Mangiabiologico.it

di Valeria Ballarati

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri
Home Varie Antidoti

Antidoti

E-mail Stampa PDF

Antidote form of Poisoning 2573848 Vector Art at VecteezyDopo aver terminato la tesi mi accorsi di avere ancora qualcosa da dire rispetto alle riflessioni della grande filosofa Simone Weil. ANTIDOTI è il risultato di alcuni pensieri postumi di quei giorni su avvenimenti di cronaca, sul colonialismo, sul lavoro.

Spero lo troverete interessante.

Nella favola n. 220 di Igino[1] già pubblicata su questo sito nel dicembre 2023, attribuita all’astronomo Hyginus del I secolo, si parlava di «Cura».


La «Cura», attraversando un fiume vide del fango cretoso; pensierosa, ne raccolse un po’ e incominciò a dargli forma. Mentre era intenta a stabilire che cosa avesse composto, arrivò Giove. «Cura» lo pregò di infondere lo Spirito in quello che aveva appena formato e Giove acconsentì volentieri. Ma quando «Cura» pretese di imporre il suo nome a ciò che aveva fatto, Giove non fu d’accordo: voleva che il nome imposto fosse il suo. «Cura» e Giove disputavano sul nome da dare e intervenne allora Terra, reclamando che all’oggetto del contendere fosse imposto il proprio nome, giacché lei gli aveva dato una parte del proprio corpo. I disputanti si rivolsero allora a Saturno quale giudice, ed egli comunicò la seguente equa decisione: «Tu Giove, poiché hai dato lo Spirito, alla morte riceverai lo Spirito; tu Terra, poiché hai dato il corpo, riceverai il corpo. Ma poiché fu la Cura che per prima diede forma a questo Essere, fintanto che esso vivrà lo possiederà la Cura. Dato però che la controversia riguarda il suo nome, si chiami homo poiché è fatto di humus.»

Fintanto che siamo in vita, tener presente che è “la Cura” la nostra caratteristica principale come esseri umani, sarebbe già un ottimo inizio. E dato che “tocca agli uomini badare che non venga fatto del male agli uomini”[2] ho cercato di osservare se nella società odierna qualcosa potrebbe essere, per come si prospetta nei tempi a venire, un possibile male per gli individui.


Mutuando il termine dall’ambiente medicale potremmo prestare attenzione a quelli che vengono comunemente definiti eventi sentinella.

Gli eventi sentinella sono avvenimenti o manifestazioni che, per la loro particolare gravità o significato possono esser causa di danno agli individui; per questa ragione necessitano di una discussione partecipata, pubblica, in ogni Paese, trattandosi forse di indizi d’un qualcosa che si organizza per la messa in pericolo dell'umanità intera. Circostanze che prese singolarmente non originano particolari significati o preoccupazioni, ma unendo i puntini si forma una vista panoramica sui tempi in cui viviamo, facendo sorgere alcuni interrogativi di un certo peso.

Sempre per accogliere l’invito di Simone Weil a vigilare e spiegare, distinguere l’immaginario dal reale, soppesare e mettere tutto in relazione, ho trovato alcune delle parole che maggiormente si sentono ripetere come spunti di riflessione attorno a due concetti molto cari alla filosofa: il lavoro e il radicamento.

Partendo dal concetto di lavoro come “lavoro che non tenda a degradare coloro che lo compiono”[3] la parola che attualmente compare al primo posto nelle ricerche dei motori online é Chat GPT: stiamo parlando di Intelligenza Artificiale. Come tutte le cose nuove suscita curiosità e non si può al momento conoscere dove ci condurrà l’uso di questa nuova tecnologia, per la quale cascate di risorse europee e d’oltre oceano sono impiegate per rendere tutto smaterializzato e digitalizzato.

