Mangiabiologico.it

di Valeria Ballarati

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri
Home Racconti e Poesie Cinecittà: la Fabbrica dei Sogni

Cinecittà: la Fabbrica dei Sogni

E-mail Stampa PDF

Se amate il cinema questo è uno dei luoghi che vi farà sentire felici come un bambino.

L'abbiamo visitato ieri, all’ora di pranzo, e 45 euro del Biglietto Famiglia (2 adulti 1 bambina) non potevano essere meglio spesi per una immersione pomeridiana nell’immaginario di celluloide tra cineprese, teatri di posa e set cinematografici di una delle industrie cinematografiche più importanti al mondo.

E’ la seconda volta che entro qui.

Sembrerà singolare ma non avevo mai realizzato che il luogo si potesse visitare anche “da turista” e anni fa, per riuscire a entrare in un studio televisivo e vederne la magia, mi aggregai ad un pullman di signore di mezza età che assistevano a una puntata di C’è Posta per Te realizzata nello studio Uno. Fu abbastanza divertente: mi resi finalmente conto di come funzionava il back stage di una trasmissione televisiva registrata.

Il cinema però è un’altra cosa e oggi l’abbiamo visto.

 

 

Prima dell'inizio della visita guidata sostiamo un quarto d’ora nello shop-bar dove prendiamo un caffè, acquisto un bel libro fotografico (che ho già letto) e mi fanno dono di una borsa di tela, omaggio per la festa della donna, mentre la mia bambina non perde l’occasione di farsi fotografare con la Venusia del Casanova di Fellini, posta al centro di un bel prato fiorito. La primavera sta arrivando, il sole é già caldo.

La visita dura un’ora e mezza, la nostra guida è una ragazza, uno storico dell’arte. “Che spreco!” penso. Dopotutto l’architettura è tutta in vetroresina, legno pressato o polistirolo trattato per esterni: ci devono essere altre ragioni per questa scelta ... un semplice accompagnatore turistico non era sufficiente?

Seguiamo un percorso prestabilito, un corridoio color mattone dipinto a terra che indica senza possibilità di errore la via; girato l’angolo siamo subito sul primo set, “Broadway”, realizzato nel 2002 da Dante Ferretti per Gangs of New York, il film di Martin Scorsese.

E’ sorprendente. 

Per un attimo è un tuffo nella New York di metà ottocento, o nella Parigi di Coco Chanel, ma basta affacciarsi e sbirciare dietro ad un qualsiasi stabile per interrompere la magia e scoprire che sul retro c’è solo un’intelaiatura di tubi in ferro, scale e ponteggi di legno, travi alle quali si agganciano pannelli in vetroresina stuccati e colorati solo sul davanti.  E’ tutto finto!   Si, “finto” ma non falso, perché i rifacimenti sono minuziosi, i particolari perfettamente ricostruiti e curati, purtroppo a tratti danneggiati dalle intemperie: non é un backlot, é un set a cielo aperto! Nel frattempo la mia bambina, felice quanto me, saltella qua e là con un sorriso che va da un orecchio all’altro, alla ricerca di scatti fotografici inediti, direi più inaspettati che inediti, ritrovati a fine giornata nella memoria della macchina fotografica, ormai scarica.

Percorriamo la via Broadway al termine della quale c’è il set più suggestivo: Roma Antica.
Si estende su quattro ettari ed è una ricostruzione di Roma ai tempi di Giulio Cesare, coi principali edifici religiosi e civili del Foro, la Via Sacra, la Basilica Giulia, i Templi di Venere e Giove. C’é anche la zona della “suburra” e le abitazioni del popolo, le botteghe degli artigiani a ridosso del Colosseo, oggi zona “Monti”, una delle più costose della città. La caratteristica più stupefacente è il colore perché il rosso, il blu e il verde originari utilizzati per le colonne, i frontoni e i timpani, unitamente alle decorazioni, danno un’idea migliore di come doveva essere l’architettura della Roma Imperiale. Il colpo d’occhio è fantastico per chi è abituato a vedere le rovine nelle tonalità neutre del bianco e della scala dei grigi.

La guida ci spiega che tutto nella scenografia è ridotto al minimo, anche nelle proporzioni. Si costruisce e si ambienta sino a dove l’occhio della macchina da presa arriva e dunque ecco perché nel tratto di architettura egizia al di là dell’Arco di Trionfo, si scoprono i piedoni di un’imponente statua costruita però appena sopra il ginocchio e rimasta “frastagliata” nella parte rivolta al cielo.

