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di Valeria Ballarati

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Intervista ad un Clown

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Fare il clown di corsia è un’esperienza unica, almeno a sentir parlare chi l’ha provata.
Ecco l’intervista a “Conticino” un clown VIP - Viviamo in Positivo - ITALIA ONLUS l’organizzazione che si occupa di clownterapia seguendo le orme di Patch Adams. Ha 41 anni, abita nell’hinterland milanese e si chiama Raffaele.

 

1. Ciao. Come mai questo nome: “Conticino”?
Arriva dalla mia professione: sono consulente del lavoro e mi occupo di paghe, contributi, fiscale e tributario; ecco che i “contincini” tornano ...
2. Quali sono le motivazioni che spingono una persona a fare volontariato, e nello specifico, proprio il clown?
Il Servizio Clown é un volontariato diverso perché il clown, oltre a mettersi in gioco personalmente, deve fare qualcosa in più: in sostanza si mette a disposizione degli altri in un dato modo, al servizio degli altri cercando di farli sorridere. Non è un volontariato normale come possono fare tutti: è un volontariato normale con in più questa caratteristica che presuppone uno sforzo personale per riuscire.
3. C’è un candidato Clown “ideale”?
No, possono farlo tutti, non c’è un prototipo e ognuno è un clown diverso, con le sue capacità, le sue potenzialità e si tratta solo di aver voglia di mettersi in gioco in pieno.
4. Come ci si forma?
Bè, la formazione è la base. E’ importantissima perché nelle situazioni di disagio e nei momenti di difficoltà ti aiuta a trovare gli strumenti; e questo varrà poi sia nel servizio clown che nella vita personale. La Formazione è costante nel tempo: si parte da un corso di base di un fine settimana - da venerdì a domenica - dove ti viene data un infarinatura di base su “chi fa cosa” e “con quale obiettivo”; una volta terminato questo primo step si entra a far parte di una delle associazioni nazionali VIP suddivise per regioni. Tutti i corsi base sono effettuati a Milano ma la scelta dell’associazione di cui far parte è strettamente personale e ricade a volte su regioni diverse da quelle di residenza, magari vicine. Si entra a farne parte come Socio Volontario e da quel momento automaticamente scatta un meccanismo dove si fanno due allenamenti al mese e due servizi al mese.
5. In cosa consiste l’allenamento e in cosa il servizio?
Ogni allenamento ha un tema: clowneria, giocoleria, motivazione, personaggio clown, psicologia, norme igienico sanitarie, comportamento; ogni volta é diverso e a ripetizione. Nello specifico dell'allenamento si entra meglio nel proprio personaggio e si capisce cosa ci piace fare di più; serve ad affinare e ad essere padroni degli strumenti conosciuti per fare al meglio il proprio compito in ospedale, nella piazza, o dove si viene inviati. Il Servizio invece consiste nel recarsi – sempre in coppia - nei reparti dove si mettono in scena le gag e la giocoleria, tenendo ben presenti le regole comportamentali, psicologiche e igienico sanitarie previste dalla struttura riuscendo a regalare un momento di sorriso alle persone.
6. Quali sono le competenze necessarie?
Non servono competenze, si acquisiscono durante la vita associativa.
7. Imparare ad essere un clown è impegnativo?
Se si entra nell’ottica di far parte della squadra è facile, si sente il supporto dell’associazione e dei compagni: il clown non fa mai servizio da solo, sempr in coppia. Se al contrario non si partecipa alla vita associativa non si riesce ad andare in servizio: il non mettersi in gioco all’interno del gruppo è un limite che viene fuori durante il servizio stesso. Dato che una delle priorità dell’Associazione è garantire in modo costante e quotidiano il servizio del sabato e della domenica, é normale che ci sia la voglia di fare servizio e rispettare i turni, anche perché le persone e l’ospedale si aspettano i clown e un momento di divertimento. Non si può mancare!
8. In termini di tempo, quale impegno si prospetta per la persona?
L’impegno richiesto alla lunga può diventare importante. E’ necessario fare bene i conti con se stessi, con il tempo che abbiamo a disposizione: i due servizi coincidono sempre con i week-end e variano dalle 2 ore di Milano, alle 3 di Torino, sino alle 4 di Roma; per gli allenamenti bisogna contare una sera e un sabato, come impegno fisso minimo.
9. A chi si rivolge il servizio e in quale ambito l’attività viene svolta?
Gli utilizzatori finali si trovano nell’ambito del disagio ospedaliero, prevalentemente nelle pediatrie, ma si allarga alla traumatologia, all’oncologia, geriatria, hospice, casa di riposo, nell’ambito del disagio per malattia, lungodegenza, carceri, casa famiglia etc.
10. Tu che tipo di esperienza hai?
Ho iniziato a fare il Clown nel gennaio 2004 e ho concluso nel dicembre 2009. Ho fatto ogni tipo di servizio, andavo ovunque era richiesto.
11. Non è difficile avere a che fare con il disagio, il dolore e la malattia nelle persone?
Bè no, sulla carta sembra difficile, ma al lato pratico si ha voglia di mettersi in gioco; se sei già predisposto e se hai voglia di farlo col sorriso, la formazione di base ti sostiene, ti da gli strumenti per alleviare i problemi e farti stare bene, superare le difficoltà, saper guardare oltre. La formazione è importante: sapere che c’è qualcosa di difficile e sapere come poterlo superare non lascia spazio a difficoltà o incertezze.
12. La condivisione di gruppo è importante nel caso del servizio clown?
Si, perché insieme alla formazione è un momento di crescita del gruppo stesso. Come abbiamo detto il clown non va mai in servizio da solo, c’è la tendenza a fare squadra e alla base c’è proprio questo: alla fine di ogni servizio clown c’è sempre un momento di raccoglimento, di condivisione per cercare di focalizzare cosa è andato e cosa no. E’ un importante momento di confronto dove si migliorano gli aspetti fragili e si apprendere dall’altrui capacità. Questo lavoro di considerare bene cosa si è sbagliato è fatto proprio nell’ottica di far crescere le persone.
13. C’é una giornata o un evento rivolto a sensibilizzare l’opinione pubblica al riguardo?
La giornata nel naso rosso viene fatta in primavera ogni anno. Le associazioni federate a vip si ritrovano nelle piazze italiane per sensibilizzare al volontariato clown e per raccogliere i fondi che servono alla formazione dei nuovi soci volontari. http://www.giornatadelnasorosso.it/ 