Un’interessante posizione sul lavoro nel futuro viene espressa dallo storico, filosofo e saggista Professor Yuval Noah Harari: immagina la creazione di una “Global useless class”[4], la classe globale degli inutili, la quale non avendo nel futuro nessuna competenza di tipo digitale (la sola necessaria, secondo lui), tra pochi anni non avrà più “nessuna utilità né economica né politica”. Le maggiori testate giornalistiche mondiali riportarono le sue parole già nel 2017 e nel suo intervento al WEF[5] del 2020 egli ribadì il concetto, lo riporto testuale con traduzione in nota:

“Old jobs will disappear, new jobs will emerge, but then the new jobs will rapidly change and vanish. Whereas in the past human had to struggle against exploitation, in the twenty-first century the really big struggle will be against irrelevance. And it is much worse to be irrelevant than exploited. Those who fail in the struggle against irrelevance would constitute a new “useless class” – people who are useless not from the viewpoint of their friends and family, but useless from the viewpoint of the economic and political system. And this useless class will be separated by an ever-growing gap from the ever more powerful elite. The AI revolution might create unprecedented inequality not just between classes but also between countries.”[6]

Non si tratta più quindi del vecchio modo di lavoro disumanizzato di fabbrica, della schiavitù del lavoro sentita come un marchio a fuoco da Simone Weil stessa nel suo periodo di lavoro alla catena di montaggio, ma proprio dell’assenza di lavoro per molti di noi, di una certa età.

E’ l’uomo stesso che diventa inutile.

Provando a porre alla IA Bing di Microsoft una domanda sulle occupazioni che scompariranno nel futuro si scopre che gli autisti di treni, autobus e taxi diventeranno superflui, sostituiti da mezzi e automobili a guida autonoma; le casse automatiche dei supermercati renderanno la figura del cassiere obsoleta, come già sta avvenendo; segretari e figure amministrative sono destinate all’oblio a causa dell’automazione della gestione digitalizzata dei documenti; lo stesso dicasi per cuochi, camerieri e baristi, i quali cederanno il loro posto a un robot per via dei processi di automazione legati al cibo, per via di una maggior efficienza, velocità, e non ultima economia. Personalmente aggiungerei altre professioni come gli operatori di call center, consulenti bancari e assicurativi: sarà l’algoritmo a decidere se una pratica potrà essere accettata o meno, dati alcuni standard a monte.

Ma che ne sarà di tutta questa umanità? Che ne sarà dell’operaio della manifattura del Bangladesh non più reimpiegato?

L’IA Bing precisa nella risposta che alcuni esperti hanno suggerito come soluzione di fronte alla nascita della “global useless class” la creazione di un reddito universale per garantire sostegno finanziario a quanti perderanno il lavoro a causa dell’automazione. Se è vero che aumenteranno le professioni di programmatori, sviluppatori di IA e ambienti virtuali, in una simile concezione resta il fatto che molti uomini e donne appartenenti alla vecchia generazione del mondo saranno “ossessionati dalla paura dello sradicamento totale, e cioè dalla disoccupazione”[7].  A proposito del bisogno vitale dell’anima di “iniziativa e responsabilità per un senso di essere utile e persino indispensabile”[8] sul lavoro, la grande pensatrice scriveva:

“Una completa privazione di questo si ha nell’esempio del disoccupato, anche quando è sovvenzionato cosi da consentirgli di mangiare, di vestirsi, di pagare l’affitto. Egli non rappresenta nulla nella vita economica e il certificato elettorale che costituisce la sua parte nella vita politica non ha per lui alcun senso. (…) La soddisfazione di questo bisogno esige che un uomo debba prendere spesso decisioni su problemi, grandi o piccoli, che riguardano interessi estranei ai propri, ma verso i quali si senta impegnato. (…) Ogni collettività, di qualsiasi specie essa sia, che non soddisfi queste esigenze dei suoi membri è guasta e deve essere trasformata.”[9]

Così intesa la IA non sembra creare più problemi di quanti non ne risolva?

