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di Valeria Ballarati

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Un orto benedettino

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Un orto benedettino?

Regalatevi almeno una volta nella vita l'esperienza di andarci a camminare. In silenzio, da soli.

C'é una cura, tutta benedettina, nel fare le cose, che anche nell'orto diventa evidente e visibile. Fare bene le cose perché qui il labora é sempre anche un ora, un ringraziamento gioioso. E' fatto di gesti e opere concrete, ancora prima che di parole verso i doni del Creato.

 

Quando sono arrivato hanno appena trapiantato i cavoli che saranno pronti a ottobre, presumo. Attorno non c'é traccia di erbacce. Invece, nell'affollato rettangolo dei pomodori hanno concesso libero ingresso anche agli infestanti: tanto possono fare ben poco contro la forza prorompente dei nettarini che brillano rossi.

Passo la mano sulle piante del basilico cresciute in fitte schiere e che ora stanno facendo semenza. Esploro passo dopo passo orto e uliveto. Supero il frutteto con filari di fichi, gli albicocchi ancora pieni di frutti piccoli e dolcissimi che anche stasera serviranno in refettorio. I ciliegi invece hanno dato ormai tutto quello che potevano dare e se ne stanno secchi ed asausti sotto il solleone. Più avanti c'é il pollaio.

I galli ogni mattina danno il meglio di sé anticipando col loro canto le campane della sveglia delle 5. Per non farsi sorprendere, stamattina hanno anticipato di brutto: alle 3,24 il primo gallo ha dato il "la". Gli altri lo hanno seguito pochi secondi dopo. Sarà un caso ma, con saggezza benedettina, i galli sono dislocati proprio sotto le finestre della foresteria. I monaci alle sveglie prima che gunga l'alba sono abituati. Gli ospiti invece vanno aiutati ad essere mattinieri.

 

E' un brano tratto dal libro Sulle strade del silenzio di Giorgio Boatti.