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di Valeria Ballarati

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Femminicidio alla ribalta in vista delle elezioni

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Mai come quest'anno si parla di femminicidio alla vigilia del 25 novembre, "giornata mondiale contro la violenza sulle donne" indetta dall'Onu nel 1999. Per fare solo un esempio, l'anno scorso le inziative erano scarse e con pochissimo eco sulla stampa, e sebbene i numeri fossero già consistenti, in pochi ci occupavamo delle donne uccise in casa. Quest'anno invece l'addensarsi di eventi, inziative, interventi, anche sulla stampa e in tv, ha catapultato il femminicidio al top dell'attualità - a partire dall'uso del termine stesso - coinvolgendo anche il mondo politico: un mondo che almeno fino a poco tempo fa sembrava indifferente a questa mattanza e che invece alla vigilia delle elezioni si è svegliato per non perdere l'occasione dell'ondata di indignazione riguardo a un problema su cui associazionismo e società civile lavorano da anni.

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Quest'anno il 25 Novembre lo festeggiamo

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Giornata contro la violenza sulle donne: quest’anno il 25 novembre lo festeggiamo
di Lorella Zanardo |

Esco ora da un dibattito sulla violenza alle donne in consiglio regionale a Firenze e sono piena di progetti positivi e di ottimismo.

Primo: tra il foltissimo pubblico c’erano molte ragazze e molti ragazzi. Un 17enne ha preso la parola: sicuro, per nulla imbarazzato ci ha spiegato che questo problema lo riguarda e a scuola, Il Machiavelli, ci lavorano, discutono, sviscerano le problematiche sottese.

Secondo: Con me al tavolo dei relatori Riccardo Iacona che con piglio concreto ha presentato il suo libro “Se questi sono gli uomini”. E’ importantissimo che gli uomini comincino a parlare del tema del femminicidio, non per sentirsi in colpa ma al contrario, per iniziare un proficuo dialogo tra i generi, senza il quale non andremo da nessuna parte.

Terzo Punto: Moltissime le Associazioni Femministe e le Case che si occupano di proteggere le donne che hanno presentato dati e analisi. Uno su tutti: i fondi scarseggiano e con fermezza vanno tutelati poiché sono l’unico modo per finanziare la possibilità di rinascita di donne soggette a violenze. Le Case, spesso in località protette, permettono loro di iniziare una nuova vita.

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La mia lettera a uno sconosciuto

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Caro sconosciuto,

che un sabato pomeriggio di 39 anni fa hai raggirato la mia esistenza.

Donna. Da subito. Meglio femmina, come appellativo. O per lo meno trattata come tale. Cosi mi sono sentita quel sabato pomeriggio, a 11 anni.

La mamma mi accompagna alla fermata dell’autobus per la mia prima corsa da sola, dall’altra parte della città mi aspetta la zia, sempre alla fermata. Un test, un’avventura nuova. 1972 a Parma, città di provincia. Capelli legati, trecce credo, pantaloni cuciti dalla vicina, come nei paesi, maglietta con Susanna, quella del formaggino, una borsetta a tracolla bordeaux con le frange, in piedi, attaccata al tubo verticale guardo fuori, un po’ agitata ma contenta. Poi la tua mano maschile avvolge la mia (piccola mano, sempre stata minuta da bimba), la vedo ancora adesso. Mi paralizzo, non sfilo la mia, non oso girarmi per guardare a chi appartiene, penso che non te ne sei accorto. Poi buio, solo caldo, sudore e paura. L’autobus viaggia, si ferma, riparte, riesco solo a guardarmi intorno per capire se qualcuno si è accorto della tua mano che avvolge la mia, no, nessuno. Ennesima fermata, la tua mano (finalmente) si stacca, mi giro e ti guardo: trent’anni, un po’ di barba, occhi chiari, in un attimo sei sceso, sei scomparso. Buio. Non mi ricordo più nulla di quella giornata, so solo che non lo racconto a nessuno. L’episodio scompare dalla memoria per riaffiorare dopo anni quando le molestie da parte di altri sconosciuti sono diventate pesanti e ho cominciato a ragionare su quello che hanno edificato dentro di me. (...)

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Se questi sono gli uomini

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È «una tragedia nazionale», scrive Riccardo Iacona. Non una sequenza di casi di cronaca isolati. Non è soltanto la vicenda di Vanessa Scialfa, strangolata con il cavo del lettore dvd in un appartamento di Enna; e neanche quella di Antonia Bianco, trafitta da uno spillone puntato al cuore in una strada di San Giuliano Milanese.

È una storia che ci riguarda tutti, perché parla degli italiani, del malinteso senso dell’onore, dell’incapacità di gestire e riconoscere la violenza, della desolazione del Sud e delle periferie, del maschilismo e dei silenzi che ancora regolano i rapporti tra le donne e gli uomini: Se questi sono gli uomini . L’ultimo lavoro del giornalista Rai (in televisione con Presadiretta), Riccardo Iacona, in libreria dall’11 ottobre per Chiarelettere (272 pagine, 14 euro) è un viaggio attraverso la penisola per “accendere la luce”, portare all’attenzione di tutto il Paese abusi e maltrattamenti che quotidianamente si nascondono nel buio delle case italiane. Solo a metà del 2012 – sottolinea il libro -, sono più di 80 le donne uccise in Italia dai loro compagni. 137 nel 2011. Una ogni tre giorni.

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Parliamo di violenza sulle donne

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La giornata per ricordare la violenza sulle donne ha generato quest'anno moltissimi contributi per me significativi: tante persone ne hanno parlato, descritto le loro esperienze, discusso come arginare un fenomeno particolarmente orribile nel nostro Paese. Una attenzione confortante. Finalmente.

Ecco perché questa settimana parlarò solo di noi, donne, attraverso alcuni degli articoli letti questi giorni.

Penso sia importante fare un eco attorno alle parole udite, il segnale di un inizio di cambiamento.

 

 

 


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