Nel campo del radicamento, un’altra parola che si sente dire e porta in sé grandi temi, è “maternità surrogata”. Se come diceva la filosofa è essenziale per l’essere umano avere un senso di appartenenza alla propria comunità, cultura e tradizione, e lo sradicamento si verifica quando si perde il legame con le proprie radici e la propria storia personale, sembra imprescindibile un dovere implicito nel preservare ogni tipo di radice culturale. Pertanto, in relazione al concetto di perdita del passato, quale posto dovremmo riservare alle pratiche come la gestazione di madri altre?

Non è del resto l’unica pratica consentita dall’uso delle recenti nuove possibilità in Bioetica che solleva interrogativi. Un altro esempio é la tecnica CRISPR-CAS9 (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) associata alla proteina 9[10] un "editing genomico" vale a dire un metodo per ingegnerizzare le cellule premiato anche con il Nobel per la Chimica. Uno degli utilizzi del “taglia e cuci del DNA” sarebbe servito a isolare cellule malate di tumore o di gravi malattie del sangue per correggerle e restituirle al paziente, ma dopo una ventina di anni una revisione paritaria del lavoro ha presentato delle criticità dovute a inattesi editing imprecisi, effettuati dalla proteina in autonomia, che causavano mutazioni non volute e una significativa perdita di materiale genetico, originando alcuni gravi problemi. Essendo l'elica del DNA il nostro grande libro della vita, contenente ogni informazione necessaria alla costruzione della struttura dell'organismo umano, nonché precise informazioni sul funzionamento delle cellule degli organi del corpo, se viene modificato in maniera erronea trasferisce per sempre le informazioni sbagliate alle generazioni del futuro, con conseguenze che non si possono prevedere.

La stessa tecnica viene oggi usata in agricoltura.

Da ultimo, é di fine gennaio l’annuncio dell’azienda americana Neuralink che impianta in un uomo il primo dispositivo interfaccia di collegamento tra cervello umano e un computer, nell’intento di affrontare condizioni neurologiche complesse. Tra le altre aziende che hanno in essere tentativi simili c'è l'École Polytechnique Fédérale di Losanna (EPFL), in Svizzera.[11] Altre due aziende americane hanno progetti depositati ® dello stesso tenore. Stiamo assistendo in biologia a progetti volti all’ibridazione tra uomo e robot, per arrivare a una specie di uomo-macchina. Se da una parte è innegabile che questo progresso potrebbe essere molto positivo, dall’altra sappiamo bene che ogni tecnologia è ambivalente[12] avendo la compresenza di aspetti opposti, anche negativi: riusciremo a trovare un punto di equilibrio? Continuando nel suo discorso al WEF il Professor Harari era preoccupato di un’equazione semplice che definì “l’equazione che definisce la vita nel ventunesimo secolo”, che cito, in nota la traduzione:

“This danger can be stated in the form of a simple equation, which I think might be the defining equation of life in the twenty-first century:  B x C x D = AHH! Which means? Biological knowledge multiplied by computing power multiplied by data equals the ability to hack humans, ahh. If you know enough biology and have enough computing power and data, you can hack my body and my brain and my life, and you can understand me better than I understand myself. You can know my personality type, my political views, my sexual preferences, my mental weaknesses, my deepest fears and hopes. You know more about me than I know about myself. And you can do that not just to me, but to everyone. A system that understands us better than we understand ourselves can predict our feelings and decisions, can manipulate our feelings and decisions, and can ultimately make decisions for us. Now in the past, many governments and tyrants wanted to do it, but nobody understood biology well enough and nobody had enough computing power and data to hack millions of people. Neither the Gestapo nor the KGB could do it. But soon at least some corporations and governments will be able to systematically hack all the people. We humans should get used to the idea that we are no longer mysterious souls – we are now hackable animals. That's what we are. The power to hack humans can be used for good purposes – like providing much better healthcare. But if this power falls into the hands of a twenty-first-century Stalin, the result will be the worst totalitarian regime in human history.”[13]

Non c’è bisogno di commentare le parole del Professor Harari: sono esaustive. Forse il colonialismo è cambiato e ha assunto una nuova forma: non colonizza più i territori ma i corpi degli individui. Le ideologie si camuffano, tornano nel tempo sotto spoglie diverse.

