Oggi lavoravo e non mi sono resa conto subito di ciò che era successo alla manifestazione degli Indignati di Roma.
Guardando le immagini e lo speciale su rai 3 in serata era un dejà-vû: il G8 di Genova dieci anni fa. Stessa dinamica.
In settimana Gramellini su La Stampa aveva scritto un editoriale sul movimento 99% dove in chiusura chiedeva di prestare attenzione a quell’1% di teste calde che avrebbero potuto “rovinare” la manifestazione. Avevo postato un commento: dicevo che non ci si può aspettare che tutti siano sempre “miti pecorelle pacifiste” immaginando la possibilità che alcuni cittadini, dopo tante difficoltà e ingiustizie, avrebbero anche potuto commettere gesti insani, magari fronteggiando direttamente qualche rappresentante della politica, magari suonandogliele di santa ragione. Non che sarei stata d’accordo (faccio parte del gruppo delle miti pecorelle pacifiste) intendevo solo dire che questo tipo di gesto l’avrei capito, che ne avrei compreso l’origine. Naturalmente non parlavo dei Black bloc.
Non riesco a capire da dove sbucano questi personaggi qua. E’ limpidissimo che son li per provocare e fare danni! Più scorrevano le immagini e più era chiaro che provengono da altri ambienti e son li per fare, senza fretta e con metodo, ciò che mettono in atto.
Non sono “dimostranti”, non c’entrano niente con le ragioni della manifestazione e si potrebbe persin pensare che sono al soldo di qualcuno, messi li per distogliere l’attenzione dai veri motivi, dalle ragioni per le quali la manifestazione si svolge.
Sono molto diversi dai manifestanti.
Fronteggiano la situazione senza paura, una caratteristica assente nel cittadino, cosa che peraltro scagiona immediatamente il movimento se qualcuno avesse ancora dubbi in merito.
Sono tanti ma si suddividono in gruppetti disperdondosi agevolmente ad un semplice segnale; confortevolmente a torso nudo in mezzo al casino, giungono armati di bastoni e mazzette da muratore, provvisti di molotov (con stoppino e benzina all’interno) bombe carta e bengala che estraggono dagli zainetti d’ordinanza e dai borsoni posizionati sul percorso. Sradicano la segnaletica stradale per utilizzarla come arma, sono agili, salgono facilmente sui tettucci delle auto in sosta, saccheggiando, incendiando e devastando tutto ciò che incontrano. Recuperano estintori da lanciare in mezzo alle fiamme appiccate, restituiscono con fionde o con le mani (con le mani!) i lacrimogeni sparati dalla polizia, spezzano le bottiglie per tirarle sul bersaglio. Non sono tutti italiani.
Arrivano preparati: sono pronti alla guerriglia urbana che scatenano.
E’ del tutto evidente che non sono semplici cittadini.
Così come è evidente che devono essersi organizzati a monte, e per tempo.
Molti manifestanti gridavano ai coperti in viso di uscire dal corteo – fuori, fuori - e questi reagivano con sfrontatezza e noncuranza, per nulla disturbati dai cori del corteo.
La polizia, da quel che ho potuto vedere, era presente in poca forza e forse la questura ha sottovalutato la possibile evoluzione della manifestazione, come del resto hanno fatto tutti.
Quello di oggi é stato un fatto di ordine pubblico, non un fatto interno al giusto movimento che nasce in contemporanea in ogni dove e non sposta niente dei significati che voleva rappresentare.
I Black bloc di oggi hanno mancato almeno un obiettivo: non sono riusciti a distogliere l'attenzione dal vero motivo per cui si era in piazza, a differenza di quanto avvenne a Genova.