Laura, 26 anni, di Martinsicuro (TE) è un’aspirante sceneggiatrice.
Ha una Laurea in Arti visive dello spettacolo. Il cortometraggio da lei scritto – Maria Cristina – per un soffio non ha fatto parte della rosa dei vincitori esordienti al Milano Film Festival, ed è stato comunque proiettato perché meritevole, nonostante l’esclusione.
E’ alla sua prima esperienza di lavoro nel campo del lungometraggio e come costumista, a ottobre, ha fatto parte di una troupe di professionisti. Ho trovato il suo racconto interessante, per questo lo propongo a voi.
Ciao Laura, grazie per aver accettato questa intervista.
Ciao, grazie a te.
Prima di tutto una domanda di rito: perché vuoi fare questo lavoro?
Perché ho sempre amato tutto della lavorazione di un film. Dalla regia, al montaggio, dalla scenografia alla scrittura che è poi il punto di partenza assoluto. Semplicemente mi piace scrivere e la sceneggiatura è una forma di scrittura che mi permette di farlo e che mi consente poi di vederla crescere, mano mano davanti ai miei occhi.
Dove hai studiato ed è stata utile la scuola?
Tutto è partito dagli studi all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Frequentando il corso di comunicazione multimediale il mio bagaglio si riempiva di cinema, teatro, storia dell’arte, grafica 3D, fotografia … insomma la mia vista ha lavorato parecchio! Di scrittura facevo poco ma nel mio piccolo scrivevo quantità industriali di poesia. Dopo la Laurea il cinema continuava a chiamarmi e così mi sono iscritta al corso di sceneggiatura di OfficineMattoli, a Tolentino; subito dopo ho fatto un master a Roma con lo sceneggiatore di “Venti sigarette a Nassiriya”, Francesco Trento. Tutto è stato utile. Più di tutto lo è stato la possibilità di veder realizzato un mio scritto, grazie alla scuola di OfficineMattoli. Con alcuni studenti continuo a collaborare e assieme creiamo, sogniamo, facciamo, ed è questo l’importante. Fare. Fare. Fare.
Come mai hai scelto il master con Trento, visto che ce ne sono diversi a Roma?
Perché Trento aveva già eseguito le lezioni di Officine e ho saputo del corso direttamente da lui. Sono andata sulla fiducia conoscendolo già come insegnante. Il corso era economicamente più accessibile rispetto ad altre scuole, che non è male.
Cosa ti ha insegnato che non avevi già imparato?
Mi ha insegnato ad applicarmi per la scrittura di un lungometraggio. Ad Officine ci si “ammazza” di corti ed è un’ottima palestra, ma la scrittura di un vero e proprio lungometraggio è molto diversa.
Per chi legge chiariamo la differenza tra un cortometraggio, un lungometraggio e un film:
Un lungometraggio è un film della durata di almeno un’ora, il cortometraggio è una storia breve che può avere una durata minima anche di tre minuti fino ai 30 minuti, sforati i quali diventa un mediometraggio. E’ solo una questione di tempistica, volendo dare una spiegazione spiccia.
Cosa volevi dire con “applicarsi”?
Appunto, al di la della tempistica, scrivere un corto e scrivere un film è comunque diverso. E con l’applicarsi a scrivere una sceneggiatura di un lungo capisci che devi pensare al doppio (se va bene) delle situazioni interne alla storia e sotto la storia. Con un lungo ci sono una miriade di fili che devi condurre, per un corto è meno complicato.
Pensi che sia fattibile per una ragazza come te, con le tue abilità, entrare in questo mondo?
Entrare in questo mondo è molto difficile, ma nel mio piccolo posso dire che ci sto provando. Ed è difficile perché è un mare talmente vasto che non sai come buttarti, e dove buttarti, e quando. Alla fine è tutta una questione di conoscenze e spesso non ne hai o semplicemente diventa difficile perché ti manca il danaro e quindi ti devi sbattere per trovare i fondi che poi non si trovano mai. Ti devi far conoscere, esporti in una “vetrina” (e parlo di concorsi vari, dai più piccoli ai più grandi!) con il tuo lavoro e vedere se qualcosa cambia, se a qualcuno è piaciuto il tuo lavoro.
Conosci qualcuno, magari dei tuoi compagni, che sta già lavorando o comunque fa esperienza?
Qualcuno dei miei compagni è già stato alle prese con delle esperienze nel settore, chi più chi meno.
Raccontami com’era il Milano Film Festival a cui hai partecipato.
E’ stata un’esperienza divertente. Tutto era ben organizzato e c’era molta gente. Eravamo presenti io, il regista (Giuseppe Imparato) e l’attrice principale di “Maria Cristina”(Roberta Sarti). Sarebbe stato sicuramente più bello partecipare tra i corti selezionati, ma non ci siamo lamentati, anzi.
