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di Valeria Ballarati

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Il Concerto di Vasco all'Olimpico

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... "gli ultimi, gli ultimi prato" ... ma cosa significa? chiedo a mio marito: "nel senso che se li prendi adesso - i biglietti, dal bagarino - stai nel prato ma sei proprio l'ultimo" e ride. 

Arriviamo alle nove precise, come tanti. Parcheggiare nei dintorni era impossibile, abbiamo percorso km a piedi, forse non era più nemmeno Roma dove abbiamo messo l'auto ... attoro c'é la folla, una bella folla allegra che gira tutto attorno allo stadio per avvicinarsi agli ingressi.

Passiamo il controllo: il poliziotto sbircia nella mia borsa di tela dove c'é un golf, snack di semi e da bere. "tutto a posto" "Lo dice lei" gli risponde Dino, "perché non ha idea di quant'é pericolosa!" e il poliziotto ride anche lui ...

 

Mi prende in giro mio marito stasera, dice che somiglio molto a quelle quindicenni che abbiamo giusto davanti ... 

bé, sono arrivata a quarantaquattro anni per andare a un concerto di Vasco e considerando che é dall'età di quattordici che ascolto le sue canzoni, sono contenta, SI !!. Andare ai concerti quando papà era in vita era vietato: non voleva, aveva paura della ressa, non ci ha mai permesso di frequentare luoghi dove c'erano assembramenti, salvo le feste di paese.

In realtà è la seconda volta che abbiamo i biglietti. L'altra volta era il 2008, 2 biglietti da 80 euro l'uno acquistati con tre mesi di anticipo e quel giorno Angelica cade e si rompe un braccino. Passo la giornata in ospedale, in serata ci ricoverano in vista dell'intervento del giorno dopo, che poi non si farà. La mattina il primario di chirurgia, viste le radiografie, ci manda a casa dicendo che le ossa dei bimbi sono eccezionali, e se non é un grosso danno, si rinsaldano completamente da sole perché in crescita. Andiamo a casa, felici, solo con la fasciatura ma intanto il concerto era perso.

Stiamo per entrare,Tribuna Monte Mario, é la prima volta che metto piede allo Stadio Olimpico.

Gli accessi e le scalinate sono vasti, immersi nel verde, nemmeno San Siro é così bello, tocca ammetterlo. "Ehi, questa é Roma, mica stàmo a giocà" Senti senti l’orgoglio del natio della capitale che fuoriesce … “e perché a Milano noi giochiamo?”  dico un po' piccata. "San Siro come stadio é ultra bello, al di là di bello coi suoi tre anelli!" E mi ritorna in mente il concerto di Venditti visto proprio là.

Ora avanziamo lentamente e ho tempo di guardare gli sconosciuti che ho attorno; la passione per Vasco è trasversale, ci sono persone che le più diverse non potrebbero essere, e mentre la fila scorre ai tornelli per la lettura ottica del biglietto, sentiamo già i cori all’interno. 

Arrivati in Tribuna è davvero uno spettacolo: si sente che siamo circa 60.000 nello stadio abbagliato di luci, flash e bengala accesi. Le persone si fanno sentire, sono impazienti, vogliono che il concerto cominci e i cori si levano al ritmo della risacca, sembrano onde, ma di un altro tipo di mare … ripetono Vasco Vasco, olé olé olé come alle partite di calcio. Il palco è sotto di noi, altissimo, una palazzina di almeno dieci piani, tre maxischermi sopra e a lato, altri due sulle colonne, e quando la musica incomincia è un boato.

Entra in scena cantando, non parla molto col suo pubblico Vasco, vuole solo connettersi e lascia che le canzoni urlate da ogni singolo individuo arrivino direttamente, ovunque vogliano arrivare. “Siamo persone con una stessa sensibilità e un’identica affinità elettiva”  dirà in seguito; chissà se la seconda parte della frase viene compresa, ma che importa, l’energia qui abbonda e per stasera basta quella.

“Ciao Roma, ben trovati!” e ricomincia.

Dove siamo noi l’acustica è scadente per non dire orribile. Ci spostiamo più a lato, dove arriva la brezza della sera.
Lo spettacolo emozionante è il parterre di braccia alzate, mentre le luci al laser ruotano e corrono raggiungendo ogni angolo dello stadio e fasci di luce verde acido, viola e giallo scuro si illuminano alternandosi; i getti di fuoco che si levano dal palco spostano calore sino a noi, i bassi arrivano al petto, lo stomaco batte al ritmo della batteria e Vasco sul palco è una formichina. Siamo così in alto!

In più occasioni la sua voce scompare, la voce e tutto l’impianto audio non si sentono sovrastate dal canto comune di Giocala, Siamo Soli, Gli spari sopra, Ti voglio Bene, Eh già, Albachiara, Ti prendo e ti porto via … Canta Sally  unplugged mentre suona la chitarra da un palchetto sopraelevato.

E che ve lo dico affà! E’ stata una grande festa.
Chiude presentando la band, chiamando i singoli componenti  il batterista della mia vita, la colonna portante, il lupo mannaro, Frankie goes to Hollywood, la chitarra innamorata, il gallo, tutankamon … e saluta Massimo, “Ciao Massimo, sei sempre con noi!”.
A noi ci congeda con “Siete belli, siete fantastici, avete un sacco di difetti ma almeno vi riconoscete” e anche qui, chissà se il messaggio è arrivato a destinazione.

Esce di scena mentre la band termina il pezzo.
Bella scelta quella di andarsene quando la musica sta ancora suonando … è quello che sta per fare anche con la sua carriera.

Ma c'é ancora tempo e domani l'Olimpico ha un altro appuntamento con lui.