La scorsa settimana sono venute due maestre a far spesa e abbiamo fatto due chiacchiere: una si chiama Nella, insegna in una scuola primaria e l'altra Alessandra, e insegna inglese in un istituto superiore. Nella ed Alessandra sono due persone un po’ sopra le righe, nel senso che amano profondamente il loro lavoro e ci tengono a farlo con qualità, trasmettendo con amore i “files” di cui dispongono agli studenti delle loro classi. Nella era in un momento di sconforto. Raccontava di essere entrata oggi velocemente in classe e di aver trovato la sua collega – e non era una critica, più che altro una foto – abbandonata sulla sedia dietro alla scrivania mentre intimava ai bambini di lavorare in silenzio, ma con un tono che lei stessa trovava poco adatto oltre che consono al ruolo.
Le è sembrato che questa maestra non rendesse giustizia né al lavoro, né alla categoria di cui lei si sente orgogliosamente parte, essendo quello udito un tono di lontananza, di stanchezza, di impazienza e noncuranza, come ad attendere l’arrivo della campanella. E si ricordava di aver sentito dire da alcune maestre che a scuola “loro si riposano” … e proseguiva raccontandomi una sua esperienza. Dovendo un giorno attaccare verso le 11, del mattino per fare il turno pomeridiano, avendo un po’ di tempo si era messa a pulire il bagno, e l’aveva fatto a fondo, spostando cose, riordinando, pulendo bene arrivando a scuola stanca, così stanca da ripromettersi di non farlo mai più. Si sentiva a disagio - “Io non ero la solita e non mi piacevo così” e ancora “io non posso andare così in classe” - dicendosi tra sé e sé che in quella condizione non avrebbe potuto svolgere al meglio il suo lavoro, dare il meglio ai suoi alunni, decidendo che era il caso di dedicarsi ad una qualsiasi attività faticosa prima dell’inizio delle lezioni. “Casomai metto un po’ in ordine, faccio la lavatrice, stiro due cose” attività casalinghe meno impegnative, che non avrebbero compromesso la sua attività, il suo amato lavoro.Nella dimostra di essere una maestra responsabile. Oltre a sentirsi responsabile di ciò che insegna ai ragazzi, pone attenzione anche all’esempio che da in classe, al suo modo di esprimersi, porsi e comportarsi.
Oggi è venuta ad acquistare gli ingredienti per fare una torta di mais in classe, domani. Lo scorso anno dopo aver iniziato un lavoro didattico sull’alimentazione - equilibrata e biologica - portò la sua classe e alcuni genitori in gita qui da me, al negozio bio, e fu un’esperienza bellissima, istruttiva per tutti, che io ricordo con grande gioia. Per i bambini ci vorrebbero maestre come Nella.
Poco dopo ecco Alessandra, anche lei viveva un momento di sconforto ma il suo discorso riguardava gli studenti. Sembra che nelle classi oramai non esista più la meritocrazia e l’andamento delle lezioni ne risente perché gli studenti più inclini alla materia, e bravi per l’impegno profuso, non riescono a progredire dovendo lei costantemente spiegare più e più volte gli stessi argomenti a coloro che non li hanno capiti, vuoi perché non seguono adeguatamente, vuoi perché non sembrano portati, vuoi perché forse poco interessati alla materia in oggetto. Parlava della diversità del sistema attuato all’estero, dove step diversi di ammissione con esami di ingresso suddivisi per gradi di conoscenza degli alunni, indirizzano le capacità e la predisposizione innata degli studenti, dove se la base è ottimale si entra ad un livello chiamato C; se la conoscenza della materia è intermedia si entra ad un livello chiamato B - con possibilità agevole di passaggio al livello superiore attraverso esami intermedi - e con una conoscenza minore ad un livello A dove si inseriscono anche coloro che non sono portati per la materia, che sono indietro col programma, ma per i quali vengono ugualmente date le nozioni di base. Alessandra vede altresì la mancanza adeguati stimoli in famiglia, ragazzi svogliati e sostenuti nella svogliatezza dai genitori, del resto un po’ svogliati anch’essi. Ho trovato entrambi i discorsi estremamente sensati. Queste due insegnanti mi hanno ricordato che l’insegnamento di qualità è un lavoro che va fatto con passione ma non può prescindere dal sostegno e dal lavoro svolto dalle famiglie, dalle istituzioni, un lavoro che va necessariamente portato avanti di pari passo per riuscire a dari buoni frutti con le generazioni future.