Come ti stai muovendo nell’ambiente per fare esperienza sul campo?
Semplicemente continuo a scrivere e a proporre. Poi la fortuna non guasta.
So che ti hanno chiesto di riscrivere un testo teatrale, che poi hanno messo in scena.
Sì, “The Beast”. La mia primissima opera teatrale. Una rivisitazione contemporanea de “La Bella e la Bestia”. E’ stata un’esperienza meravigliosa scriverlo ma soprattutto vederlo a teatro. Mi ha contattato l’attore (Iacopo Cicconofri), aveva recitato nel mio primo corto ad Officine e aveva bisogno di una sceneggiatrice che avesse un’impronta cinematografica piuttosto che teatrale, è così l’ho scritto. Lui non solo lo ha diretto, ma era l’attore principale. Una Bestia, davvero.
E poi è arrivata la prima “chiamata ufficiale” … come si chiama il lungometraggio, chi sono gli attori e il regista?
Mah, chiamata ufficiale, non esageriamo.
Ok, diciamo chiamata “professionale”?
Si, semplicemente il presidente della scuola di Officine, Damiano Giacomelli, ha trovato i fondi necessari per poter realizzare “Un rovescio” - titolo del corto, un rovescio del tempo - e ha coinvolto una troupe di 30 persone di cui la metà studenti mattoliani e l’altra professionisti. Non è un lungometraggio, è un mediometraggio, dovrebbe durare all’incirca 30 minuti. Il mio ruolo è stato molto piccolo, ero assistente costumista, ma l’esperienza è stata significativa perché ho avuto un primo assaggio di quello che può essere in reale un set vero.
Raccontami la giornata tipo di una costumista.
Alzataccia all’alba. Si raggiunge il quartier generale. Si studia l’ODG (Ordine del giorno) dove sono segnate le scene che si gireranno in quella giornata. Dopodiché si sistemano i vestiti di quelle stesse scene: si stirano, si “lavorano” se necessario (nel caso si dovesse, ad esempio, invecchiare una cravatta)e infine si vestono gli attori secondo i bisogni di quella scena. Una volta iniziate le riprese è necessario controllare sullo schermo se in scena gli abiti non sono fuori posto, se ci è sfuggito qualche oggetto, che tutto é come deve essere, anche rispetto alla scena precedente etc. C’è da avere cura degli attori: tra un ciak e l’altro spesso passa molto tempo e se l’attore nel frattempo si è mezzo svestito è bene ricoprirlo! E quando c’è da cucire, rattoppare o scucire la costumista deve essere lì. Sostanzialmente è questo.
Cosa ti è piaciuto ed hai trovato interessante e cosa invece non lo era per niente.
Bè è stato tutto molto interessante. Ogni giorno c’era da imparare qualcosa: serve la pioggia? Come si fa? Ecco che Enzino (uno degli scenografi) fa la pioggia.
Si, l’ho visto fare anch’io nel documentario “La vita è Bella” di Benigni. E’ singolare la macchina della pioggia, con le luci e il resto …
La scenografia è stata la parte più magica in assoluto. E la tristezza mentre smantellavano è stata ancora più grande.
E’ stato tutto molto intenso e c’erano cose che non mi sono piaciute ma mi piace ricordarmi solo di quelle meravigliose che ho visto e delle persone che ho conosciuto. Anzi no, una cosa che non mi è proprio piaciuta è che è finito troppo presto!
Com’è la paga?
_Laura rise divertita a questa domanda e non rispose._
No, seriamente, ho rimediato vitto e alloggio … e una multa.
Che cosa stai scrivendo ora?
Sto lavorando alla sceneggiatura di un corto per lo stesso regista di “Maria Cristina”. Non ti svelo niente perché è ancora work in progress, non so ancora bene dove andrà a parare. Il titolo però è “Diva”.
Che fai, mi parli come la grande Franca Valeri? Sai che anche Lei, quando cominciava a scrivere, non aveva alcuna idea del personaggio che stava per creare, nemmeno come avrebbe parlato, eppure qualcuno è rimasto nella storia, come la sora Cecioni.
Bè lo spero allora!
Secondo te un profano ha qualche chance di scrivere una buona storia per il cinema?
Perché no?! Se sa scrivere anche solo un po’ basta iniziare e continuare a farlo. Io ero una schiappa, lo sono ancora, ma di sicuro lo sono meno di prima.
Infine, la tua scuola è da poco diventata una Casa di Produzione: quali storie racconterà?
_Laura sorrise orgogliosa._
Bè è più una cooperativa di produzione. Comunque la prima storia che racconterà è la sceneggiatura su cui sto lavorando ora, “Diva”. Poi spero ne racconteranno altre e sempre migliori, che siano mie o di altri.
Grazie per la chiacchierata, e tanti auguri per la tua carriera!
Grazie a te, ciao.
v.b.