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di Valeria Ballarati

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Montefiolo, Casperia e il suo Presepe

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Se avete una domenica libera  vale la pena di visitare il paesino medioevale di Casperia, a circa 100 km da Roma, in provincia di Rieti.

Arriviamo in mattinata e dopo aver salutato la nostra amica Silvana visitiamo subito Montefiolo, ex convento benedettino, ora abitato dalle Suore di Priscilla, sul Monte dei Cappuccini a poca distanza dal paese.

La nostra guida d’eccezione é Suor Maria Bernarda, un metro e quaranta di suorina mite e dall’udito finissimo, che ci accompagna attraverso il labirinto di corridoi e stanze, facendoci visitare il chiostro e la grande chiesa dal coro ligneo dove è sepolto il fondatore dell’ordine. Ci illustra gli affreschi narrando la storia del luogo, del suo fondatore, delle attività  svolte all’interno; non è un monastero di clausura ma segue la regola di San Benedetto e oltre ad accogliere gruppi e singoli per gli esercizi spirituali e la preghiera, le Suore confezionano e riparano paramenti sacri destinati alla chiesa di Roma.

In effetti é luogo perfetto per meditare.

I monasteri sono luoghi incantevoli ma mettono un po' soggezione per quell'aria di austerità che si respira. In un cortiletto interno rivedo nell'aiola i fiori rosa a grappolo che mia nonna Regina amava tanto: non ne conosco il nome ma ricordo di averli visti sempre nei luoghi di culto, dalle suore, sembra sia un fiore antico.

La suora ci invita a mettere le firme sul registro delle presenze posto nella cappella di San Felice da Cantalice, una piccola stanza rimasta inalterata nel tempo. Vuole regalarci un souvenir della visita e ci lascia improvvisamente soli nei silenzio, ritornando a breve con alcune cartoline. In una é ritratta con le consorelle assieme al padre fondatore, Monsignor Giulio Belvederi:  lei c’era quando l’ordine si insediò nell'edificio.

La ringraziamo per l’ospitalità e mentre ci congeda dicendo che ci ricorderà nelle sue preghiere a Cristo, ci prega di fare altrettanto per la sua anima. Ma certo!

All'uscita diamo una lunga occhiata dalla balaustra che si affaccia sul campo di ulivi, e poi risaliamo in macchina per ritornare in paese dove parcheggiamo nella piazzetta sottostante.

Le antiche case sono costruite con pietra grigia e paiono saldamente ma comodamente adagiate sulla cima del promontorio che le ospita, al quale si accede dalla piazzetta del parcheggio. Si può accedere solo a piedi al centro dell’abitato, camminando per le viette e salendo le scalinate che conducono in cima. Contornato da tre cinte murarie offre una visuale unica sul paesaggio circostante, da qualsiasi angolazione lo si osservi; ne potrete godere man mano che salite, sbirciando qua e là tra gli archi, le strettoie, i vicoletti.
Cuore della Sabina è terra di  ulivi, lecci, querce e castagni, di campi d’erba verde e coltivazioni agricole ora a riposo, su di un territorio dolcemente collinare.

Arriviamo nella piazza centrale che é mezzogiorno: da poco é finita la messa e mentre le campane suonano, dal portone centrale della chiesa di San Giovanni escono gruppetti di bambini, madri e nonne che scendono con passo lento e sicuro i molti gradini delle scalinate.  Una Signora dai capelli argentati tiene per il guinzaglio il suo cagnolino e nell'osservare la simpatica bestiola noto le sue scarpette nere, tirate a lucido. E' un salto nel passato, alla mia infanzia, alla scatola di cartone contenente i lucidi da scarpa e le spazzole per pulirle, quando anche noi andavamo a messa col vestito della festa, e la mamma lucidava le nostre scarpine sino a farle diventare belle come queste che vedo.  

All’interno ci attende il sacrestano, il Signor Gianicola  Mariani.  Nel 1992, in un locale attiguo alla canonica  di Don Antero, ha cominciato a costruire un presepe,  completandolo dieci anni dopo, nel 2002. Il Presepe riproduce fedelmente il paese.

C’è la Piazza, la Via Mazzini, Via Massari, il Vicolo dell’Oratorio e Vicolo dei Gelsomini,  come era a suo tempo, quando c’era ancora il balcone, tolto da una recente ristrutturazione.
“Caro Sindaco, tu sarai anche il Sindaco di Casperia, ma sono io il Sindaco di qui!” ci dice divertito. “Ma, Signor Mariani, qual’ è la parte che le piace di più del suo Presepe?”
“Ma casa mia, naturalmente! Sapete, mentre lo creavo è nata anche una sorta d rivalità: <Se hai fatto casa del marchese, potevi anche fare casa mia!> E io rispondevo che non ero mica la Tecnocasa! So che sono bravissimo,  ma non ho fatto tutto da solo: le statuine del presepe sono napoletane, fatte in terracotta e dipinte a mano, in via San Gregorio Armeno  da Giuseppe Granata che ce le ha regalate. Invece la costruzione che riproduce gli scorci di Casperia è una mia creazione: l’ho fatta con il cartone cagliari, sapete, il materiale con cui si realizzano le copertine dei libri.”

Ci dicono che é molto visitato, anche dalle scolaresche; viene aperto al pubblico a dicembre nei giorni festivi e da Natale sino all’8 gennaio tutti i giorni dalle 15,30 alle 18,30.

E’ ora di pranzo e ci avviamo al ristorante, dove rimaniamo a chiacchierare sino al tardo pomeriggio.

Al tramonto il sole  rosso ed arancione sottolinea il profilo delle colline umbre, inonda di luce la campagna romana e le luci delle città sembrano  lucciole. E’ già ora di rientrare … era da qualche anno che desideravamo venirci:  la famiglia della nostra cara amica Silvana è originaria di qui, lei ci aveva spesso parlato di questo paese così particolare e in compagnia di suo nipote Marco abbiamo passato una piacevole domenica. Grazie!

Unica nota negativa (per quel che mi riguarda, come è noto) è che si tratta di un paese di cacciatori … la mattina, nella piazzetta, gruppi di uomini in abbigliamento maculato tipico stazionavano all’esterno del bar, nei pressi della pompa di benzina, forse di ritorno da una battuta di caccia ... In un posto così bello è un peccato. 

Nei boschi di qui sarebbe bello incontrare soltanto persone con cesti di funghi, di more e frutti di bosco anziché chi va in giro imbracciando il fucile per scovare e uccidere gli animali del bosco. Gli animali non sono cibo, sono amici e un giorno io credo ci arriveremo.

 www.casperia.com

 

 

 

Romanzo

La storia dell'uomo e
della scoperta
dei Fiori di Bach.

Booktrailer

Il Romanzo è alla 3° edizione. 


Parole per pensare

“L'attenzione è la forma più rara e più pura della generosità. A pochissimi spiriti è dato scoprire che le cose e gli esseri esistono."

Simone Weil, Corrispondenza, pag. 13

«Quanto siamo stanche io e te. Dovremmo riposarci un po’» dice Donatella a Beatrice mentre il Valium fa effetto sul lungomare di Viareggio all’imbrunire, è un dialogo che ti rimane dentro, come tutta La pazza gioia.

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«Quanto siamo stanche io e te. Dovremmo riposarci un po’» dice Donatella a Beatrice mentre il Valium fa effetto sul lungomare di Viareggio all’imbrunire, è un dialogo che ti rimane dentro, come tutta La pazza gioia.

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Fiori di Bach e Cartoons 15 Pimpi


 ASPEN

Se hai paura,

ma non sai bene di cosa