Venerdì 24 Febbraio 2012 00:00
(...) Lì li per scoppiare a piangere, Fortunata gli riferì tutto quello che Mattia (lo scimpanzè, n.d.r.) gli aveva strillato. Zorba le leccò le lacrime e all'improvviso si sentì miagolare come non aveva mai fatto prima.
"Sei una gabbiana. Su questo lo scimpanzé ha ragione, ma solo su questo. Ti vogliamo tutti bene Fortunata. E ti vogliamo bene perché sei una gabbiana, una bella gabbiana. Non ti abbiamo contraddetto quando ti abbiamo sentito stridere che eri un gatto, perché ci lusinga che tu voglia essere come noi, ma sei diversa e ci piace che tu sia diversa. Non abbiamo potuto aiutare tua madre, ma te si. Ti abbiamo protetta fin quando sei uscita dall'uovo. Ti abbiamo dato tutto il nostro affetto senza alcuna intenzione di fare di te un gatto. Ti vogliamo gabbiana. Sentiamo che anche tu ci vuoi bene, che siamo i tuoi amici, la tua famiglia, ed é bene che tu sappia che con te abbiamo imparato qualcosa che ci riempie di orgoglio: abbiamo imparato ad apprezzare, a rispettare e ad amare un essere diverso. E' molto facile accettare e amare chi é uguale a noi, ma con qualcuno che é diverso é molto difficile, e tu ci hai aiutati a farlo. Sei una gabbiana e devi seguire il tuo destino di gabbiana. Devi volare. Quando ci riuscirai, Fortunata, ti assicuro che sarai felice, e allora i tuoi sentimenti verso di noi e i nostri verso di te saranno più intensi e più belli, perché sarà l'affetto tra esseri completamente diversi"
Leggi tutto...
|
Giovedì 23 Febbraio 2012 00:00
Una delle più gran consolazioni di questa vita é l'amicizia; e una delle consolazioni dell'amicizia è quell'avere a cui confidare un segreto.
Ora, gli amici non sono a due a due, come gli sposi; ognuno, generalmente parlando, ne ha più d'uno: il che forma una catena di cui nessuno potrebbe trovar la fine.
Quando dunque un amico si procura quella consolazione di deporre un segreto nel seno d'un altro, dà a costui la voglia di procurarsi la stessa consolazione anche lui. Lo prega, é vero, di non dir nulla a nessuno; e una tal condizione, chi la prendesse nel senso rigoroso delle parole, troncherebbe immediatamente il corso delle consolazioni. Ma la pratica generale ha voluto che obblighi soltanto a non confidare il segreto, se non a chi sia un amico ugualmente fidato, e imponendogli la stessa condizione.
Così, d'amico fidato in amico fidato, il segreto gira e gira per quell'immensa catena, tanto che arriva all'orecchio di colui o di coloro a cui il primo che ha parlato intendeva appunto non lasciarlo arrivare mai. (...)
Capitolo XI - I Promessi Sposi
Commento:
Lo sto leggendo.
Caro Fruttero, Lei aveva ragione quando diceva che il Manzoni bisogna assolutamente leggerlo.
Martedì 31 Gennaio 2012 00:00
E ora parlerò del mio amante, che rimarrà senza nome. Perché a 49 anni sa fare il rumore di cinque diversi tipi di camion che cambiano le marce in salita. Perché a volte lo fa sulle scale del posto dove lavora. Perché poi si vergogna quando gli altri lo sentono. Perché sa anche imitare almeno tre tipi diversi di treni. Perché questi includono: la metropolitana di Londra, il treno a vapore e il trenino elettrico delle Ferrovie Meridionali. (...)
Leggi tutto...
Domenica 29 Gennaio 2012 00:00
I poeti lavorano di notte quando il tempo non urge su di loro, quando tace il rumore della folla e termina il linciaggio delle ore. I poeti lavorano nel buio come falchi notturni od usignoli dal dolcissimo canto e temono di offendere Iddio. Ma i poeti, nel loro silenzio fanno ben più rumore di una dorata cupola di stelle.
