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di Valeria Ballarati

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Intervista a Pietro Croce

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VICENZA. Sylvia, la moglie del professor Croce, mi accoglie sorridente con un aperitivo e una fetta di torta al cioccolato da brividi. «La prego, ancora un po'». Il professor Croce sta arrivando. E' andato al parco qui vicino a fare la sua passeggiata e i suoi esercizi di ginnastica. Mi sento un verme. Io, a cinquant'anni, vado in tachicardia parossistica dopo due flessioni, lui, a 84, va a fare jogging e ginnastica.

La casa è piena di libri. Molti dei quali tedeschi, inglesi e americani. Il professor Croce, oltre ad avere scritto testi monumentali di patologia, ne ha tradotti altrettanti dal tedesco.

Quando entra mi stringe la mano e mi fa cenno di stare comodo. Parla con misura, senza mai alzare la voce, senza accalorarsi. Gli occhi sono limpidi e sinceri. «Forza Oscar, volevi farmi qualche domanda? Sono pronto».


Professor Croce lei ha mai condotto esperimenti su animali?

«Sì, ma prima di tutto dammi del tu. Tra colleghi ci si dà del tu. La formazione scientifica scolastica mi ha imposto, per i primi anni, di sperimentare sugli animali. Era l'unico credo esistente».

Quali sono stati i risultati di questa sperimentazione nella sua esperienza?

«Nulli, per la medicina umana. Potevano avere qualche interesse per i veterinari. Forse avrebbero potuto migliorare la qualità di vita di topi e ratti, ma non certo quella dell'uomo che è un'altra specie assolutamente diversa».

La vivisezione è solo un problema di compassione nei confronti degli animali o è un problema scientifico?

«Io rappresento e sostengo soltanto l'antivivisezionismo scientifico».

Qual è stata la molla che ha condotto uno scienziato come lei a trovarsi, come scrive in un suo celebre libro, sulla via di Damasco? In altri termini perché non ha più sperimentato sugli animali?

«L'aver constatato che né i miei, né i risultati degli sperimentatori di tutto il mondo, ottenevano alcun risultato utile per la medicina umana. Tutti i giorni muoiono in Germania cinquemila animali a causa della vivisezione. Tutti i giorni muoiono in Germania 44 uomini a causa degli effetti collaterali su medicine provate sugli animali. E' questo il risultato che desideriamo?».

Ci può dire quali sono i danni maggiori causati all'umanità dalla sperimentazione dei farmaci su ratti, topi o cani? Ci fai qualche esempio anche recente?

«Ho un elenco di farmaci compilato dal dottor Bernhard Rambeck di Bielefeld (Germania) che cita un'ottantina di farmaci che, sperimentati sugli animali hanno fornito risultati soddisfacenti; somministrarti all'uomo hanno provocato morti o malattie gravissime, specialmente al fegato e al cuore».

E' sicuro che dalla sperimentazione sugli animali non sia derivato nessun vantaggio, ad esempio il trapianto d'organo?

«E' assai probabile che gli sperimentatori abbiano provato sugli animali prima di provare sull'uomo, ma non possiedo protocolli a proposito, non saprei come procurarmeli. Anche perché da qualche anno la sperimentazione sugli animali si svolge nel più assoluto segreto: i ricercatori cominciano a vergognarsi? Sarebbe ora!».

Molte persone credono che la vita di un bambino non valga quella di tutti i cani del mondo. Cosa risponde loro?

«Vorrei invitare quelle persone a dimostrare una correlazione tra la sperimentazione sugli animali e il salvataggio dei bambini. Non ci riuscirebbero mai».

In una recente intervista la responsabile degli studi dell'istituto Mario Negri ha detto che quando uno sperimentatore sa che quel cane deve morire prova grande dolore, ma lo deve fare. E' vero?

«Commovente!».

Che fare allora. Sperimentare su cavie umane?

«Cercando di modificare geneticamente animali per ottenere specie con tessuti di tipo "umano" i ricercatori, forse senza rendersene conto, ci hanno dato ragione: soltanto l'uomo può essere modello sperimentale dell'uomo. Ratti, topi, cani o scimmie non solo sono inutili ma sono forvianti. La ricerca della sicurezza usando ratti e criceti è pura follia, o meglio, copertura accorta di interessi che hanno più a che fare con soldi e punteggi accademici che non con la salute».

Lei è un grande scienziato ed è stato un grande insegnante. Vuole dire qualcosa ai giovanissimi che hanno iniziato ora le scuole?

«Quando sarete voi in età da poter sperimentare a favore della medicina umana, la sperimentazione sugli animali sarà così screditata da non esistere più nessuna traccia, ma solo un triste ricordo del quale l'umanità intera si vergognerà. E tu, Oscar, per favore... dammi del tu».

Intervista di Oscar Grazioli