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di Valeria Ballarati

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Quando la chemio favorisce il tumore

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La chemioterapia, se non funziona subito, rischia di favorire il cancro. E ora si sa come. Sono le cellule sane, danneggiate dai farmaci, che per reazione producono una proteina con l' intento di avvertire le colleghe sane, renderle resistenti all' attacco chimico e accelerarne una crescita riparativa. Tutto in difesa dell' organismo. In realtà, di questa proteina approfittano prima le cellule tumorali: crescono più velocemente e diventano resistenti alla chemio.

Lo hanno scoperto i ricercatori americani del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, Stato di Washington, e la rivista Nature dà ampio risalto al lavoro. In realtà, è una sorpresa e una nuova chiave di lettura.

I ricercatori di Seattle si limitano a riportare ciò che hanno visto studiando il tumore alla prostata e ora (primi riscontri analoghi) quelli del seno e delle ovaie. «Hanno scoperto un meccanismo genetico adattativo che le cellule sane esprimono per difendere l' organismo», dice Piergiuseppe Pelicci, vicedirettore scientifico dell' Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano. «Osservazione molto importante - aggiunge -: una risposta genetica di difesa di cui "approfitta" il tumore... Da approfondire subito». Tutto è partito da una domanda: perché le cellule del cancro alla prostata sono così difficili da eliminare nel corpo umano, mentre è molto facile eliminarle in laboratorio? Per trovare la risposta, nei laboratori di Seattle si sono cominciati ad analizzare gli effetti di un tipo di chemio sui tessuti raccolti da pazienti affetti da tumore alla prostata. E sono stati scoperti «evidenti danni del Dna» nelle cellule sane vicine all' area colpita dal cancro. Quest' ultime, per reazione, producono quantità maggiori di una proteina, la WNT16B, che ha come «effetto collaterale» quello di favorire la sopravvivenza del tumore, la sua velocità di crescita e, soprattutto, la sua resistenza ai successivi trattamenti.

«Una scoperta del tutto inattesa», afferma il co-autore della ricerca Peter Nelson. «È noto da tempo - commenta Armando Santoro, direttore dell' oncologia dell' Humanitas di Rozzano - che i tumori rispondono bene alle prime chemio, ma che poi possono cominciare a ricrescere rapidamente e sviluppare una resistenza maggiore ad ulteriori trattamenti».

Nello studio pubblicato da Nature si legge: «I nostri risultati indicano che il danno nelle cellule sane può direttamente contribuire a rafforzare la velocità di crescita del cancro». Che cosa fare per bloccare questo «aiuto?». «Per esempio - risponde Nelson -, mettere a punto un anticorpo alla WNT16B da assumere durante la chemio. In alternativa, si potrebbero ridurre le dosi della chemio». Questo per danneggiare meno le cellule sane.

Scettico Santoro: «Dubito che si arrivi rapidamente ad una svolta aggiungendo un anticorpo al trattamento. Quando il cancro non è subito eliminato da un tipo di chemio significa che non funziona. E anche di questo va capito il perché. Scoprire che le cellule sane danneggiate favoriscono quelle tumorali per me non basta. Senz' altro però è una nuova, interessante, via di studio».  Fonte

La risposta di Tirelli allo studio pubblicato da Nature Medicine.

 

Commento:

é una notizia di inizio agosto: ricercatori statunitensi hanno evidenziato che la chemio su alcuni tipi di tumore non va bene.

Anche le parole del Prof.Tirelli confermano risultati con la chemio SOLO IN ALCUNI TIPI di tumore metastatico (non tutti) nell'ambito di uno stesso tipo di tumore. L'ultimo passaggio della sua dichiarazione é particolarmente significativo e potremmo leggererlo così: visto che c'é ancora molto da fare sul cancro e non sappiamo ancora bene come, diventa indispensabile prevenire (screening e diagnosi precoci), prima che si sviluppi, così da avere più possibilità di contrasto nelle fasi iniziali.

La prevenzione é un buon consiglio.

Ricordate cosa diceva il Dr Bach al proposito: l'insorgenza di una malattia é preceduta da un cambio di umore.

"Nella malattia l'umore é differente da quello che si ha nella vita ordinaria, e gli osservatori notano spesso questo cambiamento prima, a volte molto tempo prima che la malattia si renda evidente. Può essere fatta allora una cura preventiva."

Bisogna partire da li, questo é prendere la malattia per tempo, prima che abbia modo di svilupparsi nel fisico possiamo occuparci delle nostre emozioni e del nostro stato psichico. Dice ancora: "La psiche é la parte più delicata e sensitiva, mostra con molta più precisione del corpo il punto di partenza e il cammino della malattia, in modo che é lo stato emotivo del malato che ci guiderà nella scelta del o dei rimedi necessari. (...) Poiché le piante guriscono le nostre paure, le nostre ansie, i nostri pensieri, i nostri difetti e le nostre debolezze, sono questi che bisogna ricercare, e allora la malattia ci lascerà, di qualunque natura essa sia. C'é poco da aggiungere perché tutto questo sarà chiaro ad una mente intuitiva. Potrebbero essere molti coloro che avendo questa mente intuitiva, non ostacolata da tendenze scientifiche, impiegheranno questi doni di Dio per il sollievo e il più grande bene di chi li circonda. (...) "

"La tranquillità di mente e l'armonia con l'Anima sono di grandissimo aiuto per la guarigione degli ammalati. La medicina futura si impegnerà a svilupparli nel paziente più di quanto non lo facciamo ora quando, incapaci di giudicare l'evoluzione di un caso se non con mezzi materialistici, ci preoccupiamo di misurare frequentemente la temperatura e di somministrare pericolosi rimedi, invece di favorire il rilassamento del corpo e della mente così essenziali per la guarigione."