Proseguendo nell’indagine l’ultimo termine analizzato è “agricoltori”: ricorderete di certo la grande manifestazione europea contro le politiche agricole adottate dalla Unione europea. Partita dalla Germania, si era allargata alla Francia e ai Paesi Bassi arrivando in tutto il vecchio continente. Abbiamo visto le immagini delle lunghe file di trattori arrivare a Bruxelles, processioni in marcia per raggiungere i palazzi che contano, e grandi spargimenti di letame agli ingressi da parte dei francesi, che attuavano altresì roghi e blocchi stradali, svuotando a mano autotreni carichi di frutta e verdura non francesi, e buttando le merci in mezzo alla carreggiata. Testimonianze del disagio che gli agricoltori vivevano a causa del Green deal e del caro prezzi.

Le misure ecologiste UE adottate negli ultimi anni hanno impattato fortemente sul lavoro del settore: piani di riduzione dell’azoto negli allevamenti olandesi, nuove tasse sui carburanti in Germania e in Francia, riduzioni del 4% dei terreni coltivati, l’obbligo di ridurre del 20% l’utilizzo dei pesticidi, decisioni che hanno reso troppo dispendioso continuare a lavorare, rispetto al costo del lavoro nei paesi importatori concorrenti extra Eu, dove non esiste nessuna regulation[14]. La protesta era infatti relativa alla poca tutela dei contadini europei, rispetto all’irricevibile proposta Eu del fermo dei terreni dietro pagamento di una somma per ogni ettaro non utilizzato. Simone Weil già una volta era partita per difendere i "magnifici contadini di Aragona": forse di questi tempi l’avremmo vista salire  su un trattore. Peraltro, non si può non notare che a fronte della riduzione del coltivato si fa strada il cosiddetto “novel food” fatto di insetti, vermi, cavallette, grilli, bachi da seta e carne coltivata. Se da una parte L’Europa spinge il fermo dell’agricoltura classica, dall’altra caldeggia l’uso di un cibo mai usato prima: animali e cellule coltivati su substrati a temperatura controllata, nutriti artificialmente, in capannoni o laboratori illuminati a led. Campi incolti e cibo artificiale non sembrano un cibo poco salutare? Sul nutrimento adatto agli esseri umani la filosofa ancora una volta scriveva pagine molto intense e come sempre coglieva il punto:

“il sole e la linfa vegetale parlano continuamente, nei campi, di quel che c’è di più grande al mondo. Viviamo solo di energia solare, ci nutriamo di essa ed è quella energia a tenerci in piedi, a farci muovere i muscoli, ad operare corporalmente in noi tutti i suoi atti. Essa è forse, sotto forme diverse, la sola cosa nell’universo che costituisca una forza antagonista alla pesantezza; sale negli alberi, solleva i pesi con le nostre braccia, muove i nostri motori. Essa procede da una sorgente inaccessibile alla quale non possiamo avvicinarci nemmeno di un passo. Essa discende continuamente su di noi, ma benché continuamente ci bagni non possiamo captarla. Solo il principio vegetale della clorofilla può captarla per noi e trasformarla nel nostro cibo. E’ solo necessario che la terra sia convenientemente preparata dai nostri sforzi; allora, mediante la clorofilla, l’energia solare diviene cosa solida ed entra in noi come pane, vino, olio, frutta. Tutto il lavoro del contadino consiste nel curare e nel servire quella virtù vegetale che è un’immagine perfetta del Cristo.”[15] Il cibo che nutre è vitale perché ricco di energia solare.

