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di Valeria Ballarati

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La chiesa omosessuale omofoba di Ratzinger

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Se la denuncia dei matrimoni omosessuali, presunti ‘contronatura’ e come tali perseguitati, è l’apoteosi orripilante dell’inciviltà, il massimo dell’indecenza viene raggiunto dal fatto che a propugnare l’oscurantismo più bieco sia proprio Santa Romana Chiesa. Come ieri – nel Messaggio indirizzato alla Giornata della pace – ha osato fare per l’ennesima volta; proprio attraverso il suo supremo rappresentante: Joseph Ratzinger. Sì, quello del tormentone di Stefano Disegni “dove essere finite mie pulcre scarpette rosse di Prada”.
La sua dichiarazione testuale (e indiscutibilmente delirante, data l’insensatezza) sulle nozze gay è stata la seguente: “una grave ferita inflitta alla giustizia e alla pace“.

Papa Benedetto XVI è personaggio a prima vista innocuo, che appena apre la bocca fa disastri. Soprattutto perché si rivela del tutto solidale con lo stuolo di personaggi che incarnano la più vergognosa delle contraddizioni vaticane: omofobi omosessuali. Dunque, ‘uomini con le gonne’ – come li chiamava Gaetano Salvemini – che condannano come peccaminose quelle preferenze sessuali manifestate alla luce (e per di più tra adulti consenzienti) che loro praticano abbondantemente nelle penombre, magari con l’aggravante di esercitarle nei confronti di minori indifesi.

Abbiamo dimenticato le lettere del buon (?) Ratzinger, quando ricopriva l’incarico di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, con cui dava istruzioni sul come mettere a tacere i casi di pedofilia, svelati in un inarrestabile crescendo già a partire dagli anni Ottanta dalle vittime e dalla stampa libera?

Sicché l’indecenza appare flagrante. Semmai resta da capire questa ‘doppia verità’, queste clamorose acrobazie mentali, di siffatti personaggi in tonaca o avvolti nella porpora che sono – al tempo stesso – omosessuali e omofobi.

Una situazione apparentemente così contraddittoria da mandare in paranoia, da finire schizzati. Eppure tale situazione viene perfettamente metabolizzata e coperta da secolari attitudini all’ipocrisia. Perché? Ciò dipende, semplicemente, dal fatto che la persecuzione di quelli che il Papa precedente definiva ‘comportamenti sessuali disordinati’ rinsalda l’alleanza tra l’istituzione di potere bimillenario Santa Romana Chiesa con l’ordine che giustifica il fondamento del suo potere: il modello gerarchico-patriarcale.

Sicché la gerarchia con le gonne attua uno scambio con il machismo maschilista per garantirsi il mantenimento dell’ordine su cui basa i propri privilegi.
Anche perché il nemico è comune: la messa in discussione della coppia eterosessuale destinata alla riproduzione della specie. Infatti qui non c’è traccia d’altro che non sia calcolo; e molto materiale. Non c’è né amore e neppure carità. Nemmeno umana comprensione del dolore. Anzi, sembra proprio che più si accumula dolore tanto meglio vada (ovvio: per chi ci campa sopra. Vedi la proibizione del preservativo anche in funzione di profilassi contro l’Aids).

Appunto, questa impostazione è perfettamente in linea con la difesa del monopolio nella consolazione del dolore, su cui l’istituzione ecclesiastica ha edificato il proprio interminabile (?) dominio sui corpi attraverso le menti.  Fonte

 

Commento: 

ma cosa dice quell'uomo li ? Ma davvero l'ha detto?

Il capo della chiesa cattolica che si abbandona ad esternazioni contro esseri umani diversi da lui? "Una grave ferita alla giustizia e alla pace?" Alla pace di chi? Di chi subisce queste ANGHERIE DISCRIMINATORIE! L'amore é amore punto. L'amore tra gay o tra lesbiche non può essere considerato un "amore diverso". Diverso da cosa? 

Sono incredula. Deve essersi trattato di un attimo di malessere ... Su, Papa, tranquillo: non é niente, passa subito.

P.S. é che frequenta le persone sbagliate, come si dice, delle"brutte compagnie". C'é pure da dire che quelle giuste pubblicamente non le riceve ...

 

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“L'attenzione è la forma più rara e più pura della generosità. A pochissimi spiriti è dato scoprire che le cose e gli esseri esistono."

Simone Weil, Corrispondenza, pag. 13

«Quanto siamo stanche io e te. Dovremmo riposarci un po’» dice Donatella a Beatrice mentre il Valium fa effetto sul lungomare di Viareggio all’imbrunire, è un dialogo che ti rimane dentro, come tutta La pazza gioia.

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