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di Valeria Ballarati

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Home Fiori di Bach Perché mi interesso ai Fiori di Bach?

Perché mi interesso ai Fiori di Bach?

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“Grazie Dottore”. Due parole che mi ritrovo talvolta a pensare.

E’ una gratitudine che nasce spontanea nella mente mentre sono felice e sorrido perché i Fiori hanno permesso la risoluzione di una faccenda, oppure ho realizzato (di nuovo!) qualcosa in più sull’argomento.

Sono riconoscente per la scoperta, gli studi, la dedizione con la quale portò coraggiosamente avanti un’intuizione difficile per i tempi in cui visse, un lavoro di utilità sociale che permette oggi di non soffrire più, di guarire in autonomia, di ritrovare l’armonia perduta in modo semplice ed efficace.

 

Da quando sei anni fa utilizzai Gorse e lessi Guarire con i Fiori, li ho accolti nella mia vita, li utilizzo, e sono il mio unico pensiero quando qualcosa non va. In questi anni di corsi ho imparato a riconoscerli e a distinguerli, a usarli associandoli alle emozioni, riuscendo a percepirmi e ascoltarmi maggiormente.

Sin da piccola ho provato un sentimento di paura e sfiducia nei confronti di medici e ospedali, pur non avendone avuto granché bisogno poiché godevo di buona salute. Analizzando meglio questa paura in età adulta compresi che riguardava tutto l’apparato - medicine, metodi, teorie - e non era una paura fine a sé stessa, piuttosto una sensazione generalizzata di pericolo.

Quando capitava di visitare un malato a casa o in ospedale, in gioventù e in adolescenza, percepivo chiaramente la sofferenza che nessuno sembrava poter alleviare. Più in là con l’età capii che l’ospedale era tutt’altro che il luogo dove un ammalato poteva ristabilirsi, per una serie di motivi: il rapporto medico-paziente iniquo, una forma di passività forzata nella degenza, i propri cari lontani, le camere in comune ad altre sofferenze, nessun tipo di ascolto, cibo di scarsa qualità, la concentrazione di più malattie tutt’attorno, il tutto sommato ad un momento di fragilità psico-fisica estrema.

Leggere la teoria del Dottore fu bellissimo: ecco finalmente chi sosteneva e spiegava perché non c’era bisogno di delegare la salute ad altri, che il potenziale di guarigione era già insito nella persona e se c’era un equilibrio essenziale a garanzia di tutto questo, poteva essere stimolato e ritrovato senza un’invasione, battaglie o “guerre” all’organismo.

Leggere che il Dr Bach, brillante e stimato medico, formatosi negli stessi ambienti medici, li abbandonava e abbandonava la medicina tradizionale per dedicarsi ad una nuova forma di cura più naturale, più vicina alla persona e alla sua indole, fu davvero confortante.

Fu interessante leggere delle sue scoperte, delle teorie sugli errori fondamentali e della necessità di correggere i difetti, del ruolo giocato dalla personalità e dalle emozioni, delle direttive del cuore e delle decisioni della mente in relazione al ritrovamento dell’equilibrio, dell’armonia interiore e quindi della salute fisica.

La cura della malattia era davvero tutt’altro rispetto alla visione allopatica, tradizionale, un sollievo per me che sino ad allora, non ero riuscita a spiegarmi perché non mi sentivo al sicuro nelle mani di un medico. Era un segnale dell’istinto, del quale oggi ho imparato a fidarmi.

Imparare a dar retta all’intuito e a seguire l’istinto sono stati altri due insegnamenti fondamentali del Dottore. Se prima vivevo nel dubbio che si trattasse di autosuggestione, ho in seguito imparato a lasciargli il posto che meritano e ora mi fermo ad ascoltare ogni nuova sensazione che si delinea con chiarezza e mi comporto di conseguenza, assecondando il nuovo sentire.

Il Dottore ha ben ricordato quanto “l’altro” meriti rispetto.

“Gli altri” erano già importanti per me, venendo da un insegnamento familiare dove la solidarietà era di casa. Mio padre era tutto un prodigarsi autentico per le piccole associazioni di utilità sociale del paese e crebbi con l’idea che “fare del bene” era si  faticoso ma anche divertente; che era un dovere di chi poteva e voleva farlo, riconoscendo man mano la felicità e i buoni sentimenti che questo “fare” generava nelle persone.

Parlare dei Fiori oggi equivale a parlare della mia vita, nel senso che dopo averli studiati ho capito che in ogni momento sono stata un po’ un Fiore un po’ un altro. Li conobbi in un momento di grande dolore: la morte improvvisa di Lorenzo, il mio bambino di pochi mesi.

Presi Gorse e come una scintilla il Fiore riaccese il fuoco e riscaldò l’interno della mia fredda casa interiore; il tepore e il crepitare del fuoco mi diedero  conforto, ritrovai la forza necessaria per aprire quella finestra chiusa da mesi e finalmente guardai fuori dove un bel sole splendeva, nonostante il gelo che io continuavo a sentire.

Fu facile capire che era stato proprio il Fiore ad innescare quel cambiamento perché era l’unica variante introdotta nella mia vita in quel momento.  Appena più in forze decisi che dovevo capirne di più di questa potente energia, volevo sapere ed imparare tutto dei Fiori e del Metodo, anche per restituire un po’ di quello che avevo ricevuto così in abbondanza. Mi iscrissi così al corso di primo livello, per corrispondenza.

Sentivo la necessità di avere i 38 Fiori a disposizione e ricordo che li acquistai subito, tutti. Non sapendo ancora bene come utilizzarli inizialmente ci pensavo solo nei momenti di grande difficoltà, più che in ogni situazione comune, e nel frattempo studiavo, compilavo le dispense e leggevo i libri consigliati. Oggi li conosco a memoria, uno ad uno. Tengo la scatola dei Fiori a portata di mano e li uso “all’occorrenza” perché una necessità di Fiori può accadere in ogni momento. In borsa ho sempre il Rescue, la Crema e il mio personale flacone: mi pare di aver cominciato a togliere “strati dalla mia cipolla*”. Li uso anche in presenza di disturbi fisici, andando man mano a rileggere sul libro i casi di malattie fisiche seguite personalmente dal Dottore. Ne beneficiano i miei cari, i cani e i gatti, le tartarughe, le piante, l’orto.

I Fiori hanno modificato la mia percezione di me.
Ho capito di più delle mie emozioni, mi ascolto e mi rispetto maggiormente, sono caratterialmente più equilibrata e paradossalmente più forte di prima; la mia vita è così più calma, più serena, più silenziosa di quanto non lo fosse già e sebbene io abbia ancora molto da fare, mi sembra di stare meglio.

I Fiori in sostanza mi hanno aiutato a conoscermi indirizzandomi verso l’armonia e mi permettono di realizzare due importanti obiettivi della mia vita: diventare una persona migliore, che è ciò a cui tendo principalmente, e mettere le mie capacità al servizio di altre persone.

L’armonia dentro e attorno a me è importante perché infelicità e problemi da risolvere non mi lasciano indifferente. In questi particolari momenti le mie emozioni forti vengono attenuate dall’utilizzo dei Fiori, trasformando la sofferenza o l’amarezza passiva ed immobile in accettazione attiva, con un alto potenziale di trasformazione, il giusto sentimento, necessario per cambiare davvero lo stato delle cose, dentro e fuori di me.

Mi rende felice essere parte in qualche misura del Progetto del Dottor Bach: per me stessa e per tutti.

 

Valeria Ballarati, BFRP