Lo scoraggiamento può arrivare da qualsiasi parte, in ogni momento e anche quando meno te lo aspetti.
Sabato scorso a Pomezia ho partecipato a un interessante incontro sulle Nanoparticelle e ne sono uscita ... sconvolta. Sebbene il Dr. Montanari e la Dr.ssa Gatti parlassero di argomenti terrificanti cercando di alleggerire il carico e facendo battute di spirito, lo stress da Irreparabile ormai compreso è stato davvero grande: non avete idea dei casini che stiamo facendo a livello planetario sull’ecosistema, e di conseguenza, come é normale, su noi stessi.
L’importanza della biodiversità e la necessità di conservarla di cui parlavo la volta scorsa a proposito dello stagno - la giusta metafora - è andata distrutta e l’equilibrio del sistema che “di fatto e senza fatica protegge la vita di ognuno” è a rischio.
Da qui lo scoraggiamento. Che cosa scrivo? Per qualcosa che è già andato perduto? Che è stato minato alla base?
Quel che mi è sembrato chiaro dall’incontro è l’incoscienza e la miopia delle organizzazioni a capo di Governi, Partiti, Aziende, Banche. Perché nessuno si occupa dell'unico pianeta sul quale possiamo vivere? Perché nessuno si occupa in maniera “globale” del ciclo dei prodotti sulla terra, di modo da renderlo sostenibile per il pianeta? Tutti sono interessati solo al pezzo che li riguarda direttamente e dal quale trarranno il loro piccolo profitto. Ma é lampante che se ti occupi di un solo pezzo, saranno altri a farne le spese. Ribaltando il concetto su scala globale ecco che il disastro ambientale è presto realizzato.
Il guasto causato dagli uomini attraverso le nanoparticelle non é un danno riparabile. L’aria che respiriamo ne è carica. Lo è il cibo, l’acqua, il terreno, e noi stessi ne ospitiamo oramai negli organi e nel sangue, sottoforma di isole che vengono circondate nella migliore ipotesi da tessuto infiammatorio. Ci stiamo avvelenando da soli. E' ridicolo.
La politica ambientale è diventata necessaria e improrogabile: l’ossigeno è in calo, senza acqua pulita non si vive. Anche se i due dottori ne parlano col sorriso è una tragedia, qualcosa che mi arriva fortissimo e mi resta dentro. Non ce la faccio né ad abituarmi, tantomeno a rassegnarmi.
Giorni addietro leggevo un corto di un minuto e non riuscivo a capirlo. Ho dovuto farmelo spiegare. Mi chiedevo perché non ero riuscita a coglierne il senso ed era proprio per questo: perché parlava dell'abitudine alla tragedia e io non mi abituo alle tragedie. Restano tali. Le combatto, sempre, come posso, a volte non le guardo per non perdere le forze, le energie mi servono per continuare perché su di me, le tragedie, hanno ogni volta un effetto devastante. L’incontro con gli argomenti discussi da Gatti e Montanari ha impattato su di me, sul romanzo e sul senso che aveva ancora scriverlo quando la salute delle persone veniva minata alla base.
Le nanoparticelle avvelenano l’organismo. Se l’organismo è intossicato, lo è anche la mente? E se la mente è intossicata, lavorerà ancora a pieno regime? E che senso ha usare ancora cuore e mente quando l’organismo è malato? Ho avuto un momento di stop. Mi sono persa la scrittura.
Poi è arrivato il lunedì sera e come tutti i lunedì sera sono andata al corso, e Salvatore ci ha raccontato l’antica favola irlandese di John Iron.
In questa fiaba, densa di simbologie, a un certo punto il guerriero rugginoso viene tirato fuori dal lago dove era stato sepolto e riportato al villaggio per mostrarlo agli abitanti. Il Capo villaggio non perde occasione di dargli tutte le colpe relative alle disgrazie che da tempo accadevano, e lo imprigiona nuovamente in una gabbia al centro del villaggio, quale monito: “State attenti a John Iron, la colpa è tutta sua! Io vi ho avvertiti …” Perché è estremamente pericoloso far uscire il guerriero rugginoso nascosto in ognuno di noi. Meglio lasciarlo dormire. Meglio imprigionarlo. Chissà cosa potrebbe succedere!
Ecco, il guerriero rugginoso che è in me ha deciso che continuerà la battaglia. Gatti e Montanari sono guerrieri rugginosi. Il Dr. Gava, il Dr. Miedico, la D.ssa Lesmo, il Dr. Montinari sono guerrieri rugginosi. Continuerò a scrivere perché dovevo farlo, perché mi sento di farlo e mi rifiuto di perdere la speranza che le cose possano cambiare.
Domani ricomincio.
V.
“Le battaglie perse sono le uniche per le quali vale la pena combattere.” - Erri De Luca