Alda Merini, Testamento a cura di Giovanni Raboni Crocetti Editore 1988
Mercoledì 18 Gennaio 2012 00:00
Io vulesse truva’ pace; ma na pace senza morte. Una,‘mmiez’a tanta porte, s’arapesse pe’ campa’!
S’arapesse na matina, na matin”e primmavera, arrivasse fin”a sera senza di’ : “nzerrate lla!”
Leggi tutto...
Martedì 10 Gennaio 2012 00:00
Molte malattie che attualmente affliggono milioni di persone in tutto il mondo, derivano da una semplice causa non riconosciuta: non beviamo acqua a sufficienza! Quando il nostro corpo di tanto in tanto protesta atraverso il dolore, noi chiamiamo questi disperati segnali di sete (disidratazione) asma, diabete, artrite, agina, obesità, morbo di Alzheimer, alto tasso di colesterolo, ipertensione e così via.
Dopo il mio apprendistato presso l'Ospedale St. Mary, scuola medica dell'Università di Londra, e dopo aver avuto l'onore di essere stato scelto come uno dei dottori residenti, tornai in Iran, dove sono nato, per aprire centri medici e cliniche per i bisognosi. Questo sforzo ebbe molto successo finché il vulcano politico non esplose e delle masse inferocite non abbatterono lo scià ed il governo iraniano. Ci fu poi un risvolto tragico di questo storico evento. Quasi tutte le persone dotate di capacità professionale e creativa che si trovavano nel paese furono condotte in prigione per essere indagate, processate ed eliminate nel più breve tempo possibile. Alcuni vennero fucilati nel giro di alcuni giorni. I processi rivoluzionari consistevano semplicemente nell'identificazione, nella dichiarazione di colpevolezza seguita dalla sentenza. Il processo non durava più di dieci minuti. Ad alcuni era concesso un po' più di tempo prima di essere "processati" ed io fui così fortunato da ritrovarmi in questo secondo gruppo.
Ritengo che il ritardo con cui fui sottoposto a giudizio fu dovuto al fatto che le mie capacità di medico erano utili ai dirigenti della prigione.
Leggi tutto...
Giovedì 05 Gennaio 2012 00:00
"Io te vurria vasa", sospira la canzone ma prima e più di questo io ti vorrei bastare, io te vurria abbasta', come la gola al canto come il coltello al pane come la fede al santo io ti vorrei bastare. E nessun altro abbraccio potessi tu cercare in nessun altro odore addormentare, io ti vorrei bastare, io te vurria abbasta'.
"Io te vurria vasa", insiste la canzone ma un po' meno di questo ti vorrei mancare io te vurria manca' più del fiato in salita più di neve a Natale di benda su ferita più di farina e sale. E nessun altro abbraccio potessi tu cercare in nessun altro odore addormentare, io ti vorrei mancare io te vurria manca'.
é una poesia di Erri De Luca tratta da Solo andata, righe che vanno troppo spesso a capo
Ascolta la canzone
Commento: Ah che bell'aria fresca ... é il nuovo anno! Buon 2012 a tutti.
Giovedì 22 Dicembre 2011 00:00
È Natale e sui Navigli, come in centro a Milano, non si riesce più a entrare nei negozi: i magri o i lauti stipendi consentono a tutti una ressa ingenerosa alla ricerca di una felicità che non c'è, o che almeno non si compra.
Io quest'anno ho spento le candele: tutti mi hanno invitato, ma quella notte non farò nulla di diverso, nulla che io non faccia sempre, proprio come quando ero bambina; al limite si cambiava stanza, si andava dalla camera al tinello per vedere se era arrivato Gesù, e per mangiare il panettone, che allora si chiamava "el pan de Toni"...
