Durante la mia settimana di vacanza all’inizio dell’anno non ho combinato un granché: sono diventata più lenta e quindi mi sono riposata; ho passato più tempo con la mia bambina, ampliando la mia cultura in fatto di cartoni animati, e poi ho letto due libri: Bugiarda no, reticente di Franca Valeri e la fine del mondo storto di Mauro Corona.
Il primo mi è piaciuto sebbene io trovi la Signora Valeri un pochino snob e – lo dico piano – superba ma, beata lei, può pure permetterselo! Del secondo invece mi rimane una domanda: ma con chi ce l’aveva Corona quando l’ha scritto?Perché dovete sapere che la fine del mondo storto racconta si di come sarà il mondo quando finirà il combustibile – ogni genere di combustibile – ma lo racconta arrabbiandosi molto e non si capisce bene con chi. “Sacramento!” è l’espressione che usa, una parola che conosco perché la sentivo dire spesso da piccola, da mio padre, nella versione dialettale del mio paese e cioè con la “u” finale.
Era un’espressione di uso comune che stava a significare una specie di “Dio mio!” in un misto di arrabbiatura e incredulità, oppure ammirazione. Ma al di là del gradevole tuffo nel passato devo onestamente dirvi che non è stato un libro facile: sulle prime venti pagine ho dovuto di tanto in tanto prendere 4 goccine di Rescue (Remedy, del dr Bach) per calmare quella sorta di inquietudine che sapevo provenire dalla lettura. “Sacramento di un Corona!” verrebbe da dirgli, dato che la parola in questione trova applicazione anche sugli umani, e nel mio caso trattasi di incredulità mista ad ammirazione (per essere riuscito a farmi stare così sulle spine). In pratica il libro descrive uno scenario catastrofico e francamente spaventoso nel quale ci si ritrova a vivere in pace unicamente ai fini della sopravvivenza, dove i bambini e gli anziani muoiono per primi e senza possibilità di fare alcunché per salvarli; venendo inoltre a mancare cibo e riscaldamento gli uomini sono costretti a riscoprire il valore dell’essenziale, dei lavori fatti con le proprie mani, dell’antico sapere che permetteva di campare senza grandi sofferenze mediante lavori svolti unicamente in armonia con la terra. Uno scenario possibile? Forse non esattamente come lo descrive lui, ma certamente possibile in parte … ed eccomi allora a chiedermi se so accendere un fuoco, coltivare un orto, riconoscere le erbe di campo da mangiare e per curarmi, vangare, fare un covone di fieno, mungere una mucca! Sono capace di vangare, so come si semina e si fa crescere l’orto, so anche, eventualmente, come fare un covone di fieno (l’ho letto su Canale Mussolini di Pennacchi, prima non lo sapevo) ma non saprei mungere una mucca: sono vegetariana! E per questa ragione lui ce l’ha anche con me … sostiene che in tempi di crisi alimentare nera anche i vegetariani tornerebbero a mangiare carne, forse anche più degli altri. Ma certo Signor Corona, chi può dire come si comporterebbe in un momento in cui la sopravivenza diventa l’imperativo? Io ricordo episodi di cannibalismo quando un aereo atterrò in emergenza sulle montagne e non v’era altro da mangiare! Questi esempi non possono essere rapportati allo stato attuale. Del resto è Lei ad ammettere che anche fare l’amore è “per i tempi di tranquillità e pancia piena” come leggere, disquisire, scrivere … E’ ovvio che in tempi di crisi i parametri possono cambiare e infatti io sono vegetariana adesso, in questo tempo, a queste condizioni e attraverso la mia scelta sto dicendo che non mi piace come ci stiamo comportando nei confronti degli animali, ergo, della natura, della terra, e cioè sto dicendo proprio quello che dice Lei! Ma chissà perché, Lei, ce l’ha anche con me ... sarà che ci esprimiamo in modi diversi? Può essere, però, secondo me quando Lei ha scritto il libro era arrabbiato. E mi dispiace.
Non è dando dell'idiota (per usare un eufmismo) all’altro che viene stimolata in lui una maggiore capacità di ragionamento sui propri atteggiamenti potenzialmente sbagliati; non è spaventandolo, usandogli violenza o atti di forza ma attraverso tutti gli argomenti contrari a questi. Lo so, lo so, è un procedimento lento, ma la cosa buona di questa “manèra” è che chi comprende profondamente perché un atteggiamento è sbagliato poi non ritorna più indietro, evolve diciamo così, proseguendo sulla buona strada e coinvolgendo altri nel cammino. A differenza degli uomini che lei descrive nel suo libro, che si riunivano solo per convenienza e infatti di li a poco hanno ricominciato a sbagliare, ritornando a fare le stesse identiche cose che facevano prima della morte bianca e nera.
P.S. se volete leggere il libro di Corona io ve lo consiglio ma preparatevi: era arrabbiato!