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di Valeria Ballarati

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Home Racconti e Poesie The making of ... il giorno più bello della settimana

The making of ... il giorno più bello della settimana

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Il lunedì è il mio giorno della settimana preferito.

Lo è diventato da quando frequento il corso di scrittura “Il mestiere di raccontare”di Salvatore Basile, alla Pro Loco di Roma.

Salvatore è un gigante della professione, la sua bravura è fuori di dubbio. Quando ci spiega le regole dell’universo nascosto dietro alla costruzione di un racconto ben fatto concretizza l’esperienza, la comprensione delle dinamiche e dei significati con una semplicità estrema, come se scrivere bene fosse la cosa più naturale del mondo. Non è così, ovviamente: è la sua competenza che fa sembrare la scrittura tale e alla portata di chiunque.

In precedenza il lunedì era un pesante giorno qualsiasi ma lui me l’ha reso straordinario. E' diventato il mio tempo, un giorno tutto per me, per fare una cosa che mi piace: ascoltare e imparare. Imparare è già insito nelle persone, tendiamo ad apprendere in maniera spontanea, ma quando c’é l’opportunità di ascoltare da un asso della materia - di qualsiasi materia si tratti - non so se succede anche a voi ma io mi sento come il flipper quando le luci e i suoni fanno Tilt.


Dalla mattina vivo l’attesa dell’incontro serale. Sono molto migliorata rispetto ai primi incontri, quando la mia tensione somigliava molto a quella di una prima alla Scala. A parte il non riuscire a scrivere, che m’é successo anche in altre occasioni, perdevo tempo e concentrazione, riuscendo a dedicarmi solo ai lavori domestici in attesa del primo pomeriggio, quando con calma mi sarei preparata, avrei messo il mio quaderno in carta di canapa nella borsa di tela, e sarei andata a piedi in stazione in tempo per il treno delle tre e venti. Arrivo previsto a Roma: un’ora e mezza prima dell’incontro ...

E’ una bella sensazione sapere di poter ricevere. Ricevere conoscenza poi è eccezionale. Alle scuole superiori ricevevo dalla Signora Adriana Quatela, l’insegnante d’italiano, l’unica Prof. di cui ricordi ancora il nome. Andavo bene in italiano, avevo voti alti ma mi buttava spesso fuori dall'aula per via delle parole irrequiete e contestatrici. Finii per stare zitta. Una posizione di potere riesce a zittirti, se vuole. Ma quando lei notò il cambiamento era dispiaciuta: il mio nuovo modo silenzioso le piaceva meno del vecchio ribelle. Me lo disse perché recuperassi la me stessa di prima, cosa che non mi riuscì.

Negli anni ho ricevuto moltissimo dai libri, dalle interviste ai loro autori, dagli articoli di alcuni giornalisti. Questa volta è diverso: ricevo dalle vive parole e dall’esperienza. Perché Basile non ci passa solo nozioni ma competenza, allegria, genio. Trasmette l’innamoramento per il suo lavoro, un po’ quello che provo io per i Fiori di Bach e il Dottore.

Se é vero che amo scrivere essere un Consulente di Fiori di Bach BFRP è una gioia altrettanto grande. Ascoltare e capire quel che una persona ha da dire o sta provando a esprimere attraverso le sue parole, e scegliere insieme il rimedio che può mettere fine a una sofferenza è una Mission. E' cooperare e risuonare. Quando ce la fai ti senti utile, inserito appieno nel meccanismo che governa le cose.

Nella mia esperienza anche gli scrittori sono utili e la scrittura terapeutica. Lo scrittore è una professione riconosciuta, stimata, ambita. Il Consulente di Fiori di Bach invece … non è neanche una professione. E' un sogno, un'idea, un'aspirazione. Ma questa è un’altra storia.

Al corso ci sono individui che vorrebbero scrivere per professione, che scrivono già e hanno anche già pubblicato. Altri vengono per capire di più di loro stessi attraverso la scrittura o raccontare la vita che hanno vissuto. Altri ancora perché non riescono a scrivere e vogliono imparare a farlo. Io non ho particolari ambizioni ma solo un progetto da portare a termine: sono qui per modificarlo come serve, per riuscire a realizzarlo. Non sono sicura di volerne fare una professione adesso, ho più di cinquant'anni! Scrivo per divertimento, perché talvolta ho qualcosa da raccontare.

La mia scrittura è nata tanti anni fa. Dapprima furono poesie, racconti brevi e una raccolta delle frasette di Angelica, mia figlia, concetti singolarmente esposti per una bambina piccola (li conservo per il suo diciottesimo compleanno). Poi scrissi tre commedie in dialetto milanese, per sentirmi a casa, perché originariamente sono di Milano e a Roma sono in prestito, da vent'anni. Poi ho avuto in regalo questo bel sito, ho moderato un forum di discussione sui fiori e pubblicato articoli sullo stesso tema per alcune testate on line. Il soggetto e il romanzo sono venuti dopo.

Si scrive di solito per sé, per necessità e in solitudine, per mettere a fuoco i propri pensieri fissandoli dentro alle parole, di modo che non sfuggano, e perché assumano finalmente una forma e un senso. Chi scrive non sa se ciò che scrive piacerà, non ci pensa, non è il piacere all’esterno l’obiettivo. Risente della mancanza di confronto solo se scrive per il pubblico.

Gli scrittori son quelli là che hanno il block notes a portata di mano e una penna sul comodino. Hanno imparato che quando un pensiero compiuto arriva – a qualsiasi ora del giorno o della notte - è meglio assicurarlo subito su un pezzo di carta perché altrimenti il rischio é perderlo per sempre. Certo potrà ritornare, essere in seguito riformulato, ricostruito, ritrovato parzialmente, anche in modo soddisfacente, ma non sarà mai più nella forma originaria che era sembrata così perfetta la prima volta che si era presentata.

Dal corso mi sembra di capire che diventare esperti di scrittura tolga un po’ il piacere di leggere. Conoscere i meccanismi di una sceneggiatura farà probabilmente lo stesso al cinema. Ciò che scrivo nasce e prende vita mentre lo scrivo: se perde di spontaneità perderà anche di fascino? E se segue le regole canoniche sarà ancora una sorpresa autentica per me? Non lo so. Lo scopriremo.

Al termine del corso mio marito passa a prendermi e ceniamo insieme. C’è un bel locale in zona, un’associazione enogastronomica d’arte gestita da alcuni ragazzi in uno scantinato piccolo ma ben sistemato, poco distante dall’oftalmico, in Via Mocenigo 18. Servono dell’ottimo cibo vegetale crudo, composto nel piatto in modo originale, e specialità della cucina romana servite in grandi patate ripiene.

Per tutto questo il lunedì, per me, è diventato il giorno più bello della settimana.

V.

"Gardner era convinto che se le parole della narrazione rimangono confuse e sfuocate perché l'autore é stato insensibile, distratto o troppo sentimentale, il racconto che ne risulta soffre di un grosso handicap. Ma c'é anche un pericolo peggiore, da evitare a tutti i costi: se le parole e i sentimenti sono disonesti, se l'autore bara e scrive cose che non gli stanno a cuore o di cui non é convinto, allora non può aspettarsi che qualcun altro mostri interesse per il racconto." Raymond Carver