Ma oggi Milano si affanna a cambiare faccia, ad abbattere le nostre vecchie dimore per apparire moderna, così i rifacimenti delle case hanno abbattuto anche noi, gli anziani. C'è una bella poesia dialettale che dice "fai piano, ogni volta che dai un colpo al muro lo dai al mio cuore...".
Leggi tutto...
Lunedì 19 Dicembre 2011 00:00
Che cos'é necessario?
E' necessario scrivere una domanda, e alla domanda allegare il curriculum. A prescindere da quanto si e' vissuto e' bene che il curriculum sia breve. E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti. Cambiare paesaggi in indirizzi e malcerti ricordi in date fisse. Di tutti gli amori basta quello coniugale, e dei bambini solo quelli nati. Conta di piu' chi ti conosce di chi conosci tu. I viaggi solo se all'estero. L'appartenenza a un che, ma senza perche'. Onorificenze senza motivazione. Scrivi come se non parlassi mai con te stesso e ti evitassi. Sorvola su cani, gatti e uccelli, cianfrusaglie del passato, amici e sogni. Meglio il prezzo che il valore e il titolo che il contenuto. Meglio il numero di scarpa, che non dove va colui per cui ti scambiano. Aggiungi una foto con l'orecchio in vista. E' la sua forma che conta, non cio' che sente. Cosa si sente? Il fragore delle macchine che tritano la carta.
(da "Vista con granello di sabbia", Wislawa Szymborska)
Commento:
Quando io sono in difficoltà cerco la poesia, mi rifugio nel bello.
Leggo una poesia e la mia prospettiva cambia.
Buon inizio di settimana a tutti!
Domenica 30 Ottobre 2011 00:00
Dove vai quando poi resti sola il ricordo come sai non consola
Quando lei se ne andò per esempio Trasformai la mia casa in tempio
E da allora solo oggi non farnetico più a guarirmi chi fu ho paura a dirti che sei tu
Ora noi siamo già più vicini Io vorrei non vorrei ma se vuoi
Come può uno scoglio arginare il mare anche se non voglio torno già a volare
Leggi tutto...
Martedì 04 Ottobre 2011 00:00
Quando gli abitanti di un villaggio della Palestina chiesero al rabbi Yehuda Hanassi di inviare loro per maestro uno dei suoi migliori allievi, questi raccomandòloro rav Levi, profondo erudito e brillante oratore.
Il nuovo maestro arrivò e la folla lo ricoprì di elogi, facendolo salire su un palco dal quale pronunciare il suo primo discorso di Torà (Legge). Ma quando rav Levi volle aprire bocca non ne uscì neppure un suono. Il suo cervello era vuoto. La folla cercò di incoraggiarlo con qualche domanda, ma Levi restò muto.
Confuso ed umiliato tornò dal suo maestro e raccontandogli l'accaduto aggiunse delle parole simili a queste: "Rabbi, mi rendo conto adesso che al momento di salire sul palco ho provato un soffio di fierezza che ha cancellato tutte le mie conoscenze di Torà".
E' bastato un piccolo inorgoglimento, un soffio di fiato tirato a sollevare il petto in alto e tutta una vita di studio si é ammutolita.
Maestro é chi recide ogni giorno il prepuzio di orgoglio che ricresce sulla lingua di chi parla da un pulpito.
Già il Trattato dei Padri, nel Talmud, insegna: "Non fare delle parole della Torà una corona per te ingrandendoti con esse".
La vicenda di rav Levi mostra che la conoscenza delle scritture sacre non é un possesso neanche dei maestri. Essi la possono soltando ospitare e tutto il loro studio non é che il tappetino di ingresso. La Torà non varca la soglia di chi non l'abbia ben ripulito ogni giorno dalla polvere dell'orgoglio.
E' un brano tratto da Alzaia, di Erri De Luca
Nota: bell'insegnamento. Grazie.
|
|