha definito l’abbraccio con un albero in maniera splendida: “… ti può dire … siediti sotto le mie fronde… e quando ti rialzi, sentirti sollevato e rinvigorito e comprendere che lui/lei si è preso tutti i tuoi pesi per lasciare spazio alla gioia nei tuoi occhi.” E` possibile abbracciare gli alberi ed avere dei segnali molto forti in cambio. E` un’esperienza alla portata di tutti, grazie al cielo!

Il fatto che un albero, e la natura in genere, possano portare una sensazione di piacevole di benessere penso sia condivisa, anche dalle agenzie immobiliari, che ti spacciano due alberelli in un misero giardinetto per un “immerso nel verde” 

Lo scrittore  José Saramago ha raccontato che suo nonno, prima di morire, è sceso nell’ orto e ha abbracciato i suoi alberi. L’ invito «Hug a tree» (abbraccia un albero) é scritto sul cartello appeso nei Royal Botanic Gardens di Sydney (Australia).

Tanti movimenti ambientalisti invitano ad abbracciare gli alberi. Per salvarli.

 

Una bella storia di una donna indiana che, per opporsi al taglio di un bosco deciso dal re, abbracciò un tronco. Venne decapitata, e con lei 300 persone che la imitarono, ma alla fine il re fermò la strage, promettendo che non avrebbe mai più abbattuto alberi. A questa vicenda si ispira il movimento pacifista Chipko, e anche noi dovremmo imparare.

Trecento anni fa, più di 300 membri della comunità Bishnoi nel Rajasthan (India), guidati da una donna di nome Amrita Devi, sacrificarono le proprie vite per salvare dall’abbattimento i loro khejri, alberi sacri, cingendoli con le braccia. Inizia con quest’evento la storia documentata del Chipko.

L’attuale Chipko è popolarmente riconosciuto come un movimento per la rinascita del potere delle donne e delle questioni ecologiche, la cui storia, nel Garhwal Himalaya, è un mosaico di eventi e di attori molteplici. Mira Behn, una delle più strette discepole di Gandhi, trasferitasi nella regione dell’Himalaya alla fine degli anni ’40, qui cominciò ad osservare le spaventose alluvioni che si riversavano nel Gange. La deforestazione inesorabile e la coltivazione di pini commerciali, al posto di alberi a larga foglia, erano senza dubbio la causa di quanto accadeva. Si fece voce presso i responsabili ed intraprese un progetto comunitario con la popolazione locale, dalla quale imparò che non basta piantare alberi, ma occorreva piantare quelli ecologicamente adatti. (segue ...)

Fonte

Leggi l'articolo de La Stampa