Non si tratta quindi di tornare luddisti[16] e voler fermare il progresso, sarebbe impossibile, quanto di fermarci a osservare quelle pratiche che non somigliano a un vero progresso perché non eque e inclusive, per capire quali ragioni ci orientano in direzioni distanti dallo sviluppo e dal miglioramento nella società. Un vero progresso è per tutti, non solo per qualcuno.

Nei giorni in cui terminavo di scrivere la tesi ci furono due avvenimenti: le manifestazioni studentesche a Pisa e Firenze per richiedere il cessate il fuoco in Ucraina e a Gaza. Manifestazioni represse nella violenza, facendo male a ragazzi anche minorenni, in un’ottusa e cinica gestione dell’ordine pubblico non affatto nuova, atta a disincentivare la presenza dei giovani nello spazio pubblico, fatta per reprimere il dissenso. “Profonda preoccupazione e sconcerto” erano le parole usate dal Rettore di Pisa Riccardo Zucchi.[17] “L’uso della violenza è inammissibile di fronte alla pacifica manifestazione di idee”[18] dicevano nel loro comunicato congiunto il direttore della Normale e la direttrice del Sant’Anna; ma era già successo anche in Sapienza e al Campus universitario di Torino! Di recente, lo scorso aprile, c'erano state cariche alla sede centrale sugli studenti pro Palestina richiedenti la sospensione degli accordi con atenei israeliani.

Insomma, mettendo insieme tutti questi eventi sentinella, unendo cioé i puntini, troviamo segnali d'allarme di una mancanza nello stato di Diritto, incompatibili con valori come il dialogo, il pluralismo, la pace. Sembra quasi un voler incendiare le piazze mediante una violenza sproporzionata della polizia ma … perché? Nella complessità del mondo in cui viviamo ognuno deve imparare a prendere il suo posto, a non scansarlo; per dirla con le parole del filosofo Alain, maestro di Simone Weil, a non appoggiarsi ai venditori di sonno, vivere cioè in modo NON addormentato. E’ indubbio che "vivere da svegli” costa sacrifici (anche botte e arresti per i ragazzi svegli) e ci si ritrova spesso soli come è successo tante volte a Simone Weil, ma questo permette di scegliere quel che va bene per sé, mantenendo intatta la propria interiorità, la propria anima. Ciò per avere ancora stima di sé, perché ci fa vivere una vita all’insegna dell’autentico e non dell’inautentico evidenziato dal filosofo Heidegger. Vivere in modo inautentico significherebbe vivere la vita di qualcun altro, non la nostra, un furto della propria possibilità di sviluppare una personalità originale, ciò che fa di noi quell’essere unico tra gli altri.

Il più grande insegnamento che possiamo ricavare dalla vita pratica e dalle opere scritte da Simone Weil è vivere all’insegna del rimanere fedeli a sé stessi, costi quel che costi. Questo insegnamento ricorda anche la vita di Socrate, vissuto nel tentativo di rendere migliore la città non distaccandosi mai da quel che considerava valore anche per sé. Più di tutto bisogna mettere le proprie capacità al servizio del bene e dove non è possibile, attuare quelle scelte che ci ri-portano costantemente sul sentiero del bene, senza preoccuparsi troppo delle conseguenze: sarebbero comunque nefaste se dovessimo rimanere immobili di fronte a qualcosa che riconosciamo non essere ‘bene’. C’è sempre la possibilità di scegliere la regola d’oro: “quel che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”.[19]

Le nuove generazioni non abbiano paura del proprio pensiero diverso: come genitori possiamo incoraggiarli e renderli in grado di argomentarlo con la ragione ma sempre a partire dal cuore, perché come diceva Pascal, “il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”[20]: il sentimento coglie l’insieme, la ragione solo principi ed elementi singoli. Nella vita c’è invece bisogno di equilibrio, di un punto medio panoramico: osservarla come fosse un’opera d’arte dal punto in cui si coglie bene l’insieme.