Nella breve sosta chiedo come funziona finanziariamente la costruzione del set e chi lo detiene una volta realizzato: scopro che è Cinecittà l'acquirente se nel contratto non è prevista la distruzione, come per il film La Passione di Cristo di Mel Gibson. Ci dirigiamo in seguito verso l’ultimo dei set permanenti, che si trova appena dopo la ricostruzione della zona del porto di Gangs of New York. Siamo della Assisi Medioevale della mini serie televisiva San Francesco, oggi riadattata a Firenze rinascimentale, grazie ad alcuni pannelli in finto marmo applicati sulla facciata della chiesa. Anche qui il primo impatto con l’austerità della chiesa e della piccola piazza è straordinario.
Ci sono lavori in corso per la realizzazione di un nuovo set cinematografico e dobbiamo fare attenzione: una produzione americana utilizzerà parte delle strutture esistenti  per realizzare Gerusalemme e più in là il Tempio. Possiamo vedere le variazioni e il progetto originale dell’architetto appesi ad un pannello sotto al porticato.

Al ritorno sostiamo un momento presso il Teatro n° 5, il preferito da Fellini e il più grande in Europa per caratteristiche tecniche. Il regista amava Cinecittà: quando gli chiedevano in quale città avrebbe preferito abitare tra Londra, Parigi e Roma, lui rispondeva che amava vivere li, dentro Cinecittà. Per un periodo si fece costruire un piccolo appartamento proprio di fianco al suo teatro di posa, oggi adibito a camerini ed attrezzeria. 

La visita ai set é terminata ma possiamo proseguire da soli nella Palazzina Fellini e Presidenziale, poste all’esterno dei cancelli dei 21 Teatri di posa.  Sono numerati sino al 22 ma ce n’é uno meno giacché il numero 17 non esiste: in un mondo così scaramantico nessuno girerebbe mai in un teatro con quel numero.

Nella palazzina Fellini ritroviamo i ritratti degli attori, dei registi, dei produttori e delle troupe che hanno lavorato a Cinecittà; le teche ospitano i documenti storici, le lettere d’epoca fascista e i progetti originali della struttura, collegata allora da un unico tram in partenza dalla stazione termini con fine corsa qui, dove c’era solo la campagna. Nella saletta proiettano un filmato Cinecittà Luce. E' un piacere sedersi nella comoda poltrona verde d'altri tempi ed ascoltare le voci e i commenti dei più grandi del passato cinematografico: Federico Fellini, Alberto Sordi, Claudia Cardinale. Per una volta la lingua originale è l’italiano e il sottotitolo è in inglese.

La Palazzina Presidenziale è a pochi passi.
Qui ci sono le fotografie degli attori sui set, le macchine da ripresa d’epoca, alcune famose frasi di film invitano ad entrare nel lungo corridoio di luci, nel mondo fantastico della realizzazione di una pellicola, attraverso la vsita di singole stanze dedicate ai singoli passaggi: la scenografia, coi suoi elementi di scena; l’attrezzeria dove si ripongono i materiali; i costumi, i gioielli e gli accessori, disegnati da grandi costumisti e prestigiose sartorie.
Nella stanza postproduzione con l’ausilio di un filmato viene spiegata la realizzazione in studio del montaggio delle riprese, gli effetti speciali, la correzione dei colori, delle luci, la sonorizzazione.
Nel backstage ritroviamo altre stanze: sulle pareti sono illustrate le singole caratteristiche dei vari passaggi, accompagnate dai nomi e dai ritratti dei personaggi più significativi. Nella stanza del regista ad esempio, nei cassetti di una ipotetica libreria, ritroviamo i libri e gli effetti personali di grandi cineasti (Lina Wertmuller, Roberto Benigni etc). Nella stanza della sceneggiatura i testi raccontano il lavoro dello sceneggiatore; nella stanza del sonoro è possibile sperimentare alcune specifiche caratteristiche spostandosi tra le postazioni a terra; nella stanza dei costumi, attraverso sei grandi Touch screen possiamo giocare a ricostruire i costumi; nella stanza della finzione vediamo il volto di un attore trasformarsi attraverso il trucco. Il cinema é un lavoro artigianale fatto con amore, realizzato e costruito poco per volta, un pezzetto alla volta da diversi bravi artigiani.

E infine eccoci all'ultima stanza, catapultati nelle profondità dell'oceano a bordo del sottomarino S-33 dal film U 571, con il suono del sonar attivo … provate ad immaginare.

Diceva Federico Fellini: “Cinecittà è il posto ideale, il vuoto cosmico prima del Big Bang”.

E' così, qui tutto può succedere: é la Fabbrica dei Sogni.

 

www.cinecittasimostra.it
www.cinecittà.it