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di Valeria Ballarati

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Come si cura l'Uomo

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In occasione della 16à giornata nazionale per la Ricerca sul Cancro il Prof. Veronesi é intervenuto al Quirinale parlando in termini del tutto nuovi circa la Cura della malattia dell'Essere Umano e del futuro della Medicina Tradizionale. Ecco alcuni pezzi significativi del suo discorso.


Signor Presidente, Autorità, Amici, Colleghi

Proprio stamattina, guardando le carte, ho realizzato che questo è il sedicesimo incontro in Quirinale in cui noi celebriamo questa festa sulla ricerca, e quindi ho realizzato che per sedici volte io son venuto tutti gli anni a parlarvi della ricerca sul cancro, della diagnosi, delle terapia e così via, e quindi ho parlato già di tutto, ho spiegato tutto a tutti e credo quindi che dobbiamo adesso vedere come polarizzarsi su nuove posizioni …





Il fine, il destinatario di tutta questa ingente operazione che é la persona, che è l’uomo, che è la donna. Questo l’abbiamo sempre tenuto un po’ sotto tono.

E invece io credo che dobbiamo pensare alla medicina della persona. Avrete notato non ho parlato di pazienti né di malati perché noi, davanti a noi abbiamo una persona, nella sua globalità, col suo carattere, le sue emozioni, il suo temperamento, le sue aspirazioni, le sue frustrazioni, questa è la persona che noi dobbiamo conoscere se vogliamo curarla correttamente.

Quindi credo che sia indispensabile recuperare qualche elemento dalla vecchia terapia olistica che è andata da 200 anni avanti Cristo sino ad oggi, c’è un vecchio tipo di  medicina che considerava però il corpo umano inscindibile, considerava l’Uomo.

Poi nel seicento invece sono iniziate dal punto di vista medico le autopsie, abbiamo cominciato a capire che il corpo umano è la sommatoria di organi rinchiusi in un involucro che è la nostra pelle ed è incominciata la terapia, e l’analisi, e la medicina d’organo che avuto successi enormi, naturalmente, perché si è approfondito per ogni organo, ogni cellula, ogni piccola frazione del nostro organismo tutta una quantità di informazioni e cognizioni che ci hanno fatto raggiungere la medicina di oggi, l’avanzamento medico e scientifico di oggi, però ha creato una scissione tra il corpo e la mente.

Inevitabilmente, polarizzandoci solo sugli organi abbiamo un pochino tralasciato il tema del pensiero dell’uomo, e quindi bisogna in qualche maniera nella medicina del futuro ritornare un po' al vecchio pensiero platonico: Platone diceva bisogna curare l'Anima per curare il corpo. L'Anima in greco é la Psyché. Bisogna curare il pensiero, il cervello, il modo di sentire le cose, perché quando una persona si ammala di un tumore in un organo certamente quello si può curare, si può eliminare, ma poi la malattia viene percepita ed elaborata qui, nel cervello, nel pensiero, e li rimane a lungo.

Io dico sempre guardate, ai miei colleghi: "é facile togliere un nodulo al seno, é difficile toglierlo dalla mente".  Vi rimane per mesi, per anni e fin quando non é completamente scomparso, la guarigione non é ancora realizzata. Noi vediamo la guarigione fisica ma noi dobbiamo pensare anche alla guarigione a livello mentale della malattia.

E quindi abbiamo, insomma, pensato che bisognasse instaurare un nuovo rapporto: bisogna che i medici si rapportino col paziente in una maniera diversa, più dialogante, più profonda, più conoscitiva, per avere la sua fiducia.

La fiducia del paziente non si ottiene con una firma in un modulo di consenso informato, quella non serve a niente, è una forma che serve più al medico per proteggersi da rischi di un futuro che al paziente stesso; il paziente ha bisogno di sapere, di conoscere, ha bisogno di dialogo.

E quindi io dico sempre che bisogna saper ascoltare, la forza dell’ascolto è incredibile nei rapporti tra medico e paziente, è nata così la Medicina Narrativa, nessuno sa di voi probabilmente cos’è la medicina narrativa. E’ una nuova branca della medicina molto interessante perché il medico si mette vicino al paziente e chiede al paziente di narrare la sua vita, non i suoi sintomi, non i suoi disturbi legati ad una terapia,  perché noi davanti a un paziente che dobbiamo curare dobbiamo sapere chi è, non possiamo curare un paziente come cureremmo il nostro cagnolino, dobbiamo sapere chi è, e il paziente narra, narra dalla sua nascita a tutta la sua evoluzione nella vita, la sua giovinezza, le sue aspirazioni, le frustrazioni, il suo senso della vita, il suo concetto della morte e così via e allora noi saremo dei buoni medici.

Conoscendo la persona che abbiamo davanti a noi sapremo quale sarà la terapia corretta, quale potrà accettare, non accettare e quale sarà il dosaggio giusto di tutte le nostre terapie per quel paziente in quelle condizioni, per quella PERSONA, anzi, in quelle condizioni.

Io credo che, come dicevo, l’ascolto sia fondamentale.

Io dico sempre ai miei medici: se voi passate affrettati in un corridoio perché andate a sentire o avere una riunione, e un paziente nel corridoio vi fa un cenno con la mano per chiedere qualcosa, fermatevi. Fermatevi ed ascoltatelo sino in fondo perché è un suo diritto di parlare ai medici in maniera libera ed è un dovere del medico ascoltarlo. Noi medici siamo al servizio dei nostri pazienti e dobbiamo ascoltarli perché l’ascolto è il futuro della nostra medicina. Ascoltare i pazienti é un dovere, diciamo che è un diritto del paziente esser ascoltato, é un allargamento intellettuale di chi l’ascolta, del medico, ed é soprattutto, a mio parere, UNA MANIFESTAZIONE d’AMORE per il malato. Grazie."