In una società che spinge i giovani all’individualismo la sfida è allora non farsi cambiare dal nuovo mondo - a questo punto non farsi cambiare nemmeno dal punto di vista biologico - continuando a credere nei valori sempre validi ritrovati nei testi della breve ma luminosa esistenza di Simone Weil. L’altra sfida è invece la temperanza, l’auto-controllo, il dominare la nostra stessa personalità coi suoi lati oscuri e inautentici: la nostra città interiore va prima conquistata e poi protetta dagli assalti nemici. Non è difficile, è solo questione di fare la propria parte, divenendo coscienti e responsabili della propria porzione di mondo.

V.



[1] https://lingualatina.github.io/texts/browsable/hyginus/220_218/

[2] S. Weil, La personne et le sacré, traduzione italiana La persona e il sacro, Adelphi, Milano (2012) p. 47

[3] S. Weil, La condizione operaia, Traduzione di Franco Fortini, SE Milano p. 293

[4] https://www.nytimes.com/2018/03/19/world/europe/yuval-noah-harari-future-tech.html oppure https://www.theguardian.com/technology/2017/may/08/virtual-reality-religion-robots-sapiens-book

[5] Il World Economic Forum (WEF), noto anche come Forum Economico Mondiale, è un’organizzazione internazionale indipendente con sede a Ginevra, Svizzera. Fondata nel 1971 dall’economista e accademico Klaus Schwab, il WEF si impegna a migliorare lo stato del mondo coinvolgendo leader aziendali, politici, accademici e altre figure della società per plasmare le agende globali, regionali e settoriali. La sua missione è quella di promuovere la collaborazione e la ricerca di soluzioni per le sfide globali. www.weforum.org Il WEF organizza l’annuale Forum di Davos, un incontro di alto livello che riunisce leader di tutto il mondo.

[6] “I vecchi posti di lavoro scompariranno, ne emergeranno di nuovi, ma poi i nuovi posti di lavoro cambieranno rapidamente e scompariranno. Mentre in passato l'uomo ha dovuto lottare contro lo sfruttamento, nel ventunesimo secolo la vera grande lotta sarà contro l'irrilevanza. Ed è molto peggio essere irrilevanti che sfruttati. Coloro che falliscono nella lotta contro l'irrilevanza costituirebbero una nuova "classe inutile" – persone che sono inutili non dal punto di vista dei loro amici e familiari, ma inutili dal punto di vista del sistema economico e politico. E questa classe inutile sarà separata da un divario sempre crescente dall'élite sempre più potente. La rivoluzione dell'Intelligenza Artificiale potrebbe creare disuguaglianze senza precedenti non solo tra le classi, ma anche tra i paesi.” (Traduzione a mia cura dal sito web sottostante). https://www.weforum.org/agenda/2020/01/yuval-hararis-warning-davos-speech-future-predications/

[7] S. Weil, La prima radice, Traduzione di Franco Fortini, SE Milano, 1990, p. 57

[8] Ivi, p. 23-24

[9] Ibidem

[10] https://www.infermieristicamente.it/articolo/15972/crispr-cas9,-la-tecnica-taglia-e-cuci-con-il-dna:-come-funziona-e-perche-potrebbe-essere-rischiosa

Pubblicazione originaria su Science: https://www.science.org/doi/10.1126/science.aba7365

Pubblicazione della revisione su Nature: https://www.nature.com/articles/s41587-022-01377-0

[11] Un uomo paralizzato è riuscito a camminare pensando avendo impianti elettronici inseriti nel cervello e nella colonna vertebrale, i quali hanno comunicato i pensieri alle gambe e ai piedi in modalità wireless. Dettagli sono pubblicati sulla rivista peer-reviewed Nature, maggio 2023. E' di questi giorni la notizia - non confermata - che parti dell'impianto si stiano deteriorando in modo non previsto: attendiamo di leggere conferme o smentite ufficiali dalla casa produttrice.

