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di Valeria Ballarati

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Integrali di nome ma non di fatto

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Pane, cracker, pasta: integrali di nome ma non di fatto. “E doppiamente dannosi”

La maggior parte degli elementi venduti come integrali in realtà non lo sono. E certamente non sono salutari. Da anni la legge permette questi prodotti ingannevoli e, per giunta, più costosi di altri.

Uno dei fondamenti della prevenzione alimentare dalle “malattie del benessere”, secondo molti nutrizionisti, consiste nell’evitare gli alimenti raffinati industrialmente, soprattutto quelli fatti con farina 00. Come scrive Michael Pollan, questa farina è il primo alimento industriale della storia.

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In nome delle banche: il debito odioso

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Le sofferenze dei greci in nome delle banche.

La Grecia è in ginocchio: dopo tre anni di terapia intensiva per curare l’eccesso di debito pubblico, il reddito nazionale è crollato del 12 per cento, la disoccupazione ha superato il 20, la protesta dilaga e il governo di coalizione è in pezzi. Eppure, l’Europa non è soddisfatta e chiede ulteriore rigore.

I tempi stringono: i 130 miliardi della rata di prestito concesso dal Fondo monetario e dalle istituzioni europee sono indispensabili per le necessità correnti e soprattutto per pagare gli interessi in scadenza la settimana prossima (15 miliardi). Il Parlamento greco dovrebbe votare questa sera le nuove misure imposte dai creditori. E’ probabile che alla fine Papademos ottenga i voti necessari, ma non per questo la situazione sarà risolta.

Il fatto è che il problema fondamentale, quello dell’insolvenza dello Stato greco, continua ad essere affrontato in modo improprio e questo soprattutto per proteggere gli interessi delle banche internazionali e delle stesse banche centrali, Bce in testa. Il debito greco, che ha superato il 170 per cento del Pil (era il 106 cinque anni fa), non può essere ragionevolmente rimborsato e dunque i creditori devono accettare un taglio. Ma per compiere questo apparentemente ragionevole passo si sono costruiti non uno, ma tre pasticci.

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Whitney Houston ciao

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Negli anni in cui ebbe grande successo cinematografico, televisivo, di critica e di voce, io l'ascoltavo. Era la star, una voce e una donna bellissima, come del resto lo era sua zia Dionne.

La canzone che più ricordo - non una canzone bensì una poesia - imparata a memoria e mai più scordata, cominciava con "I believe the children are our future" e se vi va di riascoltarla insieme ho tradotto il testo più sotto così che possiate capire il perché.

Si chiama The Greatest Love of All.

Ciao Whitney Houston.

 

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Osteria del Vaticano

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In alcune redazioni molto supponenti e poco sportive, quando un altro giornale trova una notizia in esclusiva (“scoop”), invece di riprenderla per farla conoscere ai propri lettori citando la fonte, si fa come la volpe con l’uva (voce del verbo “rosicare”). Si va a caccia di qualcuno che smentisca per dire: “La notizia è falsa. Del resto, se fosse vera, la sapremmo anche noi, anzi l’avremmo saputa per primi”. L’altra sera, appena Santoro e Ruotolo hanno preannunciato lo scoop di Marco Lillo, i rosiconi si sono messi subito all’opera. La loro speranza era che il documento pubblicato dal Fatto fosse falso. Purtroppo padre Lombardi ha confermato che è autentico, anche se contiene “farneticazioni che non vanno prese sul serio”. Ma allora perché far leggere al Papa farneticazioni da non prendere sul serio? Per fargli uno scherzo? Forse perché il mittente è un cardinale e riferisce le parole di un altro cardinale. Se ci sono cardinali farneticanti, forse è il caso di pensionarli. In ogni caso, per quel che riguarda il Fatto, una volta confermata l’autenticità del documento, nessun’altra “smentita” è possibile.

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Crozza "copione" e il gregge di Saviano

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Anche la tv, nel suo piccolo, sa porre grandi questioni, non facili da decifrare. Primo problema: si copia o non si copia? Il caso Crozza è un caso di scuola: secondo alcuni il cosiddetto «popolo del Web» avrebbe smascherato Maurizio Crozza, reo di aver furbescamente attinto le battute della sua ultima copertina di «Ballarò» direttamente da Twitter, «rubando» qua e là battute divertenti. Secondo il deputato Pd ed ex presentatore tv Andrea Sarubbi, Crozza «avrebbe fatto spesa proletaria su Twitter». Secondo altri Twitter è come il bar: uno passa, sente una battuta e la fa sua, «perché una buona parte delle battute comiche - ha scritto Michele Serra - è "res nullius", come i pesci del mare».

Il problema è questo: come mai il «popolo del Web» (esecrabile espressione), che ogni giorno si lamenta perché il copyright, a suo dire, danneggia la circolazione delle idee e della conoscenza (insomma, vorrebbe scaricare tutto gratis: film, libri, canzoni, articoli), s'indigna così clamorosamente appena si accorge che uno «ruba» una battuta dal Web?

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