14. E quando una persona continua questa attività nel tempo, perché lo fa?
Perché è un pazzo! (risata) Alla base ci deve essere una disponibilità di tempo e una motivazione personale molto forte. Chi è costante è nella condizione di poterlo fare, chi ha difficoltà economiche, chi ha famiglia, chi ha problemi nella quotidianità non può riuscirci. Mediamente si avvicina a questo tipo di attività un ragazzo di età giovane e, sempre mediamente, dopo alcuni anni questo ragazzo trova lavoro, cambia città, si fidanza, si sposa, e non è che viene meno agli impegni presi, semplicemente la sua vita cambia e cambiano le priorità e quindi lascia.
15. Tu come mai hai smesso?
Ho messo di fare il clown per impegni di lavoro: quest’anno il mio studio aveva bisogno di me e non ho avuto abbastanza tempo da dedicare all’attività clown. Non ho smesso totalmente di fare il volontario: da anni mi dedico anche ad un altro tipo di volontariato, che però mi impegna meno e che posso concentrare in un periodo specifico dell’anno e infatti ogni anno, a settembre, vado a Lourdes con il treno Bianco per assistere gli ammalati.
16. Consiglieresti l’esperienza clown ai ragazzi, e perché?
Ma si, sicuramente a tutti i ragazzi, anche per un periodo più breve (un anno o due). Lo consiglio perché anche in questo lasso di tempo si riesce ad essere utili, a fare una cosa diversa, perché aiuta a crescere, a tirarsi fuori da certe dinamiche e prendere la vita in una modo diverso.
Conticino grazie tante per averci raccontato la tua esperienza.
Grazie a te, spero possa servire.

Nella fotografia, da sinistra i Clown Conticino e Zummolo

www.clownterapia.it

Nota: Il clown Conticino non è per me un clown qualunque, è il mio amatissimo fratello.