[12] “la nostra modalità di esistenza fondata sulla tecnoscienza come «società del rischio»; Ulrich Beck si riferisce alla condizione controversa nella quale i rischi sono intrecciati nel tessuto stesso del progresso (Beck 2001). In altri termini, le conseguenze impreviste e nefaste non sono anomalie, ma sono connaturate al nostro agire tecno-scientifico. Se per un verso l’innovazione ci rende sempre più potenti, per l’altro essa ci rende altresì sempre più vulnerabili.” Jasanoff, Benessia, Functowitcz, L’innovazione tra utopia e storia, Codice edizioni (2013), p.72

[13] “Questo pericolo può essere espresso sotto forma di una semplice equazione, che penso potrebbe essere l’equazione che definisce la vita nel ventunesimo secolo: B x C x D = AHH! Cosa significa? La conoscenza biologica moltiplicata per la potenza di calcolo moltiplicata per i dati equivale alla capacità di hackerare gli esseri umani. Se conosci abbastanza biologia e hai abbastanza potenza di calcolo e dati disponibili, puoi hackerare il mio corpo, il mio cervello e la mia vita, e puoi capirmi meglio di quanto io non capisca me stesso. Puoi conoscere il mio tipo di personalità, le mie opinioni politiche, le mie preferenze sessuali, le mie debolezze mentali, le mie paure e speranze più profonde. Tu sai più di me di quanto io non sappia di me stesso. E puoi farlo non solo con me, ma con tutti. Un sistema che ci capisce meglio di quanto noi comprendiamo noi stessi può prevedere i nostri sentimenti e le nostre decisioni, può manipolare i nostri sentimenti e le nostre decisioni e, in definitiva, può prendere decisioni per noi. In passato, molti governi e tiranni volevano farlo, ma nessuno capiva abbastanza bene la biologia e nessuno aveva abbastanza potenza di calcolo e dati per hackerare milioni di persone. Né la Gestapo né il KGB potevano farlo. Ma presto almeno alcune aziende e governi saranno in grado di hackerare sistematicamente tutte le persone. Noi esseri umani dovremmo abituarci all’idea che non siamo più anime misteriose, ma animali hackerabili. Questo è ciò che siamo. Il potere di hackerare gli esseri umani può essere utilizzato per buoni scopi, come fornire un’assistenza sanitaria molto migliore. Ma se questo potere cadesse nelle mani di uno Stalin del ventunesimo secolo, il risultato sarebbe il peggior regime totalitario della storia umana” (traduzione a mia cura dal sito qui di seguito) https://www.weforum.org/agenda/2020/01/yuval-hararis-warning-davos-speech-future-predications/

[14] https://www.ilsole24ore.com/art/la-protesta-trattori-assedia-l-europa-ecco-cosa-chiedono-agricoltori-AFs5EXXC

[15] S. Weil, La condizione operaia, Traduzione di Franco Fortini, SE, Milano, (1994), p. 288

[16] “I luddisti, il cui nome deriva dal loro leader, il tessitore Ned Ludd, facevano parte di un movimento sociale di operai tessili britannici dell’inizio del diciannovesimo secolo che si opponeva all’intrduzione dei telai meccanizzati e, per dimostrare la propria opposizione alle macchine che stavano portando loro via il lavoro, le distruggeva.” Sheila Jasanoff, Alice Benessia, Silvia Funtowicz, L’innovazione tra utopia e storia, edizioni codice, Torino, (2013), pp. 23-24

[17] https://www.dici.unipi.it/news/nota-del-rettore-delluniversita-di-pisa-sugli-scontri-avvenuti-citta

[18] https://normalenews.sns.it/no-alluso-della-violenza-si-al-dialogo-e-alla-manifestazione-pacifica-delle-proprie-idee

[19] La Bibbia, Matteo 7:12

[20] Blaise Pascal, Pensieri, Traduzione di Adriano Bausola e Remo Tapella, Bompiani Giunti Editore Firenze, 2017, pensiero 477 Brunschvicg, p. 263

data della prima pubblicazione: 24 maggio 2024