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di Valeria Ballarati

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Niente più cure ai malati terminali

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«La medicina moderna dà false speranze, ma la "cultura dell'eccesso" ha reso insostenibili i costi delle terapie»

 
Malati terminali: è giusto accanirsi?

MILANO - La medicina moderna dà ai malati terminali di cancro «false speranze» prescrivendo loro costosissime medicine quando non ci sono più speranze. È quanto sostengono, in un articolo pubblicato su Lancet Oncology, un gruppo di 37 esperti guidati dal professor Richard Sullivan del King's College di Londra.

«NO ALLA CULTURA DELL'ECCESSO» - Nel loro rapporto, frutto di 12 mesi di indagine e che in Gran Bretagna ha fatto molto scalpore, i medici sostengono che, in alcuni casi, ai malati terminali non dovrebbero essere prescritte nuove terapie non sperimentate ma solo cure palliative. I 37 medici affermano che una «cultura dell'eccesso» nei reparti oncologici ha reso i costi delle terapie anti-cancro insostenibili soprattutto alla luce di un progressivo aumento dei nuovi casi della malattia. «I dati dimostrano che una sostanziale percentuale delle spese per cure anti-cancro avvengono nelle ultime settimane e mesi di vita e che in larga percentuale dei casi queste cure non solo sono inutili ma anche contrarie agli obiettivi e alle preferenze di molti pazienti e famiglie se fossero state adeguatamente informate delle loro opzioni».

5 MILIARDI - Circa 12 milioni di persone ricevono ogni anno una diagnosi di cancro nel mondo e la cifra potrebbe salire a 27 milioni nel 2030. Secondo gli autori dello studio questa prospettiva fa sì che il mondo occidentale «si sta avvicinando a una crisi»: nella sola Gran Bretagna il costo delle terapie oncologiche è salito a oltre 5 miliardi di sterline da 2 miliardi nel 2002. (Fonte Ansa)

Fonte

 

Commento:

 

chissà se anche da noi sarebbe utile commissionare uno studio simile. Già, ma chi avrebbe interesse a farlo? 

Facciamoci però un'altra domanda, forse più esplicativa della prima: quante persone abbiamo conosciuto nella nostra vita che si sono ammalate di cancro?  Quante di loro sono vive oggi? 

Io ne ricordo ventuno:  Francesco, Angelo, Margherita, Carlo, lo zio Massimo, Giorgio, Gaetan, Joelle, René, Claudine, Cécile, Mario, Mariangela, Giuliano,  Luisella, Ilia, Gianmario, Carlo, Patrizia, la mamma di Gianna ed Alessandra.

Solo tre di loro sono ancora in vita, gli altri sono tutti morti entro due o tre anni, nonostante chemio, operazioni e cure varie.

Stando alla mia personale statistica la percentuale di sopravvivenza ad un cancro é bassissima.

Ha voglia il professor Tirelli a dire che "eventualmente si può guarire dalla malattia oncologica": dei miei conoscenti ed amici pochissimi sono guariti. 

Non é il dispiegamento di terapie a disturbarmi, figurarsi, sono a favore di una scelta personale della terapia - e dunque anche allopatica - se é il malato adeguatamente informato a deciderla; quello che mi urta é l'uso che la professione medica fa delle parole.

Perché l' "eventualmente" si gioca tutto sulla sofferenza fisica e psicologica di una persona malata, e della famiglia che lo ama, con ogni probabilità in assenza di speranze di sopravvivenza. Se uno ha una prospettiva di vita, allora è comprensibile che accetti di sottoporsi ad un periodo di sofferenza e di dolore. Altrimenti perché dovrebbe? 

E' ciò che dimostra anche lo studio, che é stato però fatto in un'altra ottica: quella di vedere quanto l'interventismo costava al Servizio Sanitario negli ultimi mesi di vita dei malati oncologici.

Le statistiche ufficiali parlano di altri dati.  Dati molto più confortanti.

Ma noi dobbiamo sempre verificare le informazioni di persona, prima di darle per buone.

Fate anche voi la vostra dolorosa statistica personale e vedete se si discosta dalla mia.

 

 

 

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