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di Valeria Ballarati

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La chiesa che non rappresenta Cristo

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Le intercettazioni: Nel 2005 una cimice al San Raffaele captò le confidenze su Berlusconi e i potenti della politica
L' aiuto del Sismi e anche un rogo Microspia svela i piani di don Verzé
Il colloquio con Pollari: quello non vende, manda la Finanza

MILANO - È dicembre 2005 e don Luigi Verzé, il gran capo dell' ospedale San Raffaele, ha le microspie nel suo ufficio. Non sa che un' inchiesta della magistratura sta legalmente violando la sua privacy. Non si era mai saputo finora. Non lo sa mentre parla con Nicolò Pollari, l' allora direttore dei servizi segreti militari (Sismi), delle difficoltà politiche dell' amico comune Silvio Berlusconi, della scalata alla Bnl e dei controlli fatti su Stefano Ricucci a favore di Sergio Billè.

È ignaro, don Verzé, che qualcuno lo sta ascoltando quando accoglie Cesare Geronzi per parlare di politica o quando risponde alla telefonata dell' «eminenza» vaticana che gli chiede un favore. Con Mario Cal, il manager suicida, conversa di una «grana» giuridica da sistemare con Roberto Formigoni e la Regione Lombardia. E certo il prete che si ispira a San Matteo apostolo («Guarite gli infermi») non immagina che le cimici elettroniche stiano captando il suo piano diabolico per fiaccare la resistenza di un vicino che non intende liberare un terreno.

I «brogliacci» sepolti - L' inchiesta in corso dovrebbe essere un rivolo di quella sulla maga Ester Barbaglia per presunto riciclaggio (accusa poi rivelatasi infondata) del denaro del clan calabrese dei Morabito. La Barbaglia alla fine del 2004 aveva creato, nello studio di Enrico Chiodi Daelli, notaio storico del San Raffaele, una Fondazione con un patrimonio di 28 milioni destinato alla Fondazione Monte Tabor di don Verzé. È il nesso, probabilmente, alla base delle intercettazioni. Le indagini, però, hanno subito escluso qualsiasi ipotesi a carico del fondatore del polo sanitario milanese. Tant' è che è rimasto sepolto per anni il fascicolo con centinaia di pagine di brogliaccio, cioè il riassunto di conversazioni captate nell' ufficio di don Verzé tra dicembre 2005 e settembre 2006.

Molti i «buchi» per i guasti alle apparecchiature e le difficoltà di ricezione. Alla fine non sono molte le conversazioni «rilevanti».

La Finanza al campo di calcetto - È il 13 gennaio 2006 alle 11,32 del mattino quando nell' ufficio di presidenza del San Raffaele «entra l' ing. Roma (capo dell' ufficio tecnico, ndr) al quale don Verzé - riassume l' operatore delle Fiamme Gialle all' ascolto - anticipa che farà venire la Guardia di Finanza per fare i verbali a coloro che giocano a calcio presso gli impianti sportivi vicini al San Raffaele che lo stesso don Verzé vuole acquisire ma che uno dei titolari, tale Lomazzi, non vuole cedere». I Lomazzi, secondo le informazioni raccolte dal Corriere , avevano un regolare contratto d' affitto (scadenza 2008) su quei terreni del San Raffaele. Ci avevano investito costruendo campi da tennis, calcio e calcetto, spogliatoi ecc. Nel 2005 e nell' inverno 2006 hanno anche subìto due incendi dolosi con blocco dell' attività e danni notevoli. Sembravano avvertimenti.

Carabinieri e polizia fecero indagini, senza risultato. «L' ing. Roma - prosegue il sunto della conversazione intercettata - dice che i finanzieri dovranno chiedere la ricevuta ai giocatori, ricevuta che non avranno perché pagano tutti in nero e così la Finanza inizierà a fare le multe sia ai giocatori sia a Lomazzi ...». Don Verzé non si scompone, tutt' altro, «chiede a che ora dovrebbe mandare la Finanza e l' ing. Roma risponde dalle 21 circa». Non risulta però che un sacerdote abbia titolo per «mandare la Finanza». Dunque? Un «piacerino» dal Sismi.

Passa un' oretta ed «entra in studio tale dott. Pollari». Cioè Nicolò Pollari, generale della Guardia di Finanza, in quel momento anche direttore del Sismi, i servizi segreti militari, finito sotto processo per il sequestro di Abu Omar e attività di «dossieraggio», oggi consigliere di Stato. Da poco Pollari, come ha documentato il Fatto , aveva acquistato una villa a Roma dal San Raffaele pagandola (500 mila euro) la metà dei soldi sborsati anni prima da don Verzé. Parlano di politica e a proposito di Berlusconi (in quel momento capo di un governo agli sgoccioli) «Pollari confida a don Verzé che sono momenti difficilissimi», che «lui è preso da molti problemi e la misura dela sua buona fede io la valuto ... prima di tutto perché gli voglio bene». «Don Verzé dice: "È travolto dal suo entusiasmo ... lui adesso purtroppo si è lasciato andare ..un pochettino eh eh ... per correttezza morale... però tiene molto alla famiglia". Pollari: "sì qualche giro di valzer ...».

La conversazione scivola sulle scalate bancarie, tema caldissimo in quell' inizio 2006. I due parlano di Sergio Billé, ex presidente della Confcommercio. «È un amico - dice il capo del Sismi - sto cercando di difenderlo in tutti i modi ... la storia di Ricucci... posso dirti la verità... Billè è stato informato... puntualmente sulla vicenda di Ricucci almeno da un anno e mezzo». Dossier Ricucci pro Billè, par di capire. Mezz' ora di chiacchiere e poi don Verzé va al punto: «Chiede un aiuto a Pollari per mandare la Gdf da Lomazzi in modo che lo stesso Lomazzi possa cedere una parte del terreno per costruire un residence per studenti. Poi si salutano e Pollari dice che si interverrà su Letta per il finanziamento sulla ricerca ...».

Il bastone e il Vangelo - Temi alti. Poi terra terra. Il sacerdote nato nel 1920 da un latifondista e da una nobildonna veneta, ex segretario del Santo don Giovani Calabria e prediletto del Beato Cardinale Ildefonso Schuster, vuole cacciare il Lomazzi, quello del centro sportivo. «Don Verzé - rilevano le microspie - dice (all' ingegner Roma, ndr) di fare un sabotaggio e di stare attento ai cavalli e all' asilo», che sono del San Raffaele. «L' ing. Roma specifica di aver individuato il generatore ...sarà sabotato il quadro elettrico ... quindi i campi non potranno essere illuminati e quando gli amici dell' ing. Roma andranno da Lomazzi a fargli la proposta di acquisto (per conto del San Raffaele) "sarà in ginocchio..."».

Qualche giorno dopo l' ingegner Roma bussa alla presidenza. I microfoni nascosti afferrano la conversazione, così riassunta: «Roma dice a don Verzé che quando lui sarà in Brasile ci sarà del fuoco, facendo riferimento ai fili del quadro elettrico degli impianti sportivi di Lomazzi che verranno liquefatti». Metodo don Verzé: il bastone e il vangelo.

Mario Gerevini Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. Simona Ravizza Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. (1-continua)

 

Commento:

Lo so, lo so che é così: ad ogni livello ci può essere il malaffare ma sentirlo attuato nella chiesa mi causa ogni volta un moto di incredulità mista a sconforto.  Ho faticato a credere quello che ho letto - come già altre volte  in passato é successo - eppure queste qui sotto sono le sue parole, le parole di un uomo di chiesa registrate attraverso le intercettazioni.

Povero Principe della Pace! 

Povero colui che predicava la povertà e chiedeva a chi voleva seguirlo di abbandonare tutti i suoi beni terreni.

"ubi Petrus ibi Ecclesia" ?*  Ma non credo proprio.

Questa non é più la Sua chiesa. Questa é la chiesa degli uomini che vestono i panni di chiesa. 

 

* traduzione "dov'é Pietro, li é la chiesa" nel senso che dove c'è il rappresentante di Cristo, li é la chiesa. Sono parole di Sant'Ambrogio.

 

Aggiornamento di oggi: 

il religioso si é sentito di scrivere una lettera in riferimento all'inchiesta avviata sul San Raffaele; la lettera termina con la frase "Ora so cosa significa essere con Cristo tempestato di insulti, sulla croce." 

Don Verzé posso umilmente dirle che l'accostamento col figlio di Dio sulla croce era meglio non farlo?

Non solo non é calzante ma é indice di come lei vive la dimensione della cosa, cioé in modo distorto. Come giustamente ricorda Cristo non aveva fatto nulla per meritarsi la croce: non magheggiava, non minacciava, non faceva fare lavori sporchi ad altri.

Don Verzé io non le credo. Ma sono certa che "Lui" sarà più clemente di me e saprà venirle incontro ancora.

 

 

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«Quanto siamo stanche io e te. Dovremmo riposarci un po’» dice Donatella a Beatrice mentre il Valium fa effetto sul lungomare di Viareggio all’imbrunire, è un dialogo che ti rimane dentro, come tutta La pazza gioia.

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«Quanto siamo stanche io e te. Dovremmo riposarci un po’» dice Donatella a Beatrice mentre il Valium fa effetto sul lungomare di Viareggio all’imbrunire, è un dialogo che ti rimane dentro, come tutta La pazza gioia.

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