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di Valeria Ballarati

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In Germania 1 giovane su 5 ignora Auschwitz

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Berlino, 25 gennaio 2012 - Un giovane tedesco su cinque (21%) di età compresa tra 18 e 29 anni ignora cosa sia stato Auschwitz. Lo rivela un sondaggio del settimanale Stern in occasione della Giornata della Memoria, che si celebra venerdì e che coincide con la liberazione del campo di sterminio nazista da parte dell’Armata Rossa. Anche sull’ubicazione del lager le conoscenze di molti tedeschi sono lacunose: il 31% non sa che si trova in Polonia.

Dal sondaggio emerge anche che il 43% non ha mai visitato uno dei luoghi in cui venne compiuto l’Olocausto, con la percentuale che sale al 46% tra i tedeschi dell’ovest, mentre solo un tedesco dell’est su quattro (27%) non si e’ mai recato di persona in uno di questi luoghi dell’orrore.

Se nel 1994 una maggioranza del 53% riteneva che fosse ormai giunto il momento di chiudere definitivamente i conti con il capitolo più oscuro della storia tedesca, a volerlo oggi è solo il 40%, con il 56% che ritiene necessario mantenere vivo questo ricordo.

Quasi due terzi dei tedeschi (65%) affermano poi che la Germania a causa del suo passato non ha responsabilità verso altri popoli, con il 31% che manifesta un’opinione opposta.

Fonte

Ascolta Hava Nagila nella versione di André Rieu

 

 

Giacomo Ciaccio Montalto: un esempio da non dimenticare

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Non perdetevi questo articolo, e la storia di questo viso.

Il magistrato Mario D'Angelo ricorda il collega ucciso dalla mafia il 25 gennaio 1983

 
Il magistrato Giacomo Ciaccio Montalto "Giacomo" era figlio di siciliani, ma non era nato in Sicilia ma a Milano dove allora suo padre Enrico, pure Lui magistrato di grande spessore tecnico e di eccezionale rettitudine, che fu presidente di sezione della cassazione, al tempo della nascita di Giacomo lavorava, ed era siciliano nell’anima e in tutto il suo essere.

Amava profondamente questa terra e tutto ciò che di positivo vi si trova pur avendo piena consapevolezza che senza l’affrancazione dal giogo della mafia e dalle incrostazioni di tanti poteri più o meno occulti non sarebbe stata mai possibile una vera rinascita.
Ebbe rapporti molto stretti con Giovanni Falcone, nati negli anni del comune lavoro a Trapani sino al 1978, e ne fu ispiratore perché, almeno nel primo periodo di attività professionale, Giovanni, che a Trapani negli anni conclusivi della sua permanenza aveva svolto soprattutto funzioni civili, riconoscendo la specializzazione penalistica di Giacomo, ricorreva frequentemente ai suoi consigli.

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Il mio amante

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E ora parlerò del mio amante, che rimarrà senza nome.
Perché a 49 anni sa fare il rumore di cinque diversi tipi
di camion che cambiano le marce in salita.
Perché a volte lo fa sulle scale del posto dove lavora.
Perché poi si vergogna quando gli altri lo sentono.
Perché sa anche imitare almeno tre tipi diversi di treni.
Perché questi includono: la metropolitana di Londra,
il treno a vapore e il trenino elettrico
delle Ferrovie Meridionali. (...)

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I poeti lavorano di notte

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I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.


Alda Merini, Testamento
a cura di Giovanni Raboni
Crocetti Editore 1988

 

 

Gli artigiani che fanno grande il cinema italiano

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Roma
Il veliero di Gangs of New York «solidamente ancorato ai binari di ferro» della piscina di Cinecittà, la mongolfiera del Barone di Munchausen identica all’originale fatto «con la biancheria intima delle signore del 700», la biblioteca in legno di quercia del Nome della rosa, i gioielli imponenti di Medea , le parrucche colossali di Maria Antonietta . Dietro l’estro registico, le visioni fantasiose, le ricostruzioni stupefacenti, c’è l’esercito delle mani, le mani degli artigiani di Cinecittà, un popolo invisibile e glorioso, neanche citato nei titoli di coda dei film, composto spesso da dinastie familiari che si sono tramandate il sapere, ma anche i segreti, le manie, le pretese dei nomi più celebri del grande schermo: «Qual è la differenza tra artigiano e artista? - s’interroga il premio Oscar Dante Ferretti, che ieri per Hugo ha ricevuto la sua decima nomination -. Sempre arte è». Per la prima volta un documentario di 50 minuti, Handmade , ideato da Laura Delli Colli e da Guido Torlonia che firma la regia, prodotto per la Enormous films da Luchino Visconti di Modrone, con il sostegno di Vuitton, in occasione dell’inaugurazione della maison romana, celebra una categoria che frequenta ben poco le notti delle stelle e i festival internazionali.

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