Guardando la foto della nuova giunta milanese, sei uomini e sei donne in equilibrio perfetto intorno al sindaco, si rimane stupiti per l’aria diversa che emana da quelle sei presenze femminili e neopolitiche, perlopiù scelte per le loro competenze specifiche e non per altri meriti, vestite a fiorellini, con giacchettine, scarpe comode, capelli castani o sale e pepe, sguardi quasi imbarazzati davanti a un obiettivo a cui non sono avvezze, nessun fianco di traverso in posa pin up. Tacchi che messi uno sull’altro non sfiorano neppure l’altezza di uno stiletto da pomeriggio della Santanchè. Un coro estetico uniforme e senza picchi di bellezze sbandierate, di gioventù offerte, di corpi valorizzati per la festa mediatica, che parte alla conquista delle sale comunali ma non a colpi di stiletto (verso il quale peraltro non ho nessuna superciliosità, e in dosi omeopatiche indosso anch’io).
Un’immagine generale che non si può definire né nuova né vecchia, né di destra né di sinistra ma straniante perché –diciamolo- tutti noi, dopo tanto battere, ci eravamo abituati a ben altri folgori estetici femminili, a emozioni forti, a ministre e parlamentari scelte una per una secondo un codice unificato di prestanza plastificata e griffata e davanti a questa normalità, come direbbe D’Alema, rimaniano spaesati, sentiamo quasi un inedito senso di vuoto e di privazione.
Altro che Carfagna, la ministra più bella del mondo, che nonostante il ridimensionamento estetico autoinflittosi nel suo periodo ministeriale, non è mai riuscita a imbrigliare la sua prorompente bellezza, un po’ come la Claudia Kohl colpita da crisi mistica.
E invece dovremmo inchinarci a questa epifania di quotidianità della neonata giunta rosa milanese (nessuna di quelle signore, a cominciare dalla neo vice-sindaco Maria Grazia Guida, dà l’impressione di avere pensato troppo prima di “non mettersi” in posa) perché qui non si tratta di nuova o vecchia politica, di tacchi o non tacchi, ma di aria meno ingesssata, di atmosfera da liberi tutti che – pare – cominci a circolare per l’Italia.
Insomma questa sei signore non in posa sembrano plasticamente annunciare qualcosa che travalica le loro goffaggini estetiche, e cioé uno tsunami antropologico prima ancora che politico. Il Censis, nella sua ultima indagine sulle pulsioni sociali presentata il 6 giugno a Roma avverte che l’Italia è talmente malata di amoralità e di individualismo che l’onda lunga di tutto ciò andrà ben oltre il declino berlusconiano. Però questa immagine ci dice che il sommovimento tellurico che annuncia una diversa stagione, anche se sarà lungo e non indolore, è già cominciato.
E’ vero che - qualcuno potrebbe obiettare – anche ieri, a guardare tipi come Letizia Moratti o Tiziana Maiolo, si provava un certo senso di rassicurante normalità, ma l’abbiamo detto qui le nostre categorie non sono più politiche, destra/sinistra, e neppure generazionali, ma colgono i diversi spiriti che animano anche l’occhio di chi guarda che cerca altro, vuole aria fresca, in un clima antropologicamente davvero bipartisan che segna una rivoluzione culturale: desideri di comportamenti più tecnici e meno mediaticamente esasperati che percorrono – chissà – sia il governo che l’opposizione. Voi cosa ne pensate: esagero, e la mia è sovrainterpretazione quasi un wishful thinking, o questa foto segna davvero un cambiamento di passo?
di Maria Luisa Agnese