Qualche volta aiuto la nonna a mangiare; si é ammalata di Alzaimer quattro anni fa.
Ciao Nonna, come va?
Bene. Ti vedo bene!
Ah si?
C’hai quella bella faccia … che mica sempre se po’ fa, Eh?!
E’ pronto, vedi? Sono venuta ad aiutarti (comincio ad imboccarla) Ecco Che bona!
Ti piace eh?
Bona!
C’è la zucchina, la carne …
Ti sembra niente ?
Ma l’hai fatta te?
No, l’ha cucinata Milena.
(boccone dopo boccone nonna mangia).
Bisogna avere pazienza, nonna …
La pazienza ce l’ho ma a volte la mi scappa!
Guarda che ce n’è ancora: non sei neanche a metà …
E mangiamo! Mangia anche te!
Io ho mangiato già.
E’ andata … la cosa …
Quale cosa?
La bottiglia. Mi fa stare bene.
Ho capito … tieni, bevi un po’. Senti, ma, ti va ancora? Ce l’hai ancora un po’ di fame?
Fame! Si! Si riprende.
Mazza quant’è bona. E l’altra, che mangia?
L’altra chi?
La tu suocera. (stavolta ci azzecca)
Si, si mangia anche lei.
Senti quant’è bona… Tu l’hai assaggiata?
Si nonna, ho mangiato.
Ma l’hai fatta te?
No, l’ha cucinata Milena.
Bona.
E quell’altro ragazzo ha detto: noi si fa diverso.
E allora pijatelo in del c …!
Nonna!!
E che devo fà?
Non si sa quando si parte noi, né quando si arriva!
E meno male, se no ci preoccupiamo, no? Cosa dici tu?
Eh si …
Abbiamo quasi finito … ma t’è bastato?
E me lo fo bastà: caz…! Non è vero?!
Ancora!! (rido) Ecco l’ultimo boccone.
Bono!
Nonna, un bel piattino di zucchine l’hai mangiato … magari un altro?
o un sorso d’acqua? … e abbiamo finito … tutto a posto? (non risponde)
Ora vado giù e torno tra un po’ … ok?
Si.
Mi so’ trovata bene co’ te!
Grazie nonna, sono io che mi trovo bene con te, anche se dici le parolacce.
Eh, le mi vengono!!
E c’hai ragione pure te …
Nonna Ede è toscana, ha 87 anni ed è nata a Le Valli, un meraviglioso paesino sulla cima di una collina dell’Appennino tosco-emiliano.
Per tutta la vita ha lavorato al servizio di una famiglia di origini nobili, prima come guardarobiera ("lavava stirava e rispondeva al telefono" per dirla a suo modo) e più in là come governante di uno dei membri della stessa famiglia, dove rimase – più per affetto che per necessità - sino a pochi anni prima di ammalarsi.
Era una donna infaticabile; rimasta vedova giovane con il bimbo molto piccolo (il papà di mio marito) ha sempre dovuto darsi molto da fare per riuscire a portare avanti casa e bambino.
E' sempre stata la prima ad alzarsi e non si riposava neanche la domenica: quando scendevamo alle nove c'era già la pasta fatta in casa stesa sul tavolo ad asciugare e come un cuoco esperto tagliava fettuccine finissime, riempiva ravioli di ricotta e spinaci, cappelletti con carni e spezie, oppure preparava la sua famosa teglia di lasagne al forno.
Quando nacque Lorenzo dava una mano anche a me: ramazzava il vialetto, mi aiutava a stirare, pranzavamo insieme e tornava a casa a piedi. Una volta le chiesi di tenere un po' Lorenzo in braccio, sulla poltrona, mentre terminavo due cose. Quando tornai di là si erano appisolati tutti e due, e lei lo teneva saldamente mentre dormiva ... una scena che ho impressa nella memoria.
Ci accorgemmo che qualcosa non andava in lei quando non riusciva più ad infilare la spina nella presa; progressivamente non riconobbe più la strada di casa e una sera di ritorno dalla messa non seppe orientarsi ed era come perduta a 100 metri dall'arrivo. Da li in poi, il declino. Il fisico continuava ad assisterla ma la mente cominciava a confondersi non sapendo più distinguere cose semplici come la forchetta e il cucchiaio, i giorni della settimana, le ore. Il momento peggiore era sul finire del giorno, quando il sole tramontava: si perdeva con lo sguardo a fissare chissà ché, cosa che fa ancora.
Dall’inizio dello scorso anno non mangia più da sola, non si tiene in piedi da sola, dorme rannicchiata come un bambino nella pancia della mamma; ogni tanto braccia e viso le prudono così forte da procurarsi delle lesioni. Passa le nottate e le giornate a trovare oggetti immaginari nascosti nel letto, a cercare vie di fuga per scendere dalla poltrona, ad osservare il colore della sua tuta di cotone o delle sue mani. A volte mi sembra un neonato.
In tutto questo ci sono anche momenti di grandi risate perché, avendo perso ogni freno inibitore, dice la verità esattamente come la pensa.
Ad esempio prova un odio profondo nei confronti della “vecchia” - che sarebbe poi lei stessa - la sua immagine riflessa nello specchio dietro la porta.
Ce l’ha parecchio con questa donna che non la saluta mai e se ne sta tutto il giorno in silenzio; lei gradirebbe un po' di conversazione ma questa niente: zitta. E a turno lamenta con tutti di quanto sia maleducata! “Quando s’arriva si saluta, no? ‘gnorante …”
“Nonna, com’è oggi la vecchia?” – “Brutta, l’è più brutta del solito”.
Ma la scena più divertente fu la seguente:
mia suocera entra nella stanza e nonna nota nello specchio l'immagine di un’altra persona.
“Milena, guarda! ... oltre alla vecchia oggi … c’è pure una zoccola!”
E mia suocera che aveva i capelli raccolti un po' indisordine: "Ah si? E com’è, com’é?" "Brutta! L’è brutta pure lei! Pare una strega …"
Nel frattempo entra mio suocero, le si affianca, e lei, di nuovo: "Zitta, zitta che dev'esse' arrivato pure ... un magnaccio! "
e poi girandosi verso il figlio e guardandolo per bene gli fa:
“ma lo sai che sto magnaccio … SE SOMIGLIA TUTTO A TE!”
Cara nonna, grazie, grazie di tutto.
Aggiornamento: Nonna Ede se n'é andata quest'anno, era l